Il goriziano Vittorio Peri, “cristiano ed europeo”
20 Febbraio 2020
La “Gorizianità” – tema di attualità e anche di grande divisione, perché incompreso e confuso con aspirazioni a grandezze ed frivolezze postnobiliari – è stato al centro della riflessione e del confronto attraverso la personalità di Vittorio Peri, in occasione della presentazione -nella collana dei “Percorsi di storia e sociale del Goriziano”- di una sintesi degli scritti dello studioso goriziano trapiantato a Roma e per il quale, giustamente, è stato ribadito il titolo di “cristiano europeo”.Si può chiamare in modo di verso: “spirito di Gorizia, Geist von Gôrz, mitteleuropa e ancora altro di così coinvolgente e profondo; essere goriziani.La “gorizianità”, testimoniata dal personaggio onorato degnamente a dodici anni dalla scomparsa, non è più una definizione e tantomeno una ideologia: è la vita, il vissuto concreto e solido, assunto con la nascita e le educazione ricevuta in questa terra, aperto all’universalità della cultura e della storia, ed appunto testimoniato a trecento sessanta gradi. Sempre. Fa capolino dagli studi e dagli scritti di una vicenda personale, profondamente intrecciata con le origini goriziane, sempre riconosciute e celebrate attraverso riflessioni e pensieri di straordinaria densità.Vittorio Peri, appartenente ad una famiglia goriziana -che si era dovuta tagliare una lettera dalla violenza fascista – rappresenta bene la gorizianità, di chi non solo si sente appartenente ad un territorio ed una patria, che non solo non rinnega le molte altre che la storia e le vicende gli hanno attribuito; allo stesso tempo si sente cittadino dell’Europa e del mondo, assumendo come centrale quella dimensione universale che lo libera da ogni provincialismo decadente e localistico.La raccolta dei testi – opera dell’ intelligenza intuitiva e appassionata della prof. Liliana Ferrari e del prof. Marco Grusovin – del goriziano lettore alla biblioteca vaticana, storico e ricercatore, conferenziere e specialista dell’ecumenismo insieme con la storia, la politica e la vita – ha trovato nel prof. Sergio Tavano e nel prof. Paolo Vian – due lettori ed interpreti che hanno consentito ai presenti – venticinque persone – di delibare il pensiero e le tesi, soprattutto la straordinaria mole della sua cultura e di conoscere nei particolari la potenzialità della “poetica” di Peri, cioè del suo pensiero e della sua visione.Sono venuti alla luce i tratti di una personalità poliedrica che riteneva la lingua materna il modo privilegiato del rapporto con Dio e della preghiera; conosceva le lingue, moderne e non, potendo così parlare con i popoli del bacino mediterraneo nelle questioni della storia delle liturgia e dell’ecumenismo, “specialità” nella quale si sentiva riconosciuto in quanto esprimente di una volontà di comunione non banale, sempre alla ricerca di una unità sostanziale, spirituale prima di tutto e civile, umana.La pubblicazione, oltre ad offrire una panoramica della straordinaria produzione di Vittorio Peri, si sofferma su alcune perle che egli ha dedicato nel tempo a Gorizia, alla sua lingua madre, ad Aquileia, alla storia del Patriarcato e di Gorizia, alla cultura mettileuropea della città e del territorio: in uno splendido crescendo e che merita tutta la considerazione proprio per cogliere e capire il senso vero dell’essere goriziani e della gorizianitàI due relatori – presentati dal prof. Ivan Portelli, presidente dell’Istituto di storia sociale e religiosa, presente anche una delle figlie dello scomparso – hanno tratto innumerevoli spunti anche in riferimento all’attualità; soprattutto, sono stati concordi a leggere insieme la lezione che viene da una esistenza e da una cultura, dalla calda umanità di un uomo che giustamente è stato riconosciuto “cristiano ed europeo”, goriziano appunto. La pregevole iniziativa dell’Istituto resta un punto indispensabile per leggere le personalità che hanno fatto della gorizianità un modo di essere ed anche un prontuario per ripresentare, alla attendibilità del futuro che la reclama, i caratteri unici e singolari di un modo di essere di vivere, di una vera e propria civiltà.
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