Un servizio a famiglie e ragazzi
29 Luglio 2020
Tutti abbiamo patito il periodo del lockdown, costretti a una chiusura “forzata” e a vivere le nostre giornate lontano dagli altri, dagli amici, dai propri cari. Tra coloro che, in silenzio, hanno forse più di tutti subito questa situazione sono i bambini e i giovanissimi, dall’oggi al domani rinchiusi per mesi in casa, senza i loro compagni di scuola, senza le attività pomeridiane. Ora finalmente, con l’avvio della Fase 3, è stata data la possibilità di riorganizzare le proposte dei centri estivi e quest’anno, proprio per andare a riempire con contenuti quel vuoto che si era creato, si è unita alle possibilità, sostenuta anche dall’8xmille, l’Associazione di Famiglie “La Ginestra”, Onlus della Caritas diocesana di Gorizia, con il centro estivo “L’Arte di Crescere”.Abbiamo raggiunto Patrizia Corazza, responsabile del servizio, e con lei abbiamo voluto comprendere quale sia la risposta dei più piccoli a questi cambiamenti in atto e, al contempo, quali siano i loro timori e bisogni.
Patrizia, per l’Associazione di famiglie “La Ginestra” questo è il primo centro estivo. Com’è sorto in voi il desiderio di questa nuova opportunità e, visto anche il momento particolare in cui viene proposta, da cosa è “animata”?L’idea è nata per dare continuità a quella che è l’attività del nostro servizio di doposcuola durante l’anno scolastico, perché ci siamo resi conto che durante l’estate molte famiglie non hanno, per diversi motivi, un supporto. Oltre a questo, abbiamo osservato che molti dei ragazzi che frequentano il doposcuola, nel periodo estivo non partecipano a nessuna attività organizzata, affrontando così mattinate e pomeriggi improduttivi. L’obiettivo alla base quindi è dare una risposta a queste necessità.
Poniamo un momento l’attenzione sugli animatori, che sono tra i “protagonisti” del centro estivo. Quali sono le loro preoccupazioni nell’affrontare questo compito? Immagino siano ragazzi e ragazze giovani, si sono forse confidati con voi su come hanno vissuto questi mesi, che sicuramente anche per loro hanno significato un allontanamento dai propri studi o attività, dalle amicizie e dai famigliari?I nostri animatori sono operatori specializzati, che hanno completato il loro percorso di studi o stanno per laurearsi. Con questa esperienza al centro estivo, hanno trovato la possibilità per un lavoro temporaneo, in attesa magari di fare ulteriori specializzazioni o di trovare un’occupazione. Ci sono ragazzi che si sono preparati come assistenti sociali, altri che hanno percorsi nelle Discipline dell’arte, musica e spettacolo, altri ancora della grafica…Tutti non vedevano l’ora di rimettersi in gioco, perché in questo periodo di chiusura anche loro sono stati “sospesi”: erano in mezzo alla nube, in attesa che qualcosa si schiarisse – un po’ come noi tutti -.Ora anche la loro vita e la progettualità del loro futuro sta finalmente, piano piano, riprendendo, sempre però con qualche incognita.
Da queste prime settimane di frequenza, come vedete svolgersi i rapporti tra animatori e ragazzi? È cambiato qualcosa? Come vedete anche i rapporti tra gli stessi bambini e ragazzini? Il lockdown ha mutato qualcosa tra loro?Il fatto di non poter manifestare le emozioni in maniera che sia anche fisica, è sicuramente un freno e genera imbarazzo, perché la voglia di abbracciare c’è; gli stessi operatori avrebbero voglia di tenerseli sottobraccio, di dare loro un abbraccio… L’assenza di fisicità è sicuramente una pregiudiziale nei rapporti.Si deve poi sempre ricordare ai piccoli che vanno lavate le mani, devono igienizzarsi, devono fare il triage al mattino… Però devo dire che i bambini e i ragazzi si adattano molto più degli adulti ai cambiamenti. Forse sono anche aiutati dal fatto che queste procedure sanitarie le abbiamo da subito poste in maniera giocosa, anche con delle vere e proprie animazioni da parte degli operatori.La cosa più complicata durante le attività, è non farli stare troppo vicini tra loro, soprattutto se si conoscono perché già amici. Devo dire però che basta ricordarglielo e lo accettano senza problemi, vedo tutti sempre contenti anche soltanto di poter vivere questi momenti insieme, dopo tutti i mesi passati distanti.Credo che poi che l’aspetto ludico, ricreativo e di fantasia che caratterizza il centro estivo, li aiuti a rilassarsi, perché non c’è forse quell’”ansia da prestazione” vissuta nell’ambito scolastico; si sentono a loro agio e tirano fuori aspetti diversi della loro personalità, compresa molta maturità.
Quest’anno si sono dovute mutare molte cose anche nelle attività da presentare ai ragazzi, per rispettare le normative sanitarie vigenti. Qui a “L’Arte di Crescere”, che proposte sono state selezionate e come vengono presentate per mantenere la sicurezza richiesta?Come attività, ragazzi e animatori svolgono insieme diverse proposte creative e manuali – ad esempio i bambini sono stati accompagnati nella realizzazione di un mascherina ciascuno -, tutte attività che hanno anche un aspetto didattico, per sensibilizzarli sulla situazione che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Ci sono poi laboratori di studio e approfondimento, come quello di Inglese ma, svolgendosi in un contesto extra – scolastico, è totalmente improntato sul gioco e sulla motricità. Prossimamente i ragazzi si dedicheranno ai graffiti, con l’accompagnamento di un’animatrice molto creativa.Accanto a questi momenti laboratoriali, c’è sempre dell’attività motoria, che si svolge insieme in gruppo ma distanziati: si sta insieme ma non c’è interazione fisica, si lavora singolarmente. Notiamo però che già questo basta loro, sono felicissimi di poter stare semplicemente assieme. Sono stati proposti giochi d’acqua, cacce al tesoro, balli hip – hop…Infine, verso gli ultimi giorni di luglio, ci apriremo anche a momenti dedicati allo svolgimento dei compagni delle vacanze e al ripasso delle materie.
Alcuni dei partecipanti alle attività sono ragazzi che avevate già avuto modo di conoscere dalle attività del doposcuola. Come li avete trovati dopo tutti questi mesi?In realtà il legame non si era mai spezzato del tutto. Va infatti detto che, con i due operatori che lavorano con noi durante l’anno scolastico, abbiamo continuato anche durante il lockdown, tramite Zoom e Meet, ad incontrare i ragazzi al pomeriggio. Da fine aprile abbiamo attivato una modalità che non era solo di aiuto compiti ma anche di ascolto, per capire come stavano vivendo il momento, quali difficoltà avevano nel seguire il programma scolastico… Abbiamo poi anche organizzato un vero e proprio supporto per i compiti, sempre con modalità online. È stato importante per loro, per non spezzare questo filo relazionale che si crea con Nonsolodoposcuola, ma anche per le famiglie, che non si sono sentite da sole.
E’ stato forse realizzato qualche supporto particolare anche alla genitorialità?La nostra psicologa è sempre stata a disposizione per le famiglie per dei colloqui telefonici in caso di necessità, proprio perché questa lunga permanenza in casa dei ragazzi e dell’intero nucleo familiare ha creato molte volte delle difficoltà di gestione. Inoltre, quando abbiamo ripreso l’attività da remoto, ovviamente prima ne abbiamo parlato con i genitori, che sono stati da subito contenti della proposta, anche perché molti di loro non sanno come aiutare questi ragazzi, perché a volte svantaggiati da una conoscenza della lingua molto basilare. Con la modalità della didattica a distanza, molti dei ragazzini che avevano già problemi, non sono riusciti ad avere miglioramenti, perché la modalità richiede maggiore attenzione da parte loro: è faticoso per gli insegnanti da dover gestire e allo stesso tempo è molto faticoso per gli studenti, soprattutto per chi ha qualche difficoltà in più dal momento che si deve essere molto più concentrati, ci possono essere più distrazioni e soprattutto perché si ha la possibilità di “interrompere” o “nascondere” la comunicazione (e qualcuno lo ha anche fatto…). Inoltre si presuppone che, soprattutto per gli studenti più piccoli, ci sia qualcuno “alle spalle” che segua e dia una mano per la corretta connessione e svolgimento della lezione. Quando la famiglia, per vari motivi, non ha questa possibilità, i ragazzi rimangono indietro. Questa modalità, purtroppo, ha creato ulteriori differenze rispetto a quelle che già c’erano. I genitori quindi erano contenti di poter avere un sostegno nel seguire il proseguimento dello studio individuale dei loro figli. La psicologa inoltre, come accennavo, si è sentita telefonicamente con alcuni genitori, in modalità singola. “L’anonimato” della telefonata ha permesso una conversazione un po’ più intima e alcuni hanno espresso fragilità che magari non erano emerse dal precedente lavoro in gruppo, svolto finché l’anno scolastico era proceduto normalmente.
A settembre, con la chiusura dei centri estivi, questi ragazzi torneranno a scuola. Da operatori, qual è il vostro pensiero per loro?Spero ci possa essere una maggiore elasticità nei programmi: il periodo che è stato perso… è perso. Più di qualcuno inizierà l’anno con grandi difficoltà; quello che mi auguro quindi è che ci sia la possibilità di essere meno rigidi sui programmi e più elastici su ciò che poi effettivamente può essere determinante per il proseguimento del percorso scolastico, focalizzandosi sulle cose fondamentali per procedere con l’anno scolastico, senza avere la preoccupazione di recuperare a tutti i costi tutto quello che è stato perso. Sarà un anno faticoso per chi ci lavora dentro, perché la scuola non possiede molti degli strumenti necessari, per cui la speranza è che vengano messi al più presto a disposizione.Selina Trevisan
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