Nonsolodoposcuola: una realtà che si reinventa
14 Maggio 2021
Il mondo della scuola, ne abbiamo parlato spesso anche tra queste pagine, è stato tra i più colpiti da questa situazione pandemica, che ha costretto docenti e studenti ad affrontare chiusure improvvise, Didattica a Distanza e periodi di isolamento in quarantena. All’interno di tutto questo, anche il mondo del doposcuola, che ha dovuto far fronte a sua volta a chiusure repentine e nuove modalità di supporto ai compiti.A Gorizia da molti anni opera Nonsolodoposcuola, progetto dell’associazione famigliare “La Ginestra – Onlus”, ospitato presso l’Istituto Contavalle in via Garzarolli 131, che accoglie ragazzi dalla IV elementare alla III media, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 17.Nonostante il periodo complicatissimo e non poche difficoltà, il doposcuola è riuscito a garantire la totale continuità del suo servizio ai ragazzi e alle loro famiglie rappresentando un riferimento preciso e davvero insostituibile per la realtà cittadina.Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la firma di quanti hanno voluto destinare il proprio 8xmille alle iniziative della Chiesa cattolica nel nostro Paese: “Nonsolodoposcuola”, infatti, è tra i progetti sostenuti dall’Arcidiocesi di Grizia proprio grazie ai fondi 8xmille ricevuti dalla Conferenza episcopale italiana.Abbiamo incontrato Patrizia Corazza, referente del progetto, che ha fatto per noi un bilancio di questi mesi.
Patrizia, il mondo della scuola ha dovuto più volte fermarsi e ripartire nel corso dell’ultimo anno. Voi, come doposcuola, come avete riorganizzato le vostre attività e cosa vi è stato possibile fare?Fino a febbraio 2020, le nostre attività si erano svolte normalmente, era anche stata fatta partire la collaborazione con i ragazzi delle scuole superiori per l’Alternanza Scuola – Lavoro e con i volontari del Movi. Poi, con i primi di marzo, la pandemia è arrivata anche nel nostro Paese e ha fermato tutto. Dopo un primo momento di smarrimento e la sospensione iniziale delle attività, quando appunto anche le scuole non erano ancora attrezzate per attivare una Didattica a Distanza e soprattutto si credeva che lo “stop” non durasse più di un paio di settimane, ci siamo subito attivati per poter rimanere accanto ai “nostri” ragazzi, anche se a distanza.Le nostre operatrici hanno cercato sempre di mantenere saldo un “filo di collegamento”, all’inizio con delle semplici telefonate amichevoli, per capire come procedeva e quale fosse la situazione. Successivamente, in concomitanza con l’inizio della DAD, è stato strutturato un appoggio pomeridiano ai compiti, anche noi con una modalità a distanza. Per le operatrici è stata una vera “prova”, si sono spese tantissimo, poiché non avevano nemmeno i libri di testo dei ragazzi – solitamente durante le attività sono infatti loro stessi a portare il proprio materiale didattico, usato poi insieme alle operatrici e ai volontari – per cui si sono veramente ingegnate in tutti i modi per poter stare loro accanto, per sdrammatizzare un po’ la situazione, per renderla più leggera e sopportabile.
Seguire i ragazzi a distanza non è semplice. Come è stata strutturata l’attività pomeridiana?Si sono formati dei piccoli gruppi su Google Meet, con 3, massimo 4 ragazzi per gruppo, nei quali venivano realizzati dei giochi didattici per ripassare le lezioni e usare la logica, nonché interrogazioni per preparare i ragazzi alle verifiche. Il più delle volte i gruppi erano organizzati con membri della stessa classe, in modo tale che potessero anche interrogarsi a vicenda. Questo è proseguito fino al 10 di giugno, con la fine della scuola.In tutto questo tempo, quello che era importante per i ragazzi era proseguire con delle dinamiche regolari, che scandissero il tempo in una quotidianità che, stando a casa, era completamente saltata; quasi continuare con una sorta di “ritualità” che non lasciasse troppi vuoti – che a quell’età sono terribili -. Tutto questo ha aiutato moltissimo sia i ragazzi che le loro famiglie, che oltretutto in questo periodo hanno spesso chiesto di poter parlare con la nostra psicologa.
Parlando proprio di famiglie, da sempre Nonsolodoposcuola si caratterizza proprio per essere un “ponte” tra le scuole e le famiglie e un sostegno agli stessi nuclei famigliari per il supporto allo studio dei propri ragazzi. Com’è stato possibile, durante il lockdown, mantenere questo “filo”?Purtroppo diversi genitori – le mamme in particolare – non parlano italiano o lo parlano poco, per cui telefonicamente i rapporti sono un po’ diversi rispetto all’essere in presenza – dove si è aiutati dalla comunicazione non-verbale -. Spesso le comunicazioni con loro avvenivano durante il collegamento pomeridiano dei ragazzi per lo svolgimento dei compiti: diverse volte accanto a questi compariva qualche mamma o qualche papà, cosa molto bella. Si scambiava una parola, si chiedeva come stavano andando le cose, spesso raccontavano la propria realtà quotidiana – che per qualcuno è stata molto molto difficile -. La nostra presenza, anche se virtuale, è stata importante.
Quest’anno scolastico, partito lo scorso settembre e che va volgendo al termine, eravate un po’ già “rodati” dai mesi precedenti…Sì, sapevamo ormai già come muoverci in caso di attivazione di supporto a distanza. Quest’anno abbiamo avuto con noi ben 45 ragazzini, non pochi… Ogni educatrice aveva un gruppo di 7 o 8 alunni che, per il doposcuola “a distanza”, venivano a loro volta suddivisi in sottogruppi da 3 o 4 ragazzi – in modo tale che l’educatrice potesse seguirli adeguatamente – a giornate alterne. Abbiamo cercato poi, nei mesi di dicembre e gennaio, soprattutto di andare a rinforzare i ragazzi che erano stati più a lungo a casa in quarantena o quarantena fiduciaria e che quindi potevano aver sviluppato delle lacune nel programma scolastico.È stato un anno veramente molto difficile, per noi e per i ragazzi, perché abbiamo dovuto continuamente rimodulare e reinventare le modalità, in maniera da dare il miglior supporto possibile a questi ragazzi. In questo senso è stata una bella prova ma siamo riusciti a non lasciare mai ragazzi e famiglie da soli.
Quali sono stati i punti più complicati da gestire?Abbiamo avuto diversi casi di quarantena fiduciaria sia per i ragazzini, sia tra le nostre operatrici – alcune delle quali sono anche risultate, nel corso dei mesi, positive al virus, fortunatamente senza conseguenze gravi -. Abbiamo seguito tutti i protocolli previsti per la scuola, aumentando anche gli spazi a disposizione, in maniera tale da garantire sempre il distanziamento; abbiamo aumentato il numero dei gruppi di lavoro, ad ognuno dei quali è stata assegnata un’operatrice. I gruppi ovviamente, seguendo le normative, non si mescolavano mai. Questo devo dire che ha penalizzato un po’ la socialità dei ragazzi anche all’interno del doposcuola. Prima infatti erano abituati a girare tra le classi, a frequentarsi tutti, a lavorare insieme agli altri. Quest’anno invece ogni gruppo ha dovuto lavorare e svolgere i laboratori singolarmente.Poi quest’anno purtroppo – un po’ per le norme antiCovid, un po’ per il comprensibile timore per la propria salute e quella dei propri famigliari – non abbiamo potuto contare sul prezioso aiuto dei volontari, una delle peculiarità che da sempre caratterizza Nonsolodoposcuola. La loro mancanza si è sentita davvero, anche e soprattutto tra i ragazzi, che spesso chiedevano di loro: nel tempo infatti si va a costruire tra volontari e alunni un rapporto stretto, di amicizia, affetto, confidenza; un incontro quasi con una persona di famiglia. Speriamo davvero che presto la situazione si stabilizzi, che le vaccinazioni proseguano rapidamente, così che i volontari possano tornare con noi, perché sono realmente una parte importantissima di Nonsolodoposcuola.
Dopo tutti questi mesi – stressanti per un adulto, figuriamoci per dei bambini e ragazzi – come vedete ora i vostri ragazzi?Li vediamo spenti. Dico la verità, fino al 2020 ci “lamentavamo” per la loro grande vivacità, la loro esuberanza; ora la situazione si è ribaltata, troviamo in generale una passività che ci preoccupa. Hanno dovuto stravolgere completamente la loro socialità, il loro modo di vivere l’amicizia, i contatti con i compagni, tutte le occasioni di aggregazione sono state eliminate. Non si tratta solo di distanziamento fisico, si parla anche di un distanziamento emotivo che li ha segnati parecchio.
Poco fa accennava ai laboratori, cosa avete proposto in quest’anno così particolare?Anche le attività laboratoriali non sono mai state arrestate. Abbiamo voluto dare un segno di continuità attraverso questo, perché i ragazzi veramente hanno sofferto tanto e sono stati penalizzati dai periodi di DAD, soprattutto gli elementi più fragili che già in tempi “normali” hanno difficoltà scolastiche. Abbiamo quindi realizzato un laboratorio creativo in presenza e un laboratorio sulla percezione di sé e delle proprie emozioni, in presenza e a distanza. La nostra esperta li ha fatti lavorare utilizzando materiali comuni, che i ragazzi potevano trovare anche in casa; ne sono usciti degli elaborati del tutto particolari e interessanti.Abbiamo poi avuto sempre a disposizione la psicologa, che offre supporto agli operatori, ai ragazzi e ai genitori; ha lavorato quando possibile in presenza, altrimenti in modalità video su Zoom. Quest’anno sono stati richiesti diversi colloqui singoli, sia da parte dei ragazzi, che da parte dei loro genitori, i quali si sono trovati di punto in bianco ad affrontare momenti davvero complicati e hanno quindi sentito il bisogno di trovare il sostegno di questa figura professionale.Anche i rapporti con le scuole e con i docenti, che abbiamo costruito nel corso degli anni, non si sono mai interrotti: abbiamo continuato ad effettuarli tramite Zoom e telefonicamente. Con loro c’è veramente una bella collaborazione
L’anno scolastico sta volgendo al termine, come vedete i ragazzini che a breve dovranno affrontare l’esame di terza media?Sono molto timorosi e anche un po’ in confusione. Quello che si cerca di fare durante l’anno, è supportarli in preparazione delle prove Invalsi; ora li aiuteremo anche nella preparazione dell’elaborato che dovranno presentare in sede di esame e sul quale saranno interrogati all’orale.Quest’anno inoltre, invece di terminare le attività in corrispondenza della fine della scuola, come avveniva negli anni passati, dopo aver valutato la situazione in atto abbiamo deciso di protrarre le attività fino al 30 giugno, proponendo giochi, attività, preparando i più grandi all’esame e offrendo la possibilità di ripassare alcune materie.Le attività riprenderanno poi anticipatamente rispetto agli anni precedenti, il 1° settembre anziché il 1° ottobre.
Nonsolodoposcuola è attivo anche grazie ai fondi 8xmille. Cosa rappresenta per voi questa opportunità di sostegno?L’8xmille è per noi una risorsa essenziale. Grazie a questo contributo abbiamo la possibilità di coprire i costi di gestione, nonché del personale. Una parte è infatti di aiuto per garantire la presenza delle nostre educatrici e per poter allestire i laboratori, guidati da personale esperto.Possiamo affermare che senza l’8xmille non riusciremmo a dare continuità a questa iniziativa.
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