Il pianeta che speriamo
17 Novembre 2021
Si è tenuta a Taranto dal 21 al 24 ottobre la 49° Settimana Sociale dei Cattolici con il tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro” alla luce della Lettera enciclica “Laudato si” di Papa Francesco.La Diocesi di Gorizia era presente con l’Arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, padre Roberto Benvenuto incaricato per la Pastorale sociale e del lavoro e Roberto Komjanc e Anna Raspar quali delegati.”Non un convegno, ma una piattaforma di partenza per dare speranza ed avviare processi” come sottolineato dal Cardinale Bassetti.Quasi 1000 partecipanti da tutta Italia, 220 Diocesi rappresentate su 224 e oltre 90 i vescovi presenti hanno dialogato e si sono confrontati con autorevoli rappresentanti delle istituzioni laiche e religiose, approfondendo il tema dell’ecologia integrale proposta da Papa Francesco come approccio possibile per ristabilire il giusto equilibrio fra il pianeta e l’uomo. #tuttoèconnesso è stato lo slogan che ha attraversato le giornate di lavoro: connessione fra rispetto e cura del creato con legalità e diritto al lavoro che non può mai essere messo in contrapposizione con il diritto alla salute ed a una vita dignitosa sotto ogni profilo. L’incontro di Taranto è stato al tempo stesso un momento di arrivo per il lavoro svolto nei mesi precedenti nelle diverse comunità e nelle commissioni, momento di elaborazione e confronto, momento di ripartenza con progetti ed azioni concrete affidate alle comunità locali. Nel corso delle giornate sono stati proposti un momenti di ascolto di situazioni di fatica e difficoltà in ambito lavorativo occupazionale, ambientale e di salute, e buone pratiche sia della realtà italiana che pugliese a testimonianza che un modo diverso di coniugare lavoro, ambiente e diritti è possibile. La giornata del sabato ha visto la presentazione del “Manifesto per il pianeta che speriamo. L’Alleanza è un cammino” elaborato dai giovani che nei mesi precedenti alla Settimana hanno incontrato le diverse realtà confrontandosi nelle Agorà e l’intervento delle istituzioni, presenti con i propri rappresentanti, che hanno presentato le politiche e le progettualità avviate per contrastare i cambiamenti climatici ed affrontare le urgenze ambientali e sociali più rilevanti oggi presenti a livello nazionale nell’ottica dei 17 goals dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.La settimana si è conclusa con la sintesi a cura di mons. Santoro, vescovo di Taranto e con la Santa Messa presieduta dal Cardinale Bassetti.Per approfondire i temi trattati tutti i documenti sono disponibili sul sito https://www.settimanesociali.it/ e sul canale YouTube https://www.youtube.com/results?search_query=settimana+sociale+dei+cattolici+italiani+2021
Il messaggio di papa FrancescoIl messaggio del Santo Padre che ha dato inizio ai lavori della 49° Settimana Sociale dei Cattolici di Taranto è stato un invito a vivere una vera esperienza sinodale per poter discernere il cammino da percorrere verso un’ecologia integrale. Il Papa ha invitato i delegati al coraggio della conversione ecologica, e soprattutto all’ardore della conversione comunitaria.”La strada della speranza – dice papa Francesco – possiamo immaginarla contrassegnata da tre “cartelli”. Il primo è l’attenzione agli attraversamenti. Troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione. Sono volti e storie che ci interpellano: non possiamo rimanere nell’indifferenza. Un secondo cartello segnala il divieto di sosta. Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, “tutto crede, tutto spera” (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. Un terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta. Lo invocano il grido dei poveri e quello della Terra. “La speranza ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi”. Il Vescovo Tonino Bello amava ripetere: “Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!”. Ci attende una profonda conversione che tocchi, prima ancora dell’ecologia ambientale, quella umana, l’ecologia del cuore. Ecco, dunque, il pianeta che speriamo: quello dove la cultura del dialogo e della pace fecondino un giorno nuovo, dove il lavoro conferisca dignità alla persona e custodisca il creato, dove mondi culturalmente distanti convergano, animati dalla comune preoccupazione per il bene comune.”
Le conclusioniE’ stato mons. Filippo Santoro, Vescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico della Settimana Sociale a trarre le conclusioni dei lavori nella mattinata di domenica 24 ottobre. Riprendendo quanto emerso nel percorso di preparazione della Settimana e durante i lavori di Taranto, ha così sintetizzato un mandato che ciascuna Diocesi potrà contestualizzare nei propri territori. Dobbiamo trasformare le nostre parole, le nostre riflessioni, tutto quello che abbiamo visto e udito in un cantiere permanente. Ora dobbiamo dare un contributo concreto, di essere noi stessi una risposta, perché non ci capiti che il nostro lavoro vada a sommarsi alle maree di opinioni Per questo motivo intendiamo indicare quattro piste di conversione e di generatività futura per le nostre parrocchie. La prima è la costruzione di comunità energetiche. Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche. La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile. Nella Laudato si’ papa Francesco parla di uscire progressivamente dalle fonti fossili. Le nostre diocesi e parrocchie devono essere “carbon free” nelle loro scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale.La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile. Oltre a chiedere che le amministrazioni locali ne tengano conto negli appalti e non mettano mai più nelle mense scolastiche dei nostri figli prodotti che non siano caporalato free vogliamo essere per primi noi comunità ecclesiali a prendere l’iniziativa ed essere caporalato free. La quarta è la proposta dell’alleanza contenuto nel Manifesto dei giovani. L’orizzonte d’impegno più ampio verso il quale intendiamo camminare nei prossimi anni è l’alleanza intergenerazionale e quello dell’alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro paese.La Settimana si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica sul sagrato della Concattedrale di Taranto presieduta dal Cardinale Gualtiero Bassetti Presidente della CEI. Il cardinale, che ha seguito con costanza tutte e quattro le giornate di lavoro della Settimana, ha ricordato nella sua omelia come, “grazie al Magistero sociale della Chiesa e alle due encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, abbiamo capito che non si può scindere l’essere cristiani dal rispetto per il Creato; non si può pensare di seguire il Vangelo, se non custodendo la nostra terra; non si può far finta che l’economia vada per conto proprio, mentre la vita di fede è un’altra cosa…”L’apporto dei cattolici per affrontare le crisi è fondamentale. Le parole e i valori del Vangelo sono in grado di dare una risposta alle domande di senso degli uomini, ma anche di ispirare l’economia e la politica.
Le buone praticheTaranto è stata non solo un’ulteriore denuncia sulla situazione locale, ma soprattutto un’occasione per testimoniare che il Bene è possibile e già presente in mezzo a noi.Questo lo spirito che ha condotto i delegati a sperimentare esperienze pugliesi di un corretto rapporto fra l’uomo, l’ambiente e il lavoro visitando, nel pomeriggio di venerdì 22, suddivisi in gruppi realtà diverse.La delegazione di Gorizia ha potuto visitareTorre Guaceto, una riserva naturalistica e marina nella provincia di Brindisi. Nella fase iniziale il progetto di realizzazione la riserva ha incontrato diverse ostilità in particolare da parte dei pescatori che non potevano più pescare nell’area in modo libero dovendo sottostare a condizioni che garantiscono la salvaguardia delle specie animali, ittiche e del territorio. Con il tempo però si sono ricreduti in quanto pur avendo ricevuto l’autorizzazione alla pesca in un’unica giornata la settimana, la qualità del pesce è superiore rispetto ad altre zone ed è stata riconosciuta anche dal mercato. Ora i pescatori vogliono estendere il progetto anche ad altre aree: aver cura dell’ambiente nell’immediato non sembra favorevole ma a lungo dà buoni resultati.Tenere insieme lavoro e ambiente non è solo tema da convegni, ma ci sono concreti risvolti pratici.(La presenza ed il contributo dei giovani)La 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani è stata sicuramente un evento che si spera possa lasciare un segno e una traccia profonda nel prossimo cammino della Chiesa che è in Italia. Un evento caratterizzato da una particolare e sorprendente presenza di giovani under 35, che ha rappresentato circa un terzo del totale dei delegati. Giovani che hanno saputo dare un contributo intelligente, creativo, forse anche audace. Il risultato è stato “L’alleanza è un cammino, Il manifesto per il pianeta che speriamo”. Con questo manifesto i giovani hanno indicato un orizzonte verso il quale tendere e dare l’avvio a un processo nel quale tutti sono invitati a lasciarsi coinvolgere: un’alleanza, così come l’alleanza di Dio con Noè, quella con Abramo, e la nuova Alleanza realizzata da Gesù. Ecco quanto proposto dal manifesto dei giovani:1. Far fiorire l’ambiente… Per riscoprire la sostenibilità come nuovo orizzonte di fraternità.2. Imparare e contribuire insieme… Per costruire insieme una vera comunità educante.3. L’imprenditoria dinamica e sostenibile… Per creare un nuovo modo di fare impresa. 4. Tradizione e inclusione nelle Comunità locali… Puntare ad esse Communitas, tornare ad essere dono.5. Protagonismo e coinvolgimento per continuare a viaggiare… Diventiamo “Noi”, per “Essere uno”.6. Corresponsabilità condivisa, per non pesare a nessuno… Trasformiamo il nostro stile di vita in testimonianza.7. Generare per vivere… Diventiamo simboli di generatività.I giovani hanno invitato tutti i presenti ad aderire a questo progetto apponendo la propria firma e impegnandosi a diffondere il loro manifesto nel modo più capillare possibile. Sarebbe davvero bello che questo manifesto entrasse nei cammini di formazione delle nostre parrocchie e associazioni, che promuovesse percorsi di conoscenza e di azione comune, che favorisse un nuovo modo di stare nel mondo, un nuovo stile di vita attento all’ambiente e alla casa comune, che è il nostro pianeta, dove tutto è connesso. I giovani ci hanno invitato a sognare, a desiderare, e a lavorare per il pianeta che speriamo.
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La Settimana Sociale di Taranto è stata un’esperienza forte di Chiesa. Fra i delegati, i presbiteri, i vescovi presenti si poteva respirare la Chiesa Italiana radunata nella sua unità e nella sua frammentarietà. Esperienza pluriforme, segno di una Chiesa poliedrica e proprio per questo reale … essere insieme nella diversità di esperienze e storie, per cercare una conversione nelle opere, con nuove forme di testimonianza evangelica e di pastorale che possano arrivare al cuore degli uomini. Ciò è stato reso concreto dalla costante preghiera comunitaria che ha scandito l’apertura di ogni sessione di lavoro, dalla Santa Messa quotidiana e dalle riflessioni bibliche delle diverse giornate.Per noi delegati di Gorizia è stata la prima esperienza di Settimana Sociale ed è stata entusiasmante e molto stimolante.La variegata presenza delle Diocesi, i contributi dei relatori di alto profilo e soprattutto la condivisione fra noi che ci conoscevamo appena è stata un’esperienza che ci ha arricchito e rinforzato. Capitati tutti e tre un po’ per caso avendo risposto ad una chiamata del nostro Arcivescovo, la Settimana sociale ci ha stimolato nella ricerca di una modalità e di strumenti per poter trasmettere non solo i contenuti, ma soprattutto il processo che Taranto ha innescato. Ciò che abbiamo sperimentato è stato un vero percorso sinodale che partendo dall’ascolto spirituale ha letto la realtà con capacità di analisi e discernimento, per giungere a proposte di azione in sintonia con il magistero della Chiesa.La cosa complessa è ora come riuscire a calare nella nostra realtà diocesana gli stimoli e le proposte di Taranto. Una boccata d’aria frescaPer me è stato come respirare una boccata di aria fresca. Ho avuto la percezione di una Chiesa che sa mettersi in ascolto dello Spirito, una Chiesa che sa valorizzare i giovani, garanzia di un futuro promettente. Una Chiesa bella e amabile, una Chiesa ricca di doni. Certo la sfida ora è quella di dare vita a una sinfonia delle differenze in modo che appaia sempre più chiaro che la pluriformità deve concretizzarsi nell’unità degli intenti e delle azioni. Una Chiesa che non intende percorrere strade parallele e tra loro autonome bensì convergenti, perché la comunione è la condizione necessaria affinché ancora oggi Cristo possa essere incontrato nella storia. Per questo ho apprezzato moltissimo il fatto che i nostri giovani abbiano costruito il loro “manifesto” sul fondamento dell’alleanza. Sarebbe bello che questo manifesto venisse utilizzato come spunto di riflessione e azione dai vari gruppi giovanili della nostra Arcidiocesi.Per me è stata una esperienza che mi ha spalancato nuovi orizzonti. E di questo rendo grazie al Signore. f. Roberto Benvenuto
“Non rimangano soltanto buoni propositi…”Sono rimasta molto colpita dal clima che si è respirato nelle giornate di Taranto. La percezione è stata quella di essere partecipe di un momento storico della Chiesa italiana e della responsabilità di non poter lasciare che quanto vissuto a Taranto rimangano soltanto parole e buoni propositi.Ho riflettuto molto su come la Chiesa e in particolare la nostra Chiesa goriziana possa “fare la differenza” nel proporre un’ecologia integrale e soprattutto mi sono soffermata nella ricerca di ambiti concreti in cui poter stimolare un cambiamento di rotta ma soprattutto di sguardo.#tuttoèconnesso per me ha significato pensare al mio servizio pastorale avendo sempre presente lo sguardo d’insieme che deve legare il mondo della famiglia, i giovani, il lavoro, la salute e il nostro territorio. Mi sono ritrovata a riflettere come forse sarebbe necessario che operassimo una “destrutturazione” delle modalità storicamente consolidate nella pastorale, aprendo i confini fra la pastorale familiare, quella della salute, quella giovanile e del lavoro, per lavorare con una modalità collegiale nel perseguimento di obiettivi trasversali e con proposte trasversali. Come Pastorale Familiare penso sia indispensabile che ci interroghiamo e offriamo momenti di confronto sul tema del lavoro delle nostre famiglie, sulla conciliazione dei tempi, sull’intergenerazionalità come pietra fondante della nostra società. Ma mi sono anche interrogata su come il tema della cura del pianeta possa diventare una sfida che le nostre famiglie vivono, portando così un reale cambiamento dal basso nell’approccio a temi quali il consumo critico, il riuso ed il riciclo, la sostenibilità nei trasporti …Temi credo innovativi in un piano pastorale, ma molto concreti ed attuali per le nostre famiglie. Mi sono chiesta se non fosse giunto il momento di affrontare dei temi simili anche nei percorsi di preparazione al matrimonio, dove il rispetto dello sposo e della sposa nel sacramento del matrimonio si concretizza anche nel riconoscimento reciproco del diritto al lavoro, nella condivisione delle responsabilità familiari. O come nelle scelte educative dei figli, il rispetto del creato debba fondare la quotidianità con scelte concrete di sostenibilità negli acquisti, nei trasporti, nell’uso delle risorse naturali …Ma forse la cosa più importante che Taranto ha consolidato in me è la convinzione che nessuno può camminare da solo se vuole raggiungere una meta. Non una frase fatta e precostituita, ma una consapevolezza che ancor di più mi fa iniziare il cammino sinodale con entusiasmo.Anna Raspar
Una Chiesa presente e in dialogoRipensando ai giorni trascorsi a Taranto durante la Settimana sociale sono tante le immagini, le impressioni e le riflessioni che scorrono nella mia mente. Però ciò che più mi ha colpito, forse perché partecipavo per la prima volta ad un evento ecclesiale su scala nazionale, è stata la percezione di vedere una Chiesa presente e in dialogo, desiderosa di manifestarsi in tutte le sue sfaccettature: la diversità delle singole realtà diocesane presenti, che attraversavano l’Italia da nord a sud, diventavano unità nell’esperienza comunitaria dell’eucarestia e della preghiera quotidiana. Anche con i compagni di viaggio, delegati diocesani alla prima esperienza di settimana sociale, si è creato un clima fraterno e collaborativo. Entrando al Palacongressi dove si svolgeva il Convegno mi sono sentito a casa (sono terziario francescano): infatti, sul palco, accanto al titolo della settimana sociale “Il pianeta che speriamo” c’era la gigantografia di S. Francesco, che ai francescani laici ricordava “di aver cura del creato e di passare dalla tentazione di sfruttamento al francescano concetto di fratellanza universale”. Poi le esperienze fatte di tanto ascolto ma anche di confronto, almeno con i compagni di viaggio e con i delegati che abbiamo incontrato a Taranto, mi hanno entusiasmato e mi hanno fatto riflettere sul fatto che “il pianeta che speriamo” non è solo un bel titolo per un incontro altrettanto bello, concentrato di relatori qualificati e organizzato nel minimo dettaglio ma è un impegno che ciascuno uomo e ciascuna donna deve assumersi per trovare anche solo una pratica che renda il luogo in cui vive e lavora innanzitutto più umano e soprattutto fraterno. Proprio perché tutto è connesso, nessuno è esonerato dall’impegno di cambiare in meglio la gestione del proprio tempo e di questa parte di casa comune che ci è stata affidata. Se ci rendessimo sempre conto della bellezza del creato, lo rispetteremmo di più!Lo slogan #tuttoconnesso, che ha scandito ogni giornata, ha rafforzato la mia convinzione che, pur essendo una diocesi di piccoli numeri e di dimensioni ridotte, possiamo e dobbiamo dare un contributo che sia in grado di migliorare l’ambiente in cui viviamo; un contributo che ci permetta di “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”. Quanto più si è piccoli, tanto più è determinate il mettersi in rete: infatti a Taranto è stato ripetuto più volte:”Se sono piccolo non posso, ma se sono in rete posso”.Sono state giornate stimolanti ed arricchenti perché abbiamo potuto visitare esempi concreti di buone pratiche in un territorio che presenta diverse precarietà e molteplici difficoltà. Molte di queste si sono risolte come ad esempio l’esperienza di Torre Guaceto. Poi c’è la questione dell’Ilva di Taranto che rimane da risolvere: da una parte dà il lavoro a migliaia di persone e fornisce l’acciaio all’Europa, dall’altra parete ci sono grossi problemi di inquinamento. Però se c’è la seria volontà di un gruppo di persone si può cambiare l’ambiente in cui viviamo anche in contesti difficili. Appartenendo alla comunità slovena, a Taranto ho portato anche questa dimensione della nostra diocesi: il plurilinguismo e la ricchezza derivante dalla convivenza di due culture in un unico territorio. Sarebbe bello che questi due mondi, culturalmente diversi, convergessero per la preoccupazione del bene comune, per prendersi cura della casa comune. Il tessuto lavorativo goriziano fatto perlopiù di aziende familiari che ha già a cuore la cura dell’ambiente in cui vive, potrebbe innescare processi e progetti virtuosi che favoriscono la crescita collettiva proprio perché si inizia a passare dall’io al noi.Roberto Komjanc
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