Sulle spalle di Eva
28 Ottobre 2020
Dato di fatto: ci risiamo con l’espandersi del virus. Rispetto alla scorsa primavera abbiamo qualche protocollo terapeutico già collaudato, ma ancora molta precarietà e troppe incertezze. Oggi sono disponibili mascherine individuali, protocolli di sanificazione ambientale e di distanziamento personale, ma resta da incrementare il personale sanitario negli ospedali, la sanità domiciliare è bloccata in sofferenza, il piano trasporti non è partito, il lavoro agile non è generalizzato, a scuola si ripresenta il “tormentone” sui supplenti che non ci sono e, se al momento scuola dell’infanzia, primaria e media fanno ancora lezione in presenza (per quanto?), la scuola superiore inaugura la didattica digitale integrata (con lo studio della percentuale tra lezione in aula e lezione da remoto). Ora che stiamo ad osservare con preoccupazione, per molti anche con paura, il crescere dell’ondata dei contagiati – ed a quanto pare, tutto si può dire tranne che non fosse prevedibile,data la liberalizzazione estiva incontrollata nelle città e nelle località turistiche – un dato che è non solo certo, ma incontrovertibile è che il carico di lavoro che pesa sulle spalle delle donne non viene alleggerito. “Noi donne” commenta Cristina Comencini su La Repubblica del 26 ottobre “siamo su una barchetta rudimentale che fa acqua da tutte le parti e però, armate di secchielli, ogni giorno la svuotiamo prima che si riempia di nuovo. Il suo carico è fatto di lavoro, figli, nonni, casa, scuola, assistenza: ci teniamo a farla funzionare malgrado tutto”.Come nella scorsa primavera, sulla resilienza delle donne, sulla loro capacità di sostenere doppio, triplo lavoro l’Italia si è retta nel primo confinamento e sta reggendosi tuttora. Ma una tale funzione di supplenza non può andare oltre, se non viene supportata dal sostegno di un effettivo piano di occupazione femminile e dalla costruzione di infrastrutture sociali: dagli asili nido al prolungamento del tempo scolastico, all’assistenza domiciliare per gli anziani. I soldi ci sono, le priorità sono state individuate da tempo. Non siamo tutti sulla stessa barca: quella di Eva è solo una scialuppa sgangherata, eppure custodisce il presente ed il futuro del Paese. Non possiamo lasciarla affondare!
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