Il nostro rapporto con l’altro: la teologia dell’ospitalità

Un libro per ripensare il nostro rapporto con l’altro, sia dal punto di vista etico-antropologico che biblico-ecclesiale. Questo è l’obiettivo di Teologia dell’ospitalità, edito da Queriniana, a cura del prof. Marco Zeno Dal Corso, docente presso l’Istituto di Studi Ecumenici “S. Bernardino” di Venezia. Il volume verrà presentato nel ricreatorio parrocchiale di Fogliano Redipuglia il 12 gennaio 2020 alle 16.00 da uno degli autori, padre Stefano Cavalli, preside dell’ISE “S. Bernardino”, appartenente alla Provincia di S. Antonio dei Frati Minori, e da Elisa Battistella, docente di Religione Cattolica nella nostra diocesi, che ha da poco conseguito il master in dialogo interreligioso presso l’istituto veneziano. A moderare l’incontro sarà Mauro Ungaro, direttore di Voce Isontina e dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali. Inserito all’interno delle iniziative legate al Mese della Pace, che si concluderà il prossimo 25 gennaio presso la parrocchia dei SS. Nicolò e Paolo a Monfalcone, l’evento è organizzato dalla parrocchia di S. Elisabetta e dall’Azione Cattolica Diocesana.Teologia dell’ospitalità è il frutto del lavoro triennale di docenti, pastori, teologi e laici che operano all’interno dell’ISE “San Bernardino”, indagando l’ospitalità come categoria teologica, capace di rispondere alle diverse sfide del nostro tempo. Fra gli autori del testo compaiono, oltre al prof. Dal Corso e a padre Cavalli, Claudio Monge, Carmine Di Sante, Francesco Capretti, Placido Sgroi, Guido Dotti, Faustino Teixeira, Suzana Macedo e Brunetto Salvarani. Ciascuno offre una diversa prospettiva sul tema, da quella antropologica a quella filosofica, passando per quella biblico-teologica, per coglierne tutte le sfaccettature.Infatti, sono numerose le ragioni per le quali oggi è necessario un approccio ospitale. Anzitutto, nella società sempre più plurale e globalizzata in cui viviamo, l’incontro con l’altro è ineludibile. Se è vero che, negli ultimi tempi, questo confronto ha generato reazioni di chiusura, un atteggiamento ospitale può favorire un ripensamento della nostra identità, vedendola come una scelta, inserita in un processo dinamico. Grazie alla consapevolezza di essere anzitutto ospiti, è possibile vedere la vita come un dono e non un possesso, rispondendo all’appello dell’altro alla nostra responsabilità nei suoi confronti, con un’opzione preferenziale per i più poveri e per il creato.Accanto a queste istanze antropologiche ed etiche, il volume evidenzia come, dal punto di vista scritturistico, questo paradigma sia utile per comprendere la Rivelazione divina. Infatti, come sottolinea Carmine Di Sante, possiamo considerare la Bibbia “un immenso e straordinario trattato di ospitalità”, a partire dall’Esodo, in cui il popolo ebraico fa esperienza della gratuità divina, fino ad arrivare a Gesù Cristo, che rivela il volto (ospitale) di Dio.Anche per quanto riguarda il dialogo interreligioso questa categoria si dimostra feconda e strategica. Se per lungo tempo ha prevalso una logica esclusivista nel rapporto con le altre fedi, oggi – tramite il confronto con l’altro – ci rendiamo conto che la realtà di Dio non si può “ingabbiare” in un’unica esperienza religiosa. Per questo, secondo Claudio Monge, è necessario un ripensamento dal punto di vista teologico, vedendo le diverse fedi come terre di frontiera, che rimandano a un Altro che le supera. In particolare, per i cristiani “è la relazione con Gesù che dischiude nuovi orizzonti di dialogo e di confronto sulla verità dell’uomo e di Dio, nella complessità del tempo multi-religioso”.Infine, Brunetto Salvarani evidenzia come sia necessaria una nuova teologia pubblica, capace di giocare un ruolo da protagonista nell’odierna società plurale.Fin dai primi secoli, infatti, il cristianesimo è stato capace di confrontarsi con ambienti “ostili”, per uscirne arricchito. Perciò, solo se sarà capace di “abitare la fragilità” del nostro tempo ed educare all’alterità, la teologia sarà una presenza significativa nell’attuale mondo globalizzato.In sintesi, l’ospitalità come paradigma cambia sia il rapporto fra le persone che fra le religioni, invitando a rivedere le proprie categorie sull’identità e su Dio, per abitare la Terra in modo da coglierne la dimensione mistica e sacramentale.