Accompagnare il defunto con professionalità e “delicatezza assoluta”

Un gesto scaramantico, un’espressione di stizza o di finto disagio. Quando si parla di morte, o di funerali, in generale, l’interlocutore fa capire immediatamente, molto spesso, che non è un argomento di conversazione gradito. “Ormai la morte è relegata negli ospedali e raramente fa parte del nostro vivere quotidiano, civile e religioso”, ha asserito un sacerdote durante una messa da requiem, qualche giorno fa, cui ho assistito in qualità di organista. Quando, invece, parli con Michael Bertogna, nella seria delicatezza che lo contraddistingue, capisci immediatamente che puoi anche distendere i nervi nel disquisire su un tema che ormai si evita in modo sistematico. Da qualche anno il giovane imprenditore, che già aveva avuto modo di avvinarsi al mondo delle Onoranze Funebri, non solo ha avviato la propria attività a Ronchi dei Legionari, mettendoci impegno e passione, ma è anche diventato un vero e proprio professionista dell’ultimo saluto. Anzi, potremmo ben dire “professionisti”, dal momento che la squadra non solo è affiatata ma ha costruito un’intesa di lavoro in momenti decisamente non facili. Al quinto anno di attività abbiamo stilato un bilancio assieme allo stesso Michael.

L’impresa delle Onoranze Funebri Bertogna, nata nel 2017, ora si avvia al quinto anno di vita. Molta acqua sotto i ponti è passata dal primo funerale a San Lorenzo di Ronchi, si può dire il punto di partenza dell’avventura. Cosa significa per un giovane inserirsi in un settore come quello delle pompe funebri?L’inserimento di un giovane nel settore delle onoranze funebri non è così raro perché in tutte le imprese il passaggio generazionale avviene.La cosa più particolare del mio caso è il fatto che un giovane decide di intraprendere dalla base questa avventura, costruendo l’azienda da zero.Solitamente il lavoro, in questo campo, è tramandato di generazione in generazione e le novità che vengono apportate ai servizi e allo svolgimento della professione sono poche.Quando, invece, qualcuno inizia da zero queste possono essere tante. Nel mio caso, ad esempio, ho voluto puntare su servizi di estrema qualità ed eleganza utilizzando strumenti innovativi.Fanno la sua parte anche la scelta del colore dei mezzi di lavoro, bianco e bronzo, tutto Made in Italy, ma anche l’accompagnamento musicale alle celebrazioni, la formazione costante sulla preparazione delle salme e le cerimonie di ogni tipo, anche quelle non religiose.

La competenza e la professionalità si guadagnano sul campo e con il tempo ma la stoffa si vede se c’è o non c’è in un piccolo segno come la “delicatezza”. Quanta empatia serve in momenti delicati come gli estremi saluti?Parecchia, e bisogna stare molto attenti a non farsi coinvolgere nel dolore delle persone ma solamente capire ciò che provano, ascoltare le loro richieste senza far pesare altra sofferenza e stress su di loro.Insomma, condurle in un momento particolare nel migliore dei modi, senza dimenticare la delicatezza assoluta a soddisfarle.

Come è cambiato, in quattro anni e con una pandemia di mezzo, il lavoro? E la percezione della morte?Più di tanto non è cambiato, se non nei momenti più duri della pandemia, ovvero quando le famiglie non potevano nemmeno dare un segno di saluto ai loro cari in quanto i decessi da Covid non erano esponibili e le restrizioni per evitare il contagio non permettevano la partecipazione alle cerimonie.Vari sono stati i problemi anche per quanto riguarda le quarantene, con slittamenti o parenti impossibilitati a prendere parte al momento.Abbiamo anche offerto lo streaming delle cerimonie ma è stato un leggero viatico: non poter dare la possibilità alle famiglie di dare un saluto degno ai loro cari anche per noi è stato estremamente doloroso. La percezione della morte è rimasta la stessa, non è cambiata poi di molto perché, di fatto, quella rimane.Per coloro che sono meno credenti più che un addio a un proprio caro si tratta di un momento di grande sofferenza dove la fede non può lenire alcuni dolori. Probabilmente questo periodo di pandemia più che cambiare la percezione della morte ha cambiato il nostro modo di vedere la vita.

Sono ancora tanti coloro che scelgono l’ultimo saluto in chiesa o vi è, nell’ultimo periodo, un aumento di funerali laici o addirittura ancora più scevri da manifestazioni di affetto?Tutto ciò è cambiato molto. Ormai ci sono sempre più cerimonie semplici limitate a una benedizione della salma o, addirittura, con rito civile. Il funerale “classico” in chiesa, con l’arrivo del feretro, la Santa Messa, l’aspersione e poi il corteo in cimitero, o la cremazione, stanno lentamente scomparendo.Vuoi per abitudini delle famiglie vuoi per semplificare il momento già difficile, ma una grande parte di questa evoluzione è dovuta soprattutto al cambio generazionale nelle famiglie e a una minor percezione del sacro nella nostra società.a cura di Ivan Bianchi