Il volto femminile dell’Ac isontina
29 Settembre 2021
Nel solco dello slogan “ACcento: sguardi sull’A.C.”, coniato per il centenario associativo, nella serata del 13 settembre si è svolta la presentazione del volume “Il volto femminile dell’Azione Cattolica nella diocesi di Gorizia nei suoi primi cento anni”, realizzato da Maria Serena Novelli.Dopo il saluto dell’Arcivescovo, mons. Redaelli, c’è stata la prima relazione tenuta dal prof. Ferruccio Tassin che ha presentato il testo nella sua articolazione. Nel suo intervento ha voluto sottolineare alcuni punti salienti come ad esempio il criterio alfabetico scelto per la successione delle singole schede biografiche delle 40 figure di socie di A.C. che vuole rispondere al desiderio di dare pari dignità ad ogni personaggio trattato, proveniente da una composizione molto varia dal punto di vista sociale e culturale, ma anche la significatività di presentare in primo piano il volto di quasi tutte le protagoniste e quella di un buon corredo di fonti fotografiche in cui compaiono anche sacerdoti che hanno rivestito un ruolo fondamentale per la formazione e nell’azione di queste donne impegnate in una quotidianità spesso silenziosa e pure eloquente.Sullo sfondo della narrazione si avvertono gli echi dei momenti storici che partono dalla fine della grande guerra per giungere fino ai nostri giorni.Il prof. Tassin è passato poi a tratteggiare brevemente alcune delle protagoniste, mettendo in luce alcuni aspetti della loro personalità e del loro operare in Associazione, nella Chiesa ma anche nella società.La seconda relazione della serata è stata tenuta dal prof. Ernesto Preziosi, storico dell’Azione Cattolica Nazionale, al quale era stato chiesto di parlare delle origini del movimento cattolico femminile, avvenuto nel contesto di un risveglio della sensibilità femminile a cavallo tra Otto e Novecento. Dalle sue parole è emerso che nei primi anni del secolo scorso sorsero numerose iniziative, tra cui la costituzione di vari gruppi femminili, nonché la nascita dei primi giornali femminili cattolici che si distinguevano per le prese di posizioni pubbliche. Sarà quindi la nascita dell’Unione fra le Donne Cattoliche (nel 1908) a segnare un punto importante nella storia del movimento cattolico e la sua modalità rivestì infatti la capacità di influire sull’evoluzione della mentalità e della visione della donna nel contesto cattolico. In questo modo si puntò sul carattere formativo e culturale, evitando di entrare espressamente nel campo politico, anche se non mancarono numerose iniziative di carattere sociale.Fu nel 1918 che l’Unione Donne Cattoliche vide la nascita della Gioventù Femminile per opera di Armida Barelli alla quale l’anno prima il cardinale Ferrari aveva affidato il compito di organizzare le giovani della diocesi di Milano e il ruolo di questa donna fu fondamentale.La G.F., fin dal suo sorgere, assunse un carattere popolare, accentuando la dimensione religiosa, proponendo un modello in cui ogni donna poteva impersonarsi, sia la nubile che la coniugata, sia quella che lavorava che la casalinga essendo una donna attiva e inserita pienamente nel contesto non solo familiare.Perciò la G.F. fu un’Associazione a carattere religioso, dove si sottolineava la possibilità di una chiamata vocazionale rivolta ai vari stati di vita, ivi comprese le forme di consacrazione; la famiglia veniva considerata uno sbocco naturale, tuttavia non era qualcosa di chiuso in se stesso e l’educazione che veniva impartiva era quella che poneva l’accento verso l’”amore vero”. Ciò che Armida Barelli fece, la sua azione, riuscì a sollecitare nelle giovani donne un modo nuovo, più intenso di vivere la fede, rivolgendosi però a tutti gli aspetti della vita e con un chiaro risvolto nel sociale.Armida Barelli estese il suo apostolato a tutti quei settori di giovani donne che si erano inserite nella vita lavorativa (fabbriche, uffici, aziende) e lo sintetizzò nel motto “Eucarestia, apostolato, eroismo”, in un programma sintetico e comprensibile da tutti. È questo che le protagoniste del volume hanno sperimentato nella loro vita quotidiana e seppur con forme diverse anche quelle vissute in tempi più recenti.Terzo momento della serata è stato il dialogo che la coordinatrice Barbara Spanedda ha svolto con l’autrice nel quale ella ha voluto sottolineare la motivazione del titolo, la scelta della copertina e lo sviluppo del lavoro di stesura del volume. Si è trattato di un lavoro certosino che ha messo insieme tante notizie, tanti piccoli indizi, come in un grande mosaico per presentare uno spaccato dell’A.C. nella vita concreta e quotidiana. Il libro è un testo che merita di essere letto e approfondito, perché solo dalla conoscenza delle nostre radici possiamo comprendere veramente chi siamo e per che cosa vale la pena di vivere.
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