Prudenti, sino a quando il virus smetterà di convivere con noi
18 Giugno 2020
Alla fine di febbraio il Coronavirus arrivava ufficialmente in Italia con la scoperta del primo paziente positivo. Da lì a poche settimane il contagio si sarebbe diffuso a macchia d’olio, colpendo anche la nostra Regione. Avevamo allora intervistato la dottoressa Clara Bressan, pneumologa oggi in pensione, per sapere qualcosa di più e soprattutto di scientificamente fondato sul Covid 19.Dopo tre mesi ci siamo nuovamente sentiti con lei, per guardare al prossimo futuro e capire come non abbassare la guardia proprio ora.
Dottoressa Bressan, siamo ormai entrati nel pieno della riapertura con l’avvio della cosiddetta Fase 3, ancora però con tante domande a cui dare risposta. Quali secondo lei gli aspetti sui quali mantenere alta l’attenzione, per far sì che non venga “abbassata la guardia”? Quali accortezze avere, o meglio, mantenere? Uso il termine citato dal Ministero della Salute, in data 7 giugno, cioè “fluidità” della situazione epidemiologica in Italia. Si segnala la presenza di nuovi casi di infezione in “quasi tutta la penisola”, certo in numero molto ridotto e progressivamente in calo rispetto al passato, ma tale da costringerci alla costante personale prudenza. Dopo tanta confusione di pareri e contropareri da cui siamo stati mitragliati, tutti concordano sull’opportunità/necessità del distanziamento sociale, sull’uso della mascherina, sull’igiene individuale – la buona igiene delle mani -. Sino a quando? Non lo sappiamo, possiamo dire fino a quando il virus smetterà di convivere con noi. Queste misure, riducendo la sua trasmissione, ci fanno protagonisti.
Cosa possiamo attenderci dal futuro, magari guardando al prossimo inverno. Quali le preoccupazioni o i timori? Allo stesso tempo, cosa si sente di dire per, in qualche modo, tranquillizzare? Proprio ieri il Ministro della Salute ha comunicato di aver sottoscritto insieme a Germania, Francia ed Olanda un contratto con la multinazionale Astra – Zeneca per il futuro approvvigionamento di un vaccino anti Covid – 19 ora in fase di sperimentazione. Mi sembra una notizia bella su cui fare affidamento. Sappiamo che in molti paesi si tenta di progettare un vaccino, questa notizia lascia sperare che il fattore tempo ci possa essere favorevole. Previsioni su una spontanea riduzione di contagiosità e replicazione del virus nelle varie stagioni non hanno nessun fondamento scientifico, si basano sulle passate esperienze con i virus influenzali che nulla hanno da condividere con Coronavirus. In realtà così potrebbe anche essere, ma tutti ci siamo resi conto di essere totalmente ignoranti ed impreparati nei riguardi del virus.
Tra poco riapriranno in Friuli Venezia Giulia le attività ricreative quali cinema e soprattutto discoteche. Cosa si sente di dire, suggerire, ai più giovani che forse tendono a sentirsi un po’ “spavaldi” nei confronti del contagio?Difficile dare consigli a chi, per età, tende a non volerli. Nelle scorse giornate ho viaggiato in Italia sino all’Abruzzo. Ovunque alberghi, ristoranti e bar con evidente ansia di sanificazione… a volte forse esagerata. Il desiderio di socializzare però è così tangibile che ogni persona, se in gruppo, è attratta a ridurre le reciproche distanze. E’ successo anche a me. Anche gli affollamenti di ragazzi, rimasti lontani dai loro amici e compagni di studio e svago per mesi, ne sono un’espressione.Il suggerimento più accettabile è quello di stare all’esterno quanto più possibile. All’aria aperta la contagiosità si riduce. Così si riducono anche lunghe sedute di anestesia da tv e social.
Un ultimo consiglio infine per le persone più anziane, che purtroppo abbiamo visto molto colpite da questo virus.Questo è un argomento cui tengo, data anche la mia età. Più che consiglio, voglio solidarizzare con loro perché mai come in questa occasione sono stati emarginati.Mancata la socializzazione, nell’isolamento si sono sentiti bersaglio preferito del virus. Ci ricordiamo quante volte in fase iniziale di pandemia in tv abbiamo sentito dire con fine cinismo che l’infezione privilegiava loro, che morivano solo loro. Anzi, si parlò di “si salvi chi serve”, quando i posti in Rianimazione si esaurivano. Terribili poi le situazioni delle RSA.Ad un certo punto è balenata perfino l’ipotesi che gli si impedisse di uscire se di età superiore ai 65 anni, tanto lo facevano anche in altri Paesi. E loro bravissimi, ai supermercati, con mascherina e guanti, carrello al seguito… magari costretti dalla situazione ma tanto dignitosi e coraggiosi.A fronte di tanto cinismo, voglio ricordare l’attività di volontariato che proprio tanti giovani hanno offerto.Anche con pazienti lezioni ai nonni di buon uso del cellulare o del computer, per aiutarli a rompere l’isolamento.
Notizie Correlate