Da oggetto di divisione a luogo di preghiera
29 Gennaio 2020
Quattro anni sono passati da quando, nel 2016, suor Donatella Lessio, suora francescana elisabettiana, ha dedicato una parte del suo tempo accettando di collegarsi in diretta skype da Betlemme durante l’Incontro fraterno davanti al Presepe, per presentare l’unico centro pediatrico della Cisgiordania che accoglie e cura bambini ebrei, cristiani e musulmani: il Caritas Baby Hospital.Fu l’Arcivescovo Carlo, durante il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa nel 2014, a visitare il Caritas Baby Hospital di Betlemme e a voler far conoscere la realtà di quell’Ospedale Pediatrico alle diocesi di Gorizia e Capodistria, che ben conoscono le difficoltà di un confine che ha innalzato barriere fisiche, psicologiche e spirituali. Così, i francescani secolari di Gorizia e Nova Gorica, hanno realizzato l’Incontro nel Duomo di Gorizia il 10 gennaio 2016 insieme a suor Donatella che espresse, allora, il desiderio di vedere il confine che non c’è più. Sabato 18 gennaio, suor Donatella, ha potuto realizzare quel desiderio e vedere ciò che resta di quel confine: una linea tra i suoi piedi, poggiati uno su territorio italiano e l’altro su territorio sloveno. E, commossa, s’è sentita cittadina del Mondo,Ai francescani italiani e sloveni che, insieme ai fedeli delle due diocesi, si sono incontrati davanti al Presepe nella chiesa dei Cappuccini, suor Donatella ha raccontato le emozioni suscitate in lei nel vedere il cippo che demarcava il confine di Stato fino al 30 aprile 2004 sostituito con una piastra collocata al centro del mosaico in Piazza Transalpina. Grazie alla traduzione di Kristina, tutti possono ascoltare il racconto che suor Donatella fa della sua protesta pacifica, che si è ripetuta ogni venerdì, negli anni in cui è stata responsabile della formazione del personale del Caritas Baby Hospital.Dal 2004 al 2018, insieme alle consorelle, ai pellegrini cristiani e, talvolta, anche ai fedeli di altre religioni, ha trasformato il muro che divide Israele dalla Cisgiordania in un muro di preghiera. Mentre il premier israeliano, Benjamin Netanyahu moltiplicava gli insediamenti ebraici nei territori palestinesi, aggravando il clima di tensione, suor Donatella sceglieva l’arma del Rosario affinchè Gerusalemme e Betlemme potessero orientare il loro futuro e divenire segno di pace. “Muro significa sofferenza”. Per la prima volta, queste parole, vengono pronunciate da suor Donatella a due popoli che hanno vissuto la dolorosa esperienza della divisione.E, mentre ascolta le testimonianze di Giulia Paglavec della fraternità francescana di Gorizia, e di Marjan Scuka e Lojze Podbersic, della fraternità francescana di Nova Gorica, suor Donatella chiede con forza il dono dello Spirito Santo e la grazia della fede nel Dio dell’impossibile. Grazie a Salvo e Pietro che si sono occupati di tutta la parte tecnica con attenzione alla visibilità ed all’audio e grazie a Mosè che ha realizzato il montaggio delle riprese e dei sottotitoli, il grande popolo unito davanti al Presepe, ha potuto conoscere due, tre piccoli piccoli pezzi di storia. Pezzi di muro che diventano pezzi di ponte. Giulia, il 15 settembre 1947, aveva 7 anni. Lojze e Marjan avevano, rispettivamente, 9 e 8 anni. Erano solo bambini. Come bambini sono i pazienti fino a 14 anni accolti nei quattro reparti di pediatria, neonatologia e terapia intensiva, al Caritas Baby Hospital. Se c’è bisogno di un’intervento, è necessario raggiungere l’Ospedale di Gerusalemme, là dove c’è la sala chirurgica, con l’ambulanza palestinese, prima, e quella israeliana, dopo. E davanti al muro che non è mai facile da superare, a volte, finisce vita di chi non ce la fa.Come bambini erano Giulia, Lojze e Marjan quando, con le loro famiglie, davanti al muro tra Gorizia e Nova Gorica, 70 anni fa, si amavano in silenzio attraverso la rete e il filo spinato, con un po’ di pane e latte sui gradini della via Crucis che da via della Cappella arriva al Monastero della Kostanjevica… Oggi mentre i due popoli italiano e sloveno sono riuniti per la 13^ edizione di questo Incontro, i bambini del Coro Voci Bianche di Podnanos, diretti da Vida Fabecic, e i cantori della Corale Fogolar di Corno di Rosazzo, diretta da Evaristo Casonato, rendono gloria allo stesso Dio nella celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Carlo. “Questo Incontro possa essere espressione dell’universalità della salvezza portata da Gesù” è l’augurio che Riccardo Friede, rappresentante dell’Associazione Aiuto Bambini Betlemme, il ramo italiano dell’Associazione Kinderhilfe Betlehem, che sostiene il Caritas Baby Hospital, fa a Gorizia e Nova Gorica.Raffaella e Stanko, ministri delle due Fraternità, ringraziano tutti per la generosità dimostrata. I frati annunciano che quanto raccolto durante la Messa, verrà devoluto in beneficenza unitamente a quanto donato dai fedeli al Caritas Baby Hospital. La somma totale è di 1513,28 euro. A tutti viene consegnato una stella d’ulivo di Beltlemme raffigurante il Presepe come segno di quella pace che Dio, disarmandosi in un neonato, è venuto a portare a tutti gli uomini.
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