Una casa temporanea ma piena di calore… anche grazie all’8xmille

C’è una realtà a Gorizia, proprio al confine – non confine con la Slovenia, che da decenni ospita studenti e lavoratori precari nel loro periodo di residenza in città, offrendo non solo un alloggio, ma anche e soprattutto calore umano. Si tratta della Casa per ferie – Pensionato studentesco delle Suore della Provvidenza, situata in via Vittorio Veneto, proprio lungo la vecchia linea di confine, che recentemente è stata assegnataria di uno dei fondi 8per mille della Chiesa Cattolica, il prezioso strumento che consente annualmente di sostenere i tanti progetti rivolti all’aiuto delle fasce più deboli e a chi spende la vita al loro fianco.Abbiamo incontrato telefonicamente la responsabile del servizio, una delle sei Suore della Provvidenza presenti alla struttura, che preferisce rimanere anonima. Certo, in molti la riconosceranno, ma lei desidera che “siano le nostre opere e il nostro servizio a parlare”.

Madre, la Casa per ferie – Pensionato studentesco ha una storia che inizia lontano nel tempo…Esattamente. La nostra casa risale al 1962, anno importante perché celebrava il primo centenario di approvazione delle regole delle Suore della Provvidenza, con decreto del 7 agosto del 1862.Fu costruita come Scuola per Infermieri professionali, che già era presente in città dal 1931 ma era ospitata nella sede delle Suore della Provvidenza al Nazareno. Per quasi 40 anni si è poi continuata, nella nuova sede, la formazione infermieristica. La scuola venne riconosciuta a livello nazionale ed internazionale per la seria formazione di qualità che veniva impartita. Terminò la sua attività nel 1997 a seguito di alcuni cambiamenti legislativi.Con la chiusura della Scuola, la finalità dell’opera subì un cambiamento: venne richiesta e ottenuta dal comune di Gorizia l’autorizzazione per l’utilizzo della struttura come casa per ferie e pensionato studentesco, funzione che ricopre ancora oggi.

Che tipologia di ospiti accoglie la casa?Gli ospiti si trovano qui per vari motivi. Alcuni sono studenti, ma sono al momento la parte minore; la maggioranza degli utenti attualmente presenti sono insegnanti precari, principalmente dal sud (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia), che si trovano a doversi trasferire al nord senza un punto di riferimento. Purtroppo il precariato dura anche diversi anni e queste persone vivono un vero disagio, hanno l’incognita ad ogni inizio anno scolastico del luogo dove verranno indirizzate e dove dovranno ricominciare. Vivono un costante allontanamento dalla famiglia, con il rischio di trovarsi fortemente demotivate.Altra categoria di ospiti è quella degli operatori sanitari ed infermieri professionali a breve termine che, a causa dell’insicurezza del lavoro, con contratti appunto brevi e senza la certezza di un rinnovo, non riescono a trovare un alloggio poiché non possono dare garanzia per il pagamento di un affitto.Altri ospiti sono rappresentati, in maniera più sporadica, da persone che, per svariati motivi, sono in cerca di una casa nuova. Alcuni di loro sono uomini e donne separati, ancora non molti, in cerca di un posto dove poter ricominciare. Al momento ci sono una quarantina di persone, tutte con alle spalle dei problemi di precariato, che purtroppo fa sentire loro un grave senso di instabilità.

Cosa offrite come struttura a queste persone?Offriamo loro alloggio, prima colazione, un angolo cottura comune autogestito, la lavanderia.Ci sono poi degli ambienti comuni come la biblioteca, dei soggiorni, spazi ricreativi, il giardino. Tutte le stanze hanno una connessione ad internet e vengono anche messe a disposizione delle biciclette.Si va poi oltre alla “mera” ricettività. A tutti loro offriamo accoglienza, ascolto, carità, comprensione, disponibilità, e attenzione alla persona, lungo tutto l’arco della giornata.

Anche se le persone si fermano per un periodo limitato di tempo, si creano con voi dei rapporti di amicizia?Sì, i rapporti che si instaurano sono molto belli e spesso duraturi. Abbiamo avuto, negli anni, persone che si sono fermate solo qualche mese, ma anche altre che si sono fermate per molto più tempo, anni, e oggi continuano di tanto in tano a fare una telefonata o a scriverci per sapere come stiamo e come procede.I rapporti si sono formati grazie all’ascolto: è questo che fa la differenza. Molte volte queste persone hanno davvero bisogno di essere ascoltate, di raccontare i loro timori e le loro preoccupazioni.

Quante persone operano alla struttura?Siamo 6 suore, tutte ormai di una certa età, più tre persone esterne. Si lavora davvero dalla mattina alla sera. C’è anche qualche volontario che viene ad aiutarci per piccole opere di manutenzione; sarebbe bello instaurare qualche collaborazione con dei gruppi di volontariato che si sentano in linea con il nostro servizio e alla solidarietà, per poter dare un proseguimento a questa istituzione.

Recentemente siete state assegnatarie attraverso l’Arcidiocesi di Gorizia di uno dei fondi 8xmille della Cei. Come verrà impiegato il contributo?Dall’8xmille abbiamo ricevuto un contributo di 5.000 euro, che intendiamo riversare per venire incontro alle esigenze di queste persone che ospitiamo, che sono tante e sono in grosse difficoltà economiche date appunto dalla loro precarietà lavorativa.Cerchiamo di poterle aiutare, pur nel nostro piccolo, in tutti i modi, anche se il destino della struttura in questo momento è molto incerto. Vorremmo certamente potesse continuare, ma non nascondo che le problematiche economiche in questo momento per noi ci sono.Desidereremmo un futuro migliore per questa struttura, ci abbiamo provato in mille modi, ma le difficoltà sono tante. Vediamo che in questa zona di Gorizia sarebbe importante mantenere una struttura di questo tipo, ma ci sentiamo poco supportate nel nostro lavoro dalle istituzioni locali.