Da un’elezione all’altra…

Fino a sei anni fa erano temi sui quali si dibatteva: gestire assieme i servizi con i consorzi, dare consistenza a Città Mandamento, come attuare l’Unione territoriale intercomunale, guardare in modo diverso il territorio, mettere assieme Monfalcone, Ronchi e Staranzano. Quest’ultima prospettiva è stata bocciata da un referendum. Quella bocciatura e soprattutto l’esito delle elezioni comunali dell’autunno 2016 nella città del Cantiere hanno avviato una svolta che ha ’cambiato’ Monfalcone nei suoi rapporti con il mandamento, il territorio di cui è parte integrante di non poco peso. Non sono cambiati i problemi e le potenzialità del mandamento, sono cambiati i rapporti tra le istituzioni. Lì dove un tempo le inevitabili tensioni si componevano almeno nel cercare una soluzione possibilmente comune ai problemi, ora ci si contrappone in un braccio di ferro che nulla produce se non la divisione e l’incomprensione tra quello che era il capoluogo mandamentale ed i Comuni che si estendono verso l’Isonzo. Monfalcone è cambiata; lo si legge, lo si sente dire, ma sul piano dei rapporti con “i vicini” si ha la sensazione che il cambiamento non abbia portato a buoni risultati. Si registrano scontri e critiche, anche pesanti e talvolta con il sapore del ’ricordatevi che sono il più forte’, ma il prodotto di questa mancanza di rapporti fa vedere una Monfalcone che si è isolata dal suo naturale contesto territoriale. Salute, lavoro, casa, istruzione, cultura sono punti cardine sui quali le risposte alla popolazione non possono essere date in base ai confini dei piccoli territori comunali e nemmeno Monfalcone può pensare di programmare il suo futuro, sperabilmente di sviluppo, da sola. La Politica è capacità di mediazione, di composizione dei conflitti, di programmazione che unisce le forze per raggiungere gli obiettivi. Certo, è necessariamente confronto, ma democratico e rispettoso delle istituzioni, delle persone e dell’intera popolazione.Anche sotto questo aspetto Monfalcone è cambiata. Il confronto spesso diventa scontro e pregiudizio, cadendo nel disprezzo che talvolta rasenta l’odio. Abbiamo letto, a questo proposito, messaggi e post di questi ultimi anni sui social, sia di comuni cittadini che di persone che rivestono cariche istituzionali: troppo spesso il dileggio viene prima di qualsiasi civile ragionamento. Lo stesso significato che si attribuisce all’identità, è cambiato: non è una ricchezza da offrire; è un motivo di esclusione e di contrapposizione, quasi una superiorità nei confronti di chi è arrivato con una sua cultura, diversa dalla nostra. Monfalcone è cambiata, è più isolata, più divisa al proprio interno, incapace di dialogo costruttivo tra i diversi orientamenti. E le comunità cristiane di Monfalcone e del Territorio come hanno vissuto questi anni e questi cambiamenti? Danno l’impressione di essere racchiuse in se stesse; frastornate dal rendersi conto di essere sempre più piccole; differenziate al loro interno, per non dire divise, tra chi accetta la sfida del percorso indicato da Papa Francesco e chi cerca la sicurezza guardando al passato. Emerge nelle cronache e nel sentire comune l’impegno cristiano del sostegno a chi ha più bisogno. C’è però il rischio che questo sia più una delega alla meritevole opera della  “Caritas”, che un coinvolgimento personale nel rapporto con chi è caduto o sta cadendo nella condizione di povertà e nella lotta alle cause delle vecchie e nuove povertà.  In mezzo a questa realtà ecclesiale e sociale la strada del sinodo diventa una grande opportunità per riflettere su noi stessi, sulla nostra comunità, sui rapporti tra le comunità e con la società nella quale siamo chiamati a collaborare al bene comune. Il nostro cambiamento non può partire senza una quotidiana conversione alla luce della Parola che ogni giorno ci viene offerta e che, forse, ascoltiamo distrattamente e per abitudine. Il sinodo, questo ’camminare insieme’, può aiutare le comunità cristiane a ritrovare la loro “identità” e a proporla come credibile contributo nella costruzione di nuovi e migliori rapporti anche nella vita sociale.