Tutti sulla stessa barca
1 Aprile 2020
Mi manca in effetti lo scandire del tempo liturgico, le via crucis, l’incontro con la comunità, il susseguirsi delle domeniche che vissute in casa con la santa messa in televisione non hanno lo stesso sapore di quella comunitaria. Siamo già arrivati alla Domenica delle Palme, inizio della settimana santa, ma se questo periodo storico del covid19 ci sta togliendo la possibilità di viverla insieme, ci fa anche capire quanto siano importanti e belle le possibilità che la vita ogni giorno ci offre e che noi spesso lasciamo che ci scivolino addosso classificandole a volte come banali e scontate. Le immagini del televisore scorrono impietose sulle tante situazioni dolorose che si verificano in questi giorni non lontano da tutti noi, forse perché più di altre volte ci toccano da vicino siamo più attenti a quanto sta succedendo e non passano inosservate come in tanti casi quando immagini di guerra, di immigrazione, di povertà, di dolore, erano così distanti da noi e fra un piatto di pasta o una minestra erano relegate all’ineluttabilità delle cose e dimenticate. Adesso il problema è veramente alla nostra porta e non è facile far finta di niente, adesso siamo costretti a pensare che tutti siamo sulla stessa barca e nessuno è esente dal rischio di contrarre la malattia. Il pensiero va a tutte le persone ammalate, alle conseguenze di contrarre questo virus, la più brutta delle quali è la solitudine, l’allontanamento dagli affetti, l’impossibilità di poter andare a visitare la persona cara, il rischio della morte, rimanere soli come ammalati ma anche la solitudine di chi aspetta a casa un ritorno che, come avvenuto purtroppo in tantissimi casi non è avvenuti; si sente dire: così all’improvviso… sembrava una banale influenza. Che angoscia, quale paura, per e fra le persone care c’è questo grandissimo timore; ho paura di perderti, ho paura che ti possa ammalare, ho paura di questo momento. Il pensiero corre a Gesù, Lui queste cose le ha provate tutte, tutte quante, specialmente nell’avvicinarsi della sua ora, quanta angoscia, quanta solitudine nell’orto degli ulivi.Credo che diversi di noi si siano chiesti perché Gesù nel momento dell’arresto non sia scappato come in genere facciamo tutti davanti ad un pericolo così grande e con la paura più presente che mai. La stessa domanda me la faccio oggi difronte al comportamento di tante persone che ogni giorno messi davanti al pericolo di contrarre la malattia non scappano. È solo professionalità? Senso del dovere? Mi sono dato questa risposta. Se ogni mio interesse è concentrato sulla mia persona ed è soltanto quest’ultima l’unica cosa che conta, allora la devo tutelare a tutti i costi, avrò una paura folle che possa capitarmi qualsiasi cosa, di perdere le cose che possiedo, di non poter avere sempre lo stesso tenore di vita, di non godere dei privilegi che mi sono conquistato. Se invece è il mio prossimo il bene più importante per me, la preoccupazione del suo benessere mi assorbe a tal punto che non ho neanche il tempo di aver paura. La solidarietà e l’amore per i fratelli vince ogni reticenza, andiamo fuori da noi stessi per andare incontro all’altro con coraggio, ci mettiamo a servizio pur rischiando la cosa più importante che abbiamo la vita. Non riesco a vedere una mamma che nel momento del bisogno del figlio preferisce imbellettarsi piuttosto che guardare a lui, anche se dovesse dare tutta se stessa, tutto quello che ha, come ha fatto Gesù e come vediamo fare oggi, a sua imitazione, tante persone che con amore e per amore offrono e vivono per i fratelli nel bisogno. Caritas Diocesana di Gorizia aveva programmato già all’inizio dell’anno pastorale un concorso per le scuole superiori e incontrando gli studenti con i suoi operatori, ha cercato di farli riflettere sul grande valore della solidarietà, sul profondo rispetto e attenzione che dobbiamo avere l’uno nei confronti dell’altro e verso il creato che ci è stato donato da Dio. È importante saper riconoscere che, anche noi, come creature, avendone cura non facciamo altro che tutelare noi stessi e di come l’attenzione al fratello nella solidarietà salvi in effetti entrambi perché è quest’ultima la vera ricchezza che ogni comunità umana può possedere. Abbiamo cercato di far riflettere con il “Calendario di Avvento” i bambini di prima comunione, sulla vita di Zaccheo, di come sia cambiata dopo l’incontro con Gesù e sia poi diventata solidale nei confronti dei poveri. Ricominciato il nostro percorso nelle scuole superiori dopo la pausa natalizia siamo stati interrotti da questa pandemia che tutti mette alla prova. Non ci siamo però fermati, abbiamo potenziato la nostra possibilità di accoglienza. È importante immedesimarsi nel fratello che ha bisogno, che è lontano da casa, che non ha affetti, che non ha un letto e un tetto, che non ha da mangiare. Se pensiamo a queste persone e al fatto che anche noi possiamo trovarci nella stessa condizione, si può avere veramente la sensazione che manchi il respiro. Con l’aiuto di tutti i volontari Caritas e dei parroci che non finiremo mai di ringraziare, l’attenzione agli ultimi prosegue sempre anche in questi momenti difficili, con i Centri di Ascolto che sono sempre attivi e attenti nelle parrocchie, con i responsabili degli Empori della Solidarietà che tanto fanno per far arrivare il necessario agli utenti con la distribuzione delle borse spesa come avviene anche in tante Parrocchie e comunità diocesane che non smettono di lavorare e riescono a far sentire la carità presente anche in questo difficile momento per tutti. Caritas diocesana ha aperto due centri diurni per ospitare i richiedenti asilo che non avrebbero avuto dove andare durante il giorno e si occupa in questo momento della mensa dei poveri e di dare pranzo e cena agli ospiti dei centri diurni sempre nello spirito di solidarietà e amore. In tutto questo come direttore mi sento di ringraziare per la vicinanza e sostegno il nostro vescovo Carlo e il nostro vicario don Stefano Goina ma soprattutto gli operatori dell’equipe che al di la dell’orario di lavoro sono sempre pronti e disponibili a dare il loro prezioso contributo. È una strana primavera questa del 2020, dal punto di vista della possibilità di viverla fuori di casa non ne abbiamo molta, ma poi l’abbiamo apprezzata veramente quando ne avevamo l’opportunità? Andiamo incontro alla Pasqua, primavera della vita. Siamo in un periodo buio questo è certo ma credo che la fine del tunnel o la visione finalmente della luce, non sia determinata soltanto dalla fine della pandemia covid 19, ma dalla capacità e desiderio di lasciar nascere dentro di noi la primavera di Cristo Risorto che ci mostra la strada per poter risorgere e vivere da risorti. L’augurio che ci facciamo è quello di saper lasciare da parte tutti quegli accessori inutili che ci siamo messi addosso in passato, di saper guardare veramente alle cose che contano, a ciò che amiamo, alla solidarietà, al bene, all’amore. La vita diventa più preziosa nel momento in cui abbiamo paura di perderla. Il proposito che desidero farmi è quello che non possa mai dimenticarmi di questo, di saperla spendere bene e di saper assaporare ogni istante che Dio mi offre. Buona settimana santa. Buona Pasqua di Risurrezione.
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