Dieci anni di servizio e testimonianza

Con la Lettera apostolica “Patris corde – Con cuore di Padre” il Santo Padre ricorda il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Per l’occasione, dall’8 dicembre 2020 si tiene uno speciale “Anno di San Giuseppe”; il Santo è anche il patrono delle famiglie e Papa Francesco ha voluto, in questo momento di grande difficoltà, la sua protezione verso tutti i nuclei familiari. Un anno speciale anche per le tre religiose che svolgono il proprio servizio pastorale a favore della parrocchia di Cervignano in quanto la loro Congregazione – originaria del Kenia – ha preso proprio il nome di “Suore di San Giuseppe dell’Arcidiocesi di Mombasa”. Una presenza sempre umile e discreta ma divenuta ormai di preciso riferimento per i sacerdoti ed i fedeli dell’intera Unità pastorale.Fra qualche mese le tre suore taglieranno il traguardo dei 10 anni di presenza nella Bassa Friulana. L’occasione è preziosa per raccontare la loro esperienza, condividendo un po’ della loro storia vissuta in terra friulana. Le ho incontrate nella canonica della parrocchia di San Michele. Nella stanza un’immagine di San Giuseppe accanto a un cero acceso sul tavolo, come a guidare il nostro incontro. Tre religiose impegnate a vivere il carisma della loro Famiglia rivolgendo un’attenzione particolare agli anziani, ai giovani e verso chiunque abbia bisogno della loro presenza.La loro missione era iniziata in maniera del tutto imprevista grazie ad uno di quegli avvenimenti in cui è possibile scorgere i segni della Provvidenza:  don Moris Tonso – allora vicario parrocchiale a Cervignano – ebbe modo di conoscere a Padova, dove stava svolgendo gli studi in Liturgia – proprio una suora della Congregazione keniota. Da quel primo incontro partì la richiesta di verificare la possibilità di un aiuto pastorale alla parrocchia cervignanese:  la Madre Generale accolse la richiesta e decise che nella Bassa Friulana sarebbero giunta suor Petronilla (da Mombasa), suor Maria Maddalena (lago Vittoria) e suor Veronica (Nairobi). Il primo impatto non fu certamente semplice: il clima totalmente diverso, la lingua non facile da imparare e, naturalmente, la nostalgia per la lontananza da casa si fecero sentire ma l’allora parroco, don Dario Franco, e don Moris stavano preparando da tempo l’accoglienza: le religiose vennero accolte subito con grande gioia dalla comunità ed entrarono immediatamente a far parte della grande famiglia cittadina cervignanese. Oggi ognuna ha un suo specifico compito: suor Petronilla opera nell’asilo parrocchiale e nel ricreatorio; suor Maria fa da sagrestana (lei dice simpaticamente di fare la “nonsola”), tiene in ordine le chiese e partecipa alla santa messa come ministrante; mentre Suor Veronica è presente tra gli anziani e gli ammalati e opera anche nel centro d’ascolto. Oggi vivono autonomamente in un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia: si svegliano quando il sole non è ancora sorto e la giornata inizia con la preghiera comunitaria, recitata in inglese e nella loro lingua madre, lo swahili, ed accompagnata dai canti.Successivamente si spostano in duomo ed alle 8.10 recitano le lodi ed assistono alla santa messa. Dalle 9 fino alle 13 sono impegnate nelle varie attività del servizio pastorale; alle 15.30 si ritrovano per la preghiera dei vespri, successivamente sono nuovamente impegnate nei loro servizi. Alle 18 sono presenti per la recita del rosario e in questi giorni, fino al 18 di marzo, al termine recitano la novena a San Giuseppe. La cena e l’orazione serale sono la conclusione della loro intensa giornata di lavoro e preghiera. Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, sarà una giornata speciale nel ricordo del patrono: la comunità cervignanese si ritroverà in duomo alle 18.30 (alle 8.10 saranno celebrate le lodi ma è sospesa la messa delle 8.30).Poi l’attività di suor Maria, suor Veronica e suor Petronilla riprenderà come ogni giorno. Ma che rapporto c’è tra le tre sorelle e la comunità di Cervignano? Glielo abbiamo chiesto e le tre religiose hanno risposto all’unisono: “Da quando siamo arrivate a Cervignano, dopo un primo periodo dove ci siamo inserite sul territorio, si è creato tra noi e i parrocchiani un grande rapporto di fiducia, avvalorato dal fatto che hanno apprezzato il nostro lavoro. Siamo più volte incoraggiate, quando svolgiamo il nostro compito chiediamo alle persone di pregare per noi, perché Dio ci dia la forza di continuare questa strada, non è una strada rettilinea ma piena di curve, che affrontiamo con la passione che ci contraddistingue, e soprattutto nella preghiera universale che tutti ci accomuna”. Ma la vita nella Bassa non fa venire meno il legame con quanto la loro Congregazione vive in Kenia. E così, ogni sera, terminati tutti gli “impegni” c’è il momento della preghiera seguendo le intenzioni che dalla Casa Madre di Mombasa giungono a loro ed alle consorelle in tutto il mondo.