Teatro di figura… anche per gli over!
24 Gennaio 2020
Chi lo ha detto che il Teatro di Figura è prettamente dedicato ai più piccoli? Da qualche anno, l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, il Comune di Gorizia e il CTA – Centro Teatro Animazione di Gorizia, hanno pensato ad una stagione che potesse aprire un ponte fra questo tipo di teatro e gli adulti; il risultato è Puppet d’inverno, tre appuntamenti imperdibili con spettacoli che vedono protagonisti marionette e uomini. Se ad aprire la Stagione è stato Mimmo Cuticchio, vero e proprio incantatore ed esperto “cuntastorie” (forse l’ultimo rimasto) con Il Cunto, il secondo appuntamento sarà dedicato a una produzione che è riuscita a sorprendere la critica, conquistando diversi premi e candidature: La Classe di Fabiana Iacozzilli, di scena sabato 25 gennaio, al Kulturni Center Bratu¬ di Gorizia alle ore 20.45. La Classe è un “docupuppets per marionette e uomini” che indaga su cosa ciascuno di noi sia in grado di diventare, partendo da esperienze negative vissute nell’infanzia. Un progetto che parte da un’esigenza personale fortissima della regista e che vuole stimolare una riflessione sul senso profondo del ricordo. Uno spettacolo che dal suo debutto ad oggi ha ottenuto una ricca carrellata di candidature, premi e riconoscimenti: vincitore del bando di residenze interregionali CURA 2018; finalista ai Teatri del Sacro 2017, finalista al Premio per le arti sceniche Dante Cappelletti 2018 e finalista, come spettacolo dell’anno, miglior regia e progetto sonoro, ai Premi Ubu 2019.
La tramaUna regista e i suoi ex compagni di classe di scuola elementare all’Istituto delle Suore della Carità di Roma, rivivono e portano sul palcoscenico gli episodi più significativi da loro vissuti tra i 6 e i 10 anni. I bambini sono interpretati da marionette e i protagonisti adulti assistono a questa rappresentazione in bilico tra “La classe morte” di Kantor e i “Cannibali” di Tabori.La regista Fabiana Iacozzilli pesca a piene mani nella propria biografia, riesumando fatti e persone di trent’anni fa; rimette insieme i fili della memoria e ripercorre, anche grazie a interviste fatte ai suoi ex compagni di classe, vicende, paure, ansie e timori suscitati da Suor Lidia (interpretata da un paio di mani e una luce), maestra severa in grado di tenere a bada intere generazioni di bambini con un’educazione estremamente rigorosa. Ricordi/pezzi di legno, bambini ridotti a marionette, impotenti e manipolati come oggetti, si muovono su tavolacci in bilico fra banchi di scuola e tavoli operatori. Il terrore cala quando arriva Suor Lidia. Intorno il silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e di compagni che respirano. E rumori di gessi che si consumano scrivendo dettati alla lavagna. Ricordi e timori. Un lavoro che nasce per raccontare e che alla fine si fa raccontare; che nasce dalla paura e sfocia in vocazione perché, per la legge dell’assurdo, sarà però proprio suor Lidia a orientare Fabiana verso il suo futuro nel teatro.
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