Solo nell’unità ci può essere un più credibile messaggio evangelico
20 Gennaio 2022
Cattedrale dei Santi Ilario e Taziano gremita, lo scorso martedì 18 gennaio, per la Preghiera ecumenica in occasione dell’Ottavario per l’Unità dei cristiani, organizzato dal 18 al 25 gennaio. Data particolare se si pensa che fino alla riforma del calendario cattolico il 18 gennaio era celebrata la festa della Cattedra di San Pietro, almeno in Roma. Ritornando alla serata goriziana, un momento organizzato dal Gruppo Ecumenico di Gorizia e cui hanno partecipato, in primis, il pastore di Udine Marco Casci e il biblista don Santi Grasso. Una comunità mista di cattolici ed evangelici che hanno pregato assieme in una celebrazione, per l’appunto, ecumenica dove la guida dell’assemblea è stata divisa tra i due religiosi, così come le letture.“Una divisione che è frutto del peccato”, ha esordito don Santi all’inizio della celebrazione ricordando il perché del ritrovo, appunto l’unità. “Solo nell’unità ci può essere un più credibile messaggio evangelico”. Don Santi, di fatto, è responsabile per l’ecumenismo dell’Arcidiocesi dal 1982, ormai quarant’anni. “Ci vorrebbe qualcuno di giovane che possa portare una ventata nuova anche nella nostra comunità”, ha ribadito don Santi. Una serie di canti con melodie conosciute sia da cattolici che evangelici ha consentito a molti di partecipare anche da quel lato.Casci, poi, partendo dalla recente pellicola “Don’t look up”, nel quale una coppia di astronomi si accorge dell’esistenza di un meteorite in rotta di collisione con la Terra e cerca invano di avvertire persone e autorità del pericolo imminente, il pastore ha richiamato a una pericope del Vangelo. Precisamente il secondo capitolo di Matteo con i versetti dall’1 al 12, ovvero la visita dei Magi al Bambino Gesù, riportando alla natura umana di guardare il cielo in cerca di speranza e di futuro.“Il cielo dentro e fuori di noi ci mette in cammino – ha proseguito Casci – e c’è sempre una stella che ci indica il cammino. Quanti uomini e donne cercano il bene e si sentono viandanti e lavorano affinché l’uomo sia sempre più umano? In tutto ciò anche i Magi hanno guardato lontano e sono andati dai Giudei a chiedere del proprio Re. Ma nessuno di loro, né i dottori, né gli studiosi, né il re stesso se ne erano accorti”.Casci ha poi richiamato l’attenzione sul percorso dei Magi al loro rientro, ovvero “un’altra strada. Non solo per la paura del despota ma anche perché dopo l’incontro con il bambino il loro cammino era cambiato”, ha concluso Casci.Da sottolineare la presenza, tra il pubblico, anche di alcuni esponenti del clero cattolico cittadino a partire dal vicario generale, monsignor Armando Zorzin, al parroco della Cattedrale, don Nicola Ban, e i vicari parrocchiali don Dario Franco e monsignor Ruggero Dipiazza.
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