“Lasciamo il mondo migliore di come l’abbiamo trovato!”

Quanto migliore sarebbe l’Umanità se ogni uomo pensasse con la propria testa e non con quella degli altri! È osservazione quotidiana e facilmente constatabile… Attraverso la pratica della vita l’uomo impara a diventare generoso, la sua diventa capacità di donare perché la sua non è una carità pelosa che soppesa il proprio tornaconto, ma è sincera e disinteressata”. Parole che Giovanni Marassi trasmette a un gruppetto di giovani, tra i quali il ventunenne Giovanni Fragiacomo che le annota sui fogli dove trascrive le “chiaccherate di bivacco”. L’incontro si svolge nei primi giorni di ottobre 1943. Il 25 luglio era caduto il fascismo e dopo l’8 settembre le truppe del Reich avevano occupato anche Monfalcone ponendola sotto l’amministrazione diretta della Germania. Marassi aveva un sogno: far rinascere lo scoutismo a Monfalcone. Aveva contribuito alla sua fondazione nei primi anni Venti con le prime promesse, alla Marcelliana, il 27 gennaio 1924. Il fascismo aveva costretto lo scoutismo italiano all’autoscioglimento nel 1927. Marassi, come altri giovani scout, entrarono nell’Azione Cattolica o nell’Associazione caritativa San Vincenzo de’ Paoli. Caduto il fascismo Giovanni Marassi si riattiva e cerca giovani disposti a diventare scout, futuri capi. A questo periodo, che prelude alla rinascita dello scoutismo monfalconese dopo la seconda guerra mondiale, è stato dedicato il colloquio (nella foto) con Giovanni Fragiacomo (Nino), lucido testimone di quei fatti, nell’incontro organizzato la sera del 27 gennaio scorso in occasione del 96° anniversario dalle prime promesse scout a Monfalcone. La comunità degli adulti scout aderenti al Masci e all’Associazione Volontari per i Giovani e lo Scoutismo, assieme ad alcuni attuali capi, si è prima riunita nella cappella francescana alla Marcelliana per la celebrazione eucaristica presieduta da don Marco Zaina con don Flavio Zanetti e l’assistenza del diacono Paolo Zuccon. Si è affermata così la continuità della promessa scout vissuta nella comunione con l’intera chiesa locale ed universale. Nel successivo incontro alla Casa della Gioventù, introdotto dal presidente AVGS Guido Berti, si è voluto riflettere sugli anni in cui il fascismo aveva tentato di annullare lo scoutismo italiano portando all’autoscioglimento dell’ASCI. Due filmati, proposti da Paolo Buzzulini, hanno ricordato i tempi delle “Aquile randagie”, quando in Lombardia riuscirono a vivere la loro esperienza in una pericolosa clandestinità, contribuendo anche alla salvezza di almeno duemila persone minacciate dal nazismo. “Qui da noi – ha ricordato poi Nino Fragiacomo – non c’erano aquile randagie”. Erano “tempi davvero difficili” con situazioni e geografie diverse da quelle lombarde, ma in quello scorcio di tempo tra la caduta del fascismo ed il febbraio 1944, la casa di Marassi a Vermegliano, la canonica di don Nando in via Romana, l’abitazione di Giovanni Perazzi in Androna del Falco a Monfalcone furono i luoghi in cui “quei setto o otto ragazzi, nessuno dei quali era scout, si preparavano a diventarlo”, seguendo l’insegnamento di Giovanni Marassi.Per dire del clima in cui gli incontri si svolgevano, Nino racconta: “ogni volta che noi si arrivava, la mamma di Giovanni si metteva a piangere terrorizzata. Erano tempi di paura”. In effetti erano i tempi dello scontro feroce tra il nazifascismo e la resistenza che entrava nel tessuto della vita quotidiana e aveva in sé anche i germi dell’ormai prossimo e fratricida confronto/scontro tra chi vedeva il futuro con la stella rossa dello stato comunista jugoslavo e chi voleva la democrazia in una libera Italia. Tempi che a Monfalcone hanno lasciato cicatrici profonde. Eppure, in quei tempi di forti contrapposizioni, Marassi parlava ai suoi giovani amici dello scoutismo e della sua legge: lo scout, scrive Nino negli appunti del novembre 1943, “non penserà solo di non avere nemici; ma cercherà anche di avere amici; non importa l’idea o il partito perchè sa che ad un certo momento può avere bisogno di chiunque e può aiutare chiunque. Soprattutto, amico significa rispettare gli altri e le loro idee; sentirsi alla pari con tutti, senza alterigia o diaframmi creati da posizioni sociali eccetera…”. E mentre queste parole passavano dalla bocca di Marassi agli appunti di Nino, le strade erano pattugliate dall’esercito tedesco, qualcuno spariva da casa, altri salivano nei boschi del Carso o delle Prealpi. Gli appunti di Nino terminano “Mercoledì 16 -2 – 1944 perchè – ricorda – era incominciato il coprifuoco e incominciavano i primi bombardamenti, per cui si è detto: è pericoloso trovarsi, ci ritroveremo a fine guerra”. Alla testimonianza di Nino Fragiacomo si sono aggiunti i ricordi di Mimmo Zanolla e di Gianni Raspar sul periodo della fine della guerra e l’inizio del ritorno dello scoutismo a Monfalcone. A Nino, che percorre il 98° anno di vita, abbiamo poi chiesto quale insegnamento viene a noi dalla sua esperienza: “ogni momento della vita rappresenta situazioni diverse e come uomini, ma soprattutto come cristiani – ha concluso Nino – dobbiamo sentirci inseriti nella realtà che stiamo vivendo… dobbiamo darci da fare per, come dice lo scoutismo, lasciare il mondo un puo’ migliore di quello che abbiamo trovato”.