Come Francesco, costruttori di una cultura della fraternità europea
9 Febbraio 2022
Quante volte ci siamo sentiti fragili e disorientati, in quasi due anni di una pandemia che avrebbe dovuto durare il tempo di un lockdown? E quante volte, attraversando la Zona tra il giallo e il rosso, abbiamo provato stanchezza e delusione? Tutto avrebbe dovuto finire in poco meno di due mesi. E quest’anno, l’Incontro fraterno al Presepe avrebbe dovuto aver luogo la Domenica del Battesimo di Gesù. Da quel 9 marzo 2020, il futuro si coniuga al condizionale. Ma se è vero che lo Spirito Santo, come il vento, soffia e nessuno sa da dove viene e dove va, è anche vero che la barca su cui stiamo navigando il mare della vita, supererà la tempesta e approderà all’altra riva, se lasceremo il timone al Signore. Così, le fraternità francescane di Gorizia e Nova Gorica, dopo essersi messe in ascolto del Verbo, hanno cambiato la rotta disegnata sulla carta nautica; il 9 gennaio il pellegrinaggio da piazza Transalpina avrebbe dovuto concludersi alla Kapela, il piazzale del Convento della Kostanjevica, passando per il valico di San Gabriele.L’Ordine Francescano Secolare d’Italia e di Slovenija, unito, ha seguito la linea della prudenza; più importanti dei progetti sono i fratelli e le sorelle con cui realizzarli. Nell’antivigilia della Presentazione di Gesù al Tempio, le fraternità del Friuli Venezia Giulia e della Primoska, si sono date appuntamento su Zoom.Una piattaforma non sarà mai un porto. Ma sopra di essa si possono costruire ponti. Prenderemo di nuovo il largo. Ma l’attesa può essere immobilismo o riformismo.I francescani, guidati dall’Arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Redaelli, e dal Vescovo di Koper, Jurij Biziak, hanno scelto di incontrarsi davanti a tutti i presepi.Nel video d’apertura, scorrono le immagini dei presepi delle case, di cui i francescani hanno aperto le porte, e dei propri paesi, di cui i fedeli hanno allargato i confini. Quando Francesco, nell’estate del 1219 si recò in Terra Santa al seguito della quinta crociata, incontrò il Sultano d’Egitto, Malek al-Kamel, nel porto di Damietta. Il compromesso raggiunto con il dialogo interreligioso non fu accettato dai cristiani che continuarono, imperterriti e testardi, un sanguinoso ed infruttuoso conflitto con i musulmani.Il Santo tornò dalla Palestina, nel 1123 stanco, deluso, amareggiato. Come noi, oggi.Eppure, il desiderio di rievocare la nascita di Gesù, maturò in lui proprio in quell’anno.Tra le grotte del Monte Lacerone, Francesco chiese ad un suo amico, il nobile Giovanni Vellita, di aiutarlo a rappresentare la Natività per celebrare con tutti coloro che si sarebbero riuniti a Greccio, piccolo borgo in provincia di Rieti, la notte del Natale. Fra Luigi, guardiano del Convento dei Cappuccini e assistente della fraternità di Gorizia, e Paolo danno voce al Santo di Assisi e a Messer Giovanni di Greccio, in questo Incontro fraterno davanti al Presepe che, giunto alla XV edizione, ha ripercorso, in semplicità, il viaggio di Francesco, anche attraverso emozioni talvolta contrastanti. Il dialogo in sloveno tra Francesco e Giovanni, ha la voce di br. Marjan e Stanko Sorli.Francesco, nel far memoria del Bambino nato a Betlemme, voleva che ogni uomo ed ogni donna provassero la stessa gioia e la stessa pace che avevano pervaso il suo cuore.Allora, i frati e la gente del posto, accorsero festanti e ognuno di loro, secondo le proprie possibilità, partecipò alla realizzazione del sogno di Francesco: portanto fiaccole secondo le proprie possibilità. Il 30 gennaio 2022, i francescani italiani e sloveni, abitando le distanze, hanno fatto ancora proprio quel sogno, avverandolo. Il miracolo che avvenne a Greccio, s’è rinnovato anche quest’anno.Nelle tenebre che si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città, come nella notte buia del lontano 24 dicembre 1223, le luci splendono certe come la speranza.La tempesta fa meno paura, se sappiamo di non essere soli: Raffaella e Silva, ministre delle due fraternità, animano questo Incontro davanti a tutti i presepi, impostando sempre la rotta verso il Signore e verso gli altri sostenute dal Vescovo Jurij che auspica che questa semina iniziata nel 2008 dia frutti buoni in questi tempi bui.L’Arcivescovo Carlo, invita le fraternità francescane a portare avanti questo cammino che dura ormai da 15 anni ed è a tutti gli effetti un cammino sinodale. Ricordando l’appuntamento di Gorizia – Nova Gorica 2025, ricorda che le relazioni di amicizia e fraternità devono essere radicate sul Vangelo. Il futuro, allora, si coniugherà in europeo ed i francescani sono chiamati a vivere in prima persona l’appuntamento di Capitale europea della cultura nel 2025. Più volte l’Arcivescovo Carlo ci ha ricordato come San Francesco sia stato pioniere nella diffusione della cultura della fraternità in Europa. I frati, inviati dal loro fondatore, partendo da Assisi e da tutta l’Italia, giunsero nell’attuale Slovenia e in tutta Europa pochi anni dopo la morte del Santo. I Cappuccini, particolarmente, ebbero un ruolo decisivo, in ragione della loro funzione di predicatori, nel livellare le differenze dialettali e nell’unificare la lingua parlata. E’ arrivato, ora, il momento di essere costruttori di un’Europa di nazioni cristiane e fautori di una Capitale della cultura europea. ingiustizia.”
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