“Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita”

Ambiente e società sono interconnessi e possono essere  riferimento etico importante per far germogliare virtuosi circuiti sociali ed economici nell’orizzonte della fraternità universale.Il presente è sempre più globale, con le sue sfide e con le sue tensioni, chiede di condividere il momento creativo per avviare nuovi processi sui sentieri ardui ma entusiasmanti del bene comune.In  questi anni di allargamento della cultura e delle responsabilità attiva, si è diffusa una forte attenzione ai temi della crescita sostenibile perché non sia soltanto economica, ma anche sociale ed ambientale.C’è un convincimento diffuso, promuovere una crescita inclusiva che mantenga la sua connotazione sociale e solidale, che sappia superare le disuguaglianze per garantire le necessità attuali senza compromettere quelle delle generazioni future.Scienza e sviluppo tecnologico hanno generato un’incondizionata fiducia verso una disponibilità illimitata dei beni ambientali. La gravità della situazione oggi è tale che le ragioni della produzione e gli interessi economici non possono sfuggire alle norme etiche fondamentali, il rispetto della vita, la dignità della persona umana, i mondi vitali della prossimità e della cura. I problemi della salvaguardia dell’ambiente, le diseguaglianze sociali e la perdita di senso nelle relazioni interpersonali, esigono un grande sforzo educativo per rinnovati stili di vita personali e sociali, ma anche per una nuova gestione delle risorse attraverso una solidarietà tra i paesi in via di sviluppo e le economie più avanzate. La questione ecologica è un problema strutturale delle società di mercato e dei consumi, e non può essere relegata al ruolo di richiamo esterno ma ad una “visione integrale” della persona e delle sue attività. Senza questa prospettiva  tutti i progetti sulla salvaguardia del pianeta si riveleranno inefficaci, perché si concentreranno sui sintomi e non sulle loro cause. Anche le soluzioni dovranno essere integrali, coinvolgendo produzione e capitale naturale, armonizzando i vari saperi per un umanesimo aperto alla trascendenza e alla fraternità universale. In questa ottica si apriranno le strade per riequilibrare  l’architettura dei rapporti tra produzione, trasformazione, distribuzione, accordi commerciali, e filiere alimentari per una sostenibilità non solo economica ma anche sociale e ambientale.Per questo motivo viene chiesto da più parti il riconoscimento dei valori ambientali e sociali che l’agricoltura promuove, e una nuova comprensione della “missio” dell’agricoltore che ha la radice nella cura per i molti servizi che rende alla terra e alla società, e non soltanto per i prodotti che immette sul mercato.Molte sono le professioni “verdi” figlie di un’agricoltura che si sta allontanando dall’indifferenziato a favore del distintivo delle sue produzioni, guadagnando capacità negoziali e valore reputazionale nel sistema delle relazioni agro-industriali. Numerose sono le buone pratiche generate da iniziative congiunte attraverso sistemi integrati agricolo-industriali che stanno generando opportunità economiche e benefici per l’ambiente e la società. Sono leve per la creazione di valore e un’efficace risposta imprenditoriale agli squilibri provocati dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento e dalle emissioni nel processo produttivo.  Sono anche una risposta di politica industriale, veicolando opportunità di integrazione con iniziative di sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo, mettendo a disposizione strumenti e risorse per   colture con tecniche avanzate e ridotto impatto sull’ecosistema locale.Sinergie che danno forma e concretezza ad un’agricoltura in accordo con la natura, che favoriscono obiettivi condivisi di politica agricola e agroalimentare, maturati dalla saldatura dei protagonisti della produzione, della trasformazione e della distribuzione, che avvicinano i cittadini consumatori non solo alla qualità del prodotto agricolo, ma anche al suo valore e alla sua eticità con i suoi effetti sociali ed ambientali. È un modello agricolo alternativo a quello intensivo che spinge a colture uniformi e standardizzate, e può diventare scrigno di  valori che hanno accompagnato generazioni di agricoltori e allevatori coniugando i luoghi del vivere con quel del produrre.