Quando l’Attems fu accolto dallo sparo dei mortaretti
4 Febbraio 2020
Istituita l’arcidiocesi di Gorizia nel 1751, il primo arcivescovo Carlo Michele d’Attems iniziò subito a visitare le parrocchie dell’allora vasto e complesso territorio della diocesi goriziana, ereda del Patriarcato di Aquileia. Già dal 1750, nella sua veste di vicario apostolico (verrà nominato arcivescovo di Gorizia il 18 aprile 1752), Attems si era messo in viaggio per conoscere le realtà delle parrocchie partendo da Gorizia. Su questo fronte pastorale intenso fu il suo impegno tanto che dal 1750 al 1767 visitò almeno tre volte tutte le parrocchie dal Tirolo alla Stiria, dal Friuli alla Drava. Poi fu costretto a rallentare la sua attività per problemi di salute.A Cormons l’arcivescovo Attems giunse per la prima volta la mattina del 9 aprile 1753, intrno alle 10, proveniente da Medea accolto dallo “scoppio di mortaretti e suono delle campane” e con ampio seguito di clero e popolo raggiunse la parrocchiale di Sant’Adalberto, che non era quella attuale, ma la precedente molto più piccola. Ma già c’era nel progetto della comunità la realizzazione di una nuova, l’attuale duomo, come si legge nei documenti ufficiali della visita di Attems: “Ecclesia porro antiqua, desiderat tamen comunitates aliam erigere”. Nella seconda visita che l’Attems compirà a Cormons il 17 maggio 1759 si annota che sono state costruite le nuova fondamenta e il nuovo Duomo comincia già a crescere tanto che c’è la speranza che venga completato in quattro anni per poi essere consacrato. Ci vorranno invece decenni tanto che la consacrazione avvenne il 9 ottobre 1822 a opera dell’arcivescovo Giuseppe Walland. Attems rimase a Cormons due giorni prima di prendere la strada per Mossa. Visitò tutte le chiese, incontrò i sacerdoti, i camerari e gli appartenente alla varie confraternite a iniziare da quella del Santissimo Sacramento e i rappresentanti della comunità. Sul fronte delle chiese allora ce ne erano alcune che oggi non esistono più come la chiesa di Sant’Antonio da Padova, che si trovava nell’attuale piazza Libertà, costruita “dalla famiglia dei baroni Delmestri”, di San Martino, di San Leonardo, di San Rocco, di San Nicola con annesso pio ospitale e le cappelle dell’Immacolata Concezione che si trovava nel cimitero che allora era ubicato accanto alla parrocchiale, e di San Michele Arcangelo in casa Nehaus.Molto tempo l’arcivescovo lo dedica ai colloqui con i sacerdoti residenti nel centro collinare. Nella relazione ufficiale ne sono elencarti 34. Ma di questi ben pochi erano curatori d’anime. C’era il parroco don Francesco Saverio Terzi, che fu il primo pievano nel 1733 a risiedere stabilmente a Cormons, il vicario curato Michele Zoppolatti, il cappellano Adalberto Tomasio e l’arcidiacono Saverio Del Mestri già un po’ avanti con gli anni. Gli altri erano cappellani di altre chiese come Giacomo Colombicchio a Borgnano don Giuseppe Zoppolatti cappellano della chiesa della Subida o Adalberto Olivo confessore delle Consorelle della Dottrina e carità cristiana che, fondate dalla cormonese Orsola de Grotta, avevano aperto un convento e stavano in quegli anni costruendo la chiesa di Santa Caterina (Rosa Mistica).Gli altri sacerdoti erano legati a cappelle domenicali, fondazioni o erano al servizio delle famiglie nobili. Vivevano o con rendite proprie o con i benefici legati al vari altari e cappelle in cambio di celebrazioni nell’arco di un anno di numero di Messe. Tra i benefici più importanti erano quelli legati alla chiesa della Beata Vergine del soccorso, di proprietà della famiglia Del Mestri che nominava anche il cappellano. L’arcivescovo Attems interroga uno per uno i sacerdoti per conoscere la situazione religiosa del paese e anche del comportamento del clero, ma su questo molti dei sacerdoti rispondono “Nihil notabile sciere” (niente di rilievo da dire). Sono alcuni rappresentanti della comunità – Cormons per gli Statuti comunali era retto da un Consiglio dei dodici che eleggeva ogni un anno un potestà anche se il potere effettivo era in mano a un giurisdicente – che sollevano alcune critiche su alcuni rappresentanti del clero. In particolare, interrogati sul comportamento del parroco affermano che “è amato, ma ancor più temuto. Raramente amministra i sacramenti, visita gli ammalati e assiste i moribondi. Annuncia il Verbo solo nelle catechesi, mai nelle prediche. Non è sollecito delle faccende della chiese e nel conquistare le anime dei parrocchiani, essendo amante assai de suoi agi”. Dalle loro testimonianze emerge che il popolo di Dio si comporta bene, anche se non mancano casi di concubinato, la presenza di una “pubblica meretrice” e di un’altra donna, una tale Leandra, che dà pubblico scandalo e “travia due giovani fanciulle convincendole ad abbandonare le madri”. Oppure la situazione dei coniugi Vecchi che “vivono male, insultandosi a vicenda per ogni cosa”.In paese, al momento della visita dell’Attems, ci sono tre ordini religiosi: i Cappuccini, i Domenicani e le Consorelle della Dottrina e carità cristiana. Dei primi due, non giuridicamente di stretta competenza del vescovo, nella relazione non si fa parola; sulle suore si può leggere invece quanto ha dichiarato il loro confessore don Olivo. Emerge un quadro positivo: “Sono assidue nell’ educazione della gioventù e convivono stabilmente in accordo”. Confermano poi ogni anno il voto di castità in occasione della festa di Santa Caterina e giunte all’età di 40 anni possono, con il permesso della Superiora, emettere il voto di castità perpetuo. Altri obblighi non hanno che quello dell’obbedienza alla loro regola. Il cappellano di Borgnano don Colombicchio, facendosi portavoce dei malumori della gente del paese che da decenni è in diatriba con la chiesa matrice, sottolinea all’arcivescovo l’inadeguatezza della chiesa di Santa Fosca, che è piccola e insufficiente e si trova “su un erto colle e la strada di accesso è ardua per vecchi e infermi”. Chiede poi la somministrazione dei sacramenti, fino allora di competenza solo della pieve di Cormons. Attems coglie le esigenze dei borgnanesi, erige la cappellania (1766) e sostiene che sia fatta una chiesa più ampia in zona pianeggiante e che siano concessi i sacramenti. Su queste concessioni negli anni successivi, come conferma un lungo carteggio, si aprirà un braccio di fretto tra l’arcivescovo e il parroco de Terzi, molto restio a concedere quanto promesso agli abitanti della frazione.Al termine della visita pastorale l’Attems dà alcune raccomandazione tra le quali che “vi sia un ordine nelle Messe dei giorni festivi”, che il clero effettui ogni settimana una riunione e che “sia proibito ai proprietari delle cripte sotterranee di lasciar seppellire a piacimento altri corpi”.
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