Storie di soldati dimenticati

È proseguita la ricerca da parte di un gruppo di studiosi di caduti in divisa austriaca appartenenti alla vecchia Contea di Gorizie e Gradisca,sepolti lungo quello che era il fronte carnico e di cui su queste pagine si è già data notizia per le precedenti tappe. Si è fatta tappa il 24 settembre  alla parte orientale della valle della Gail, dove i cimiteri militari sono ancora molti, tutti di ridotte imensioni e ben curati dalla Croce Nera, dei piccoli giardini. Diversamente dalla scelta di accentramento e monumentalizzazione operata in Italia, essi in gran parte continuano ad essere quelli costituiti  durante le operazioni militari, nei medesimi luoghi dove originariamente erano posti. Una scelta in cui l’individualità sembra meglio risaltare.  Accompagnati da crocefissi alpini che ben collegano la sofferenza di Cristo a quella di questi soldati, si trovano alcuni a ridosso delle prime linee, altri nei paesi e nelle cittadine sede di ospedali militari mentre alle volte sono posizionati all’interno dei cimiteri civili. In alcuni casi, però, il tempo ha fatto sì che si sia passati a fosse comuni, come quella vista nel cimitero cittadino di  Mitschig, dove riposano insieme 89 caduti.Nel cimitero di Grimminitzen si è trovata la tomba di Mihael Srednik, nato a Bigliana nel 1897, soldato della Landwher n. 27, il reggimento formato da friulani e sloveni, che era stato trasformato in un reparto per la guerra in montagna. Srednik morì vittima di una valanga il 12 marzo 1916, un frequente evento naturale su quel fronte che ha forse causato più morti che i combattimenti veri e propri. Il padre, anche lui Michele, dopo la guerra era residente a Cormons.Nel cimitero di Mauthen è sepolto, in una tomba segnalata da un’artistica lapide in pietra, August Galateo nobile von Gallinari, di famiglia di origine goriziana  capitano di stato maggiore, un ufficiale di carriera dunque, caduto il 17 settembre 1917. La scoperta più interessante e sorprendente è stata fatta, però, ad Arnoldstein,nel cui cimitero riposa Silvio De Marco. Un nome italiano, dunque, e italiano di passaporto lo era questo giovane. Grazie alle preziose ricerche di Dario Kenda sappiamo che era figlio di un emigrante bellunese trasferitosi in Austria.  Silvio infatti era nato a Tarvisio e lì era cresciuto, radicandosi certo fortemente, se, allo scoppio della guerra con l’Italia, aveva scelto di arruolarsi come volontario tra gli Schützen carinziani per difendere quella che ormai considerava la sua patria.  Se tanti austriaci di nazionalità italiana hanno combattuto come irredenti nelle file italiane, vi sono dunque italiani di passaporto che hanno combattuto in quelle austriache. Il 22enne Silvio fu forse vittima di questa doppia appartenenza che lo avrà lacerato interiormente, dato che si diede volontariamente la morte il 19 ottobre 1915 nel giardino del monastero di Arnoldstein dove c’era un ospedale militare.Una vicenda singolare e tragica, simbolo della complessità  delle situazioni innescate dalla Grande Guerra, ma anche della sua violenza che ha triturato in mille modi tante esistenze.