“Un ritorno a casa” insieme a Sant’Agata

Un ritorno a casa.Così è stata accolta la riapertura della chiesa di Sant’Agata a Polazzo. Occasione propizia proprio la festa della Santa Vergine e Martire di Catania, festeggiata il 5 febbraio, e che è stata celebrata proprio sabato 5. Chiesetta gremita fino al limite delle possibilità imposte dalla normativa anti-Covid: non solo banchi e sedie ma anche tante persone all’esterno. Presente, in prima fila, il sindaco, Cristiana Pisano, e anche una nutrita rappresentanza della locale Pro Loco.A celebrare la Santa Messa Solenne il parroco, don Giorgio Longo, che nell’omelia ha ricordato le virtù eroiche della santa.”Un esempio di fermezza e rettitudine anche e soprattutto per il nostro tempo”, ha ricordato don Longo. “Una partecipazione inaspettata e un’emozione particolare.Ora speriamo piano piano di recuperare la comunità.Sant’Agata ci ricorda di dimenticare le nostre divisioni e di unirci per il bene comune”, sono ancora le parole del sacerdote.”Festeggiata Sant’Agata, prima patrona dell’anno, toccherà a San Giacomo a luglio e Santa Elisabetta d’Ungheria a novembre.Anche questi tre protettori e patroni ci aiutano.Dove sembrava impossibile secondo qualcuno utilizzare le chiese, grazie alla buona volontà, allo studio, con oculatezza e tenendo la porta aperta, si è potuto fare tutto”.Ad accompagnare la celebrazione una rappresentanza dei Sacri Cantores Theresiani.È stato eseguito l’inno a Sant’Agata, composto nel marzo 1991 da don Narciso Miniussi, prete musicista foglianino, che lo aveva composto per sciogliere una promessa fatta a don Nino Lupieri.La prima esecuzione esattamente trent’anni fa, il 5 febbraio 1992.Quindi la benedizione del pane, come da tradizione, opportunamente diviso in sacchetti singoli per permetterne la distribuzione nella massima sicurezza.Va detto che i fedeli attendevano da mesi, dunque, di poter rientrare nell’edificio sacro di cui si hanno, storicamente, poche notizie certe se non una data, 1676, posta sull’architrave della porta principale.Va detto che un edificio è già citato nelle Visite Pastorali del patriarca aquileiese Francesco Barbaro del 1953 che racconta anche di come la dedicazione si festeggiasse la prima domenica dopo il 5 febbraio, Sant’Agata appunto.In tanti hanno commentato positivamente il rientro all’interno dell’edificio sacro e sabato 12, sempre alle 11, è prevista una celebrazione eucaristica per ricordare la Madonna di Lourdes, venerata nella chiesetta.”Quella di questo sabato, è stata una bella giornata per tutta l’unità pastorale di Fogliano e S. Pier d’ Isonzo.Fare festa per S. Agata permette di poter ricordarsi che – nonostante i territori ecclesiali si allargano per nuove esigenze – le specificità delle realtà locali e parrocchiali continuano a vivere nel cuore e soprattutto nella fede della gente.La partecipazione popolare e l’affetto dimostrato alla ricorrenza patronale e alla rassegna campanaria a S. Pier, ne sono la prova” così, a margine della celebrazione, Salvatore Ferrara di Ucsi Fvg e collaboratore del settimanale diocesano.La storia della SantaOltre al miracolo della lava, riportato anche nell’affresco dell’abside, Agata è ricordata per la sua forza d’animo e di fede.Nell’anno a cavallo fra il 250 e il 251 il proconsole Quinziano era giunto a Catania anche per far rispettare l’editto imperiale che chiedeva a tutti i cristiani l’abiura pubblica della loro fede. Affascinato da Agata che seppe essere una consacrata, le ordinò di adorare gli dei pagani.Al suo secco rifiuto il proconsole avviò un processo contro Agata, di cui sono riferiti i dialoghi tra il proconsole e la santa, che rispecchiano sentimenti e linguaggio dei cristiani, e dai quali si comprende che la giovane era edotta in dialettica e retorica.Portata in carcere fu sottoposta a tortura che culminò con lo strappo di una mammella.Nella stessa notte venne visitata da san Pietro che la rassicurò e le risanò le ferite.Adirato Quinziano, la cui passione per Agata si era tramutata in odio, la fece porre nuda su cocci di vasi e carboni ardenti: improvvisamente vi fu un terremoto e crollò il luogo dove avveniva il supplizio, seppellendo i carnefici.Infine venne sottoposta al supplizio dei carboni ardenti.A questo punto, secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non bruciava il velo che lei portava; per questa ragione “il velo di sant’Agata” diventò da subito una delle reliquie più preziose.Mentre la città era in preda al panico Agata spirava, alla presenza di molti testimoni, nella sua cella pregando e ringraziando Dio di averle conservato la verginità.I fedeli ne raccolsero le spoglie e con grande onore le deposero in un sepolcro nuovo.