“L’identità di Dio non è più solo Sua ma appartiene a tutti noi”

Sabato 2 ottobre, nella chiesa dei Santi Nicolò e Paolo a Monfalcone, mons. Ignazio Sudoso ha presieduto all’ultima celebrazione liturgica prima della sua entrata nella chiesa di San Lorenzo a Ronchi di domenica 3 ottobre. Presente anche don Flavio Zanetti, parroco responsabile dell’Unità pastorale di Monfalcone .La comunità è accorsa numerosa a salutare il sacerdote con il quale ha condiviso, per tre anni, un cammino di crescita e di arricchimento all’interno di relazioni che hanno preso forma e nel tempo si sono consolidate alla luce del Vangelo. Relazioni, ha voluto ricordare don Ignazio nell’omelia, che ci costituiscono, sono l’alfabeto che Dio utilizza per comunicare con noi. L’identità di Dio, continua don Ignazio, non è più solo Sua ma ci appartiene attraverso la relazione di amore che Dio ha verso di noi e che noi tendiamo ad avere verso di Lui. Per questo il Vangelo è un continuo invito a vivere le relazioni pienamente, seppur nella loro complessità. Il Signore infatti, non ci impone mai delle regole ma consiglia, traccia gli orientamenti per interpretare la propria vita affinchè sia vissuta nella pienezza della Verità, con i doni ricevuti. Poco prima della benedizione finale, una rappresentante del Consiglio Pastorale, ha ringraziato il sacerdote perché ha saputo recepire la maggiore necessità di accoglienza e di orientamento che caratterizza questo periodo di pandemia. Si è augurata di cuore che anche lui abbia recepito lo sforzo profuso per mantenere viva l’amicizia, la sintonia e la collaborazione con lui. Nel salutarlo, ha invocato lo Spirito Santo, affinché mantenga sempre accesa nel suo cuore la scintilla di fede e di amore, così da poter continuare ad essere un riferimento per la nuova comunità che si appresterà a guidare, con la stessa umiltà e mitezza che lo hanno sempre caratterizzato.Don Ignazio ha desiderato poi ringraziare tutti i parrocchiani in particolare gli uomini e le donne che hanno posto nelle sue mani la propria vita, l’intimità e l’esperienza perché attraverso l’ascolto e la riflessione che ne sono scaturiti, ha potuto vivere concretamente l’esperienza della condivisione e della bellezza della Parola che consola e che accompagna. Ha desiderato inoltre sottolineare la passione e lo zelo con cui molta parte della comunità offre il proprio servizio all’interno della parrocchia, un filo rosso che li caratterizza e che li lega indissolubilmente.Anche il parroco don Flavio ha voluto esprimere il suo personale ringraziamento a don Ignazio apprezzandone lo spirito di obbedienza e definendolo persona schietta e presenza preziosa per tutti. Un caldo e prolungato applauso, ha sciolto l’emozione e suggellato tutto ciò che era stato detto.

C.N.

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L’amore, l’alfabeto di Dio

L’ingresso di mons. Ignazio Sudoso nella neocostituita Unità pastorale San Lorenzo – Santo Stefano a Ronchi dei Legionari

La neo costituita unità pastorale “San Lorenzo – Santo Stefano” di Ronchi dei Legionari è realtà e ha accolto il suo parroco mons. Ignazio Sudoso. Dopo 12 anni, il sacerdote è tornato nella comunità che ha visto i primi anni della sua formazione sacerdotale. Tarantino di nascita, don Sudoso ha praticamente vissuto da sempre a Gorizia dove è arrivato con la sua famiglia. Il suo mandato è così iniziato dopo quasi sette mesi dalla dipartita dell’amato parroco don Renzo Boscarol. Dopo una breve preghiera tenutasi al cimitero comunale dinnanzi alla tomba dei sacerdoti di Ronchi, il sacerdote è stato accolto sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Ad attenderlo il sindaco Livio Vecchiet assieme all’arcivescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli affiancato dal decano don Paolo Zuttion e da don Mirko Franetovich.

Il saluto del sindacoIl sindaco ha tracciato un quadro diretto e realista della situazione cittadina nella quale anche la vita delle parrocchie si inserisce. “Lei si troverà ad affrontare nuove sfide culturali e sociali impegnative, una comunità con tanti nuovi immigrati, stiamo di fatto diventando multiculturali, qui convivono i vecchi ronchesi, le nuove famiglie provenienti da altre regioni italiane, e anche dall’estero abbiamo un volto plurireligioso e multietnico e tante volte l’integrazione è complessa, serve una strategia di collaborazione tra Chiesa e Comune. Siamo in una fase di regressione culturale, dove tanti troppi si rifugiano nel mondo dei social, dove insultano, parlano senza sapere di cosa stanno parlando” così il primo cittadino. E infine, ancora un invito alla collaborazione: “Oggi più che mai sia la parrocchia, sia il l’amministrazione comunale devono guardare il futuro senza dimenticare il passato, entrambi dobbiamo occuparci, per diversi aspetti delle persone che vivono nel nostro territorio, per quanto riguarda il Comune erogare servizi a favore dei giovani e degli utenti e famiglie deboli, fare opere pubbliche, ma anche lei dovrà occuparsi dei giovani, delle famiglie e delle persone fragili, e di tutti coloro che hanno bisogno di una parola di conforto e se possibile di aiuto, questa è una grande missione. Dobbiamo con grande senso di responsabilità, confrontarci e remare nella stessa direzione se vogliamo rafforzare il senso di comunità del nostro Comune”.

L’arcivescovo: saper “osare” nelle scelte pastoraliLa solenne concelebrazione eucaristica si è aperta con il saluto dell’arcivescovo il quale ha indirizzato parole di ringraziamento e di benvenuto al parroco. “Il ministero del parroco è una grande ricchezza, richiede esperienza e maturità. Essere parroco oggi è molto diverso rispetto ad una volta” così il presule in uno dei passaggi fondamentali della sua lettera di accoglienza. E ancora: “Le unità pastorali testimoniano la presenza della Chiesa nel territorio in un’ottica sinodale. Bisogna saper osare nelle scelte sinodali. Fidati del Signore, degli uomini e delle donne”.

L’omelia: ripartire dalla riscoperta dei legamiDon Ignazio ha pronunciato la sua prima omelia “a braccio”. Una “riflessione smart”, confidenziale e sincera partita dalle letture del giorno. “La vita necessita di relazioni. È un dato essenziale per tutti, per capirsi l’uno con l’altro” così ha esordito il sacerdote. E ancora: “l’amore è l’alfabeto che Dio usa per farci capire la relazione di cura che è il sentimento che accompagna sostanzialmente il mio nuovo incarico a Ronchi”. Di programmi specifici o piani pastorali precostituiti, don Ignazio non si è fatto carico ma la riscoperta dei legami – come richiamato dalla prima lettura domenicale – sarà la prima cosa su cui lavorare. “Chi agisce solo, fallisce” e ancora: “non può prevalere in tempi nuovi la logica di un uomo solo al comando”. Dunque nessuna “ricetta preconfezionata”. Per dare risposte all’epoca della post modernità, il parroco promuove così alla sua comunità diversi stili: ascoltare la realtà, accogliere per agire, tanto rispetto e dialogo, mettersi al servizio consapevoli che il mondo è cambiato e poi su tanto altro – citando spontaneamente Lucio Battisti – ha chiuso dicendo: “lo scopriremo solo vivendo”.

I saluti finaliNon sono mancate – prima della benedizione finale – le parole di saluto del consiglio pastorale che hanno richiamato la sinodalità e l’avvio di nuovi processi sullo stile proposto da Papa Francesco. Il dono comunitario dell’ Evangeliario ha voluto testimoniare che dalla Parola parte l’attuazione del nuovo piano pastorale. Non è mancata la partecipazione dell’Azione Cattolica, degli Scout, delle Acli, della Caritas, della comunità slovena e di una delegazione di fedeli della parrocchia monfalconese di san Nicolò. La festa si è conclusa con un brindisi tenutosi negli spazi delle locali Acli nel rispetto delle norme Anti Covid.La nuova vita comunitaria? Fare squadra, insieme, per superare vecchi schemi e saper cogliere le novità evangeliche che si presenteranno sul cammino comunitario.

S.F.