Un percorso storico fra “Venezia e il Patriarcato”
6 Agosto 2020
Nel 1746 secolo per interessamento di Francesco Savorgnan, nel feudo di Belvedere, venne edificata una chiesa parrocchiale che venne consacrata dall’ultimo patriarca di Aquileia Daniele Dolfin nel luogo in cui sin dai tempi più antichi sorgeva una delle sei chiesette che fungevano da corona alla basilica di Sant’Eufemia a Grado.Un tempio che testimonia la profonda religiosità del territorio e che venne arricchito da opere artistiche di valore di grandi artisti del Settecento veneziano, tra cui le statue degli angeli dell’altar maggiore di Giovanni Maria Morlaiter e soprattutto la pala d’altare Madonna del Rosario con i santi Domenico, Giovanni Nepomuceno, Antonio abate, Sebastiano e Marco, considerata il capolavoro di Gianantonio Guardi. L’originale, conservato dall’Arcidiocesi, è ora visibile sino al 18 ottobre nella grande mostra “Venezia e il Pariarcato” che il Comune di Monfalcone e l’associazione Ponti d’Europa hanno realizzato alla galleria comunale per ricordare i 600 anni del dominio della Serenissima, con la collaborazione della soprintendenza e di molti prestatori privati. L’esposizione è stata inaugurata nelle scorse settimane alla presenza delle autorità cittadine e di don Stefano Goina, vicario episcopale dell’Arcidiocesi, in rappresentanza dell’Arcivescovo, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli. La preziosa pala è uno dei pezzi forti dell’esposizione che presenta 250 fra opere d’arte e libri antichi e che è stata curata per la parte artistica da Marino De Grassi, esperto e collezionista e per la documentazione storica da Lucio Gregoretti.Fra i vecchi documenti nella mostra realizzata nella città dei cantieri, sono esposti anche i vecchi statuti del 1400 di chiara matrice patriarcale che testimoniano come la vita comunitaria fosse orientata all’insegna dei valori religiosi, del rispetto reciproco e degli obblighi di solidarietà. Gli Statuti si aprono proprio con le disposizioni di ripudio della bestemmia e degli oltraggi verso la religione e proseguono con le norme che vietavano il lavoro nelle domeniche e nelle giornate festive, dilungandosi in una profonda esegesi biblica “quando il Salvator nostro non ci ha voluto disperdere di sopra terra come peccatori che non osservano i comandamenti”. Di domenica e nelle feste solenni “avanti la celebratione della prima messa” non si può neppure fare acquisiti o vendite pena la multa di 8 denari. Del resto, nelle feste di San Michele, San Giacomo e San Nicolò “con tre giorni per ciascuna di essa” e il sabato, giorno di mercato, era vietato anche fare pignoramento. Una mostra, quindi, da non perdere per riscoprire il senso storico e religioso delle nostre comunità e apprezzare opere dei grandi artisti compreso Canaletto, Tiepolo e Carlevarijs.
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