KCLB: 60 anni di incontri e cultura
11 Marzo 2022
>Uno dei settori che più ha risentito del lungo “stop” della pandemia è stato quello culturale, che ha realmente dovuto “reinventarsi” per reagire alle chiusure. Un settore importante e fondamentale in una città come Gorizia, che tra pochissimo si troverà ad aprire le sue porte come Capitale europea della Cultura insieme a Nova Gorica.Abbiamo parlato di tutto questo con Franka Žgavec (nella foto sopra), presidente del Kulturni Center Lojze Bratuž, realtà che quest’anno celebra il suo 60° anniversario di attività.
Presidente, tracciamo un bilancio dopo 2 anni di pandemia. Quanto hanno inciso sull’attività del Centro Culturale e come vi siete “attrezzati” per reagire all’emergenza?Dopo due anni, di cui praticamente uno intero di chiusura – da febbraio a giugno 2020 e l’intera Stagione 2021 -, possiamo dire che il risultato è soddisfacente. Ci siamo trovati con il teatro completamente chiuso, senza poter svolgere nessuna attività.Nel corso degli anni abbiamo avviato, all’interno dei nostri spazi, attività concertistica, teatrale, espositiva e incontri culturali. Per quanto riguarda l’attività teatrale, per 23 anni abbiamo programmato e realizzato uno speciale abbonamento per tutti i ragazzi che frequentano le scuole slovene, dall’asilo alle elementari; con l’arrivo della pandemia tutto questo purtroppo è venuto a mancare, perché la scuola è stata chiusa per un lungo periodo, poi le classi non potevano uscire, non si potevano usare i mezzi pubblici per il trasporto degli alunni…Nel periodo estivo invece, quando è stato possibile, abbiamo realizzato – in collaborazione con il Teatro Stabile Sloveno di Trieste e con il Kulturni dom di Gorizia – alcune rappresentazioni teatrali del TSS.Anche l’attività concertistica è stata in un certo modo “congelata” per un lungo periodo. L’anno scorso, sempre nei mesi estivi, abbiamo ospitato un primo concerto, con una bella soddisfazione, e lo scorso Natale, nonostante le tante difficoltà, siamo riusciti a realizzare – con la collaborazione del coro giovanile “Emil Komel” e l’Orchestra Ars Atelier – un grande concerto: sul palco c’erano 58 persone; ad ogni prova presentavano un tampone negativo e così anche il giorno del concerto. Ringraziando il Signore, la cosa è proceduta bene, siamo riusciti a realizzare quest’evento con tutte queste persone sul palco e la sala piena. Dopo due anni siamo riusciti a realizzare un progetto importante.Abbiamo poi l’attività espositiva, per la quale siamo riusciti a realizzare l’esposizione “L’arte grafica degli sloveni in Italia”, aprendo la mostra solamente in una giornata per la presentazione ai media, e proseguendo quindi attraverso YouTube con un video, pubblicato sia in Italiano che in Sloveno, che ha permesso a tutti di visitare la mostra online. Il progetto è andato bene, ci sono state buone visualizzazioni.Per quanto riguarda invece i tradizionali “Incontri sotto i tigli – Srečanja pod lipami”, durante l’estate li abbiamo potuti svolgere all’aperto, sempre seguendo tutte le normative sanitarie (distanza interpersonale, segnalazione delle presenze, sanificazioni…). Quando invece eravamo chiusi, li abbiamo realizzati attraverso Facebook e YouTube, anche con incontri in collegamento con vari ospiti.Questa pandemia ha segnato profondamente la nostra attività, non solo, anche la presenza del pubblico nelle varie manifestazioni si è ridotta: le persone anziane non escono e non partecipano soprattutto a manifestazioni dove ci sono molte persone, perché hanno paura. Ora l’attività va riprendendo ma certi tipi di progettualità vanno proprio ricostruirli da capo – ad esempio l’attività di teatro per bambini. In collaborazione con il CTA, che svolge qui da noi da moltissimi anni il suo “Pomeriggi d’Inverno” ogni 15 giorni, abbiamo iniziato parallelamente anche una proposta in lingua slovena, cercando di riagganciare questo pubblico dei bambini con i genitori -.Sono tempi difficili, speriamo vada meglio e che questo virus sia sempre più debole, fino a ridursi ad una tipica influenza.
Quanto ha inciso la pandemia anche sull’attività lavorativa?Per un certo periodo siamo ricorsi alla Cassa Integrazione, poi siamo rientrati perché la burocrazia è tale che il lavoro comunque non mancava. Abbiamo approfittato inoltre per attivarci nella preparazione agli eventi in vista del nostro 60° anniversario, che ricorre proprio quest’anno; abbiamo inoltrato domande e progetti alla Regione… mancava la parte dell’attività vera e propria ma il lavoro d’ufficio c’era.Abbiamo colto la chiusura anche per svolgere alcuni lavori di miglioria alla sala grande, dedicandoci alla sua risistemazione per farla trovare, alla riapertura, un luogo ancora più confortevole.
Come accennava poco fa, quest’anno ricorre un importante anniversario per il “Bratuž”. Quali iniziative in programma?Il 25 febbraio il Kulturni Center Lojze Bratuž ha compiuto il suo 60° anniversario. Le proposte sono iniziate già un anno prima, in quanto non sapevamo come sarebbe andata con la pandemia e in che situazione ci saremmo trovati. Avevamo già programmato di realizzare un documentario su tutta l’attività svolta nel corso dei 60 anni, con un po’ di storia, narrazione delle cose importanti successe, testimonianze…È stato poi deciso di spostare la data dei festeggiamenti da febbraio alla prima settimana di aprile. Il programma è preparato, allestiremo una mostra documentaria dell’attività nel corso dei 60 anni dall’apertura, raccontando anche dei tanti personaggi che hanno meriti, che si sono prodigati affinché al tempo il Katoliški dom venisse realizzato; spazio poi all’attività degli ultimi 25 anni come Kulturni Center Lojze Bratuž.Realizzeremo anche una serata di gala con la proiezione di spezzoni del documentario realizzato, collegati tra loro da un brano corale scritto per l’inaugurazione del ’62 e rielaborato da Patrick Quaggiato in varie forme musicali: si parte dal brano in forma originale, fino ad arrivare alle forme più moderne e attuali, in una proiezione verso il futuro. Il testo racchiude i pensieri e gli ideali che hanno motivato i nostri fondatori; questa ricchezza che hanno creato abbiamo voluto riprenderla anche nel motto di quest’anno: “I nostri valori, la nostra ricchezza”, perché il nostro lavoro continua su quei valori che sono stati fondamentali nella creazione del Centro; per noi sono una ricchezza e vogliamo trasmetterli alle nuove generazioni.
Il Centro ospita anche una Scuola di Musica e le attività sportive del basket e della pallavolo, tutte realtà molto frequentate da giovani e giovanissimi. Com’è stato per loro il tempo della pandemia?Il KCLB è proprio un centro multiculturale e multifunzionale dove c’è spazio per l’educazione, per l’istruzione, per lo sport, per la cultura ad alto livello ma anche amatoriale; ospita varie associazioni e cori; nella sala maggiore si svolgono spettacoli, concerti… insomma c’è davvero un’attività molto ricca. Qui ha sede anche appunto la Scuola di Musica che, nel tempo della pandemia, con le chiusure più severe, ha continuato la sua attività attraverso la Didattica a Distanza; gli insegnanti sono stati molto bravi, attivandosi sin da subito per poter proseguire con il programma.Il complesso della Scuola ha anche una piramide di attività corali: i più piccoli sono stati fatti rimanere a casa e l’attività è stata fermata; i più grandi, diretti da David Bandelj, appena è stato possibile hanno ripreso l’attività, ospiti della parrocchia a Sant’Andrea. Nonostante le grandi difficoltà ce l’hanno fatta, anche svolgendo le prove all’aperto in estate.Stessa cosa anche per le attività della palestra che, seguendo tutte le limitazioni delle normative, appena è stato possibile hanno ripreso e in estate hanno spostato tutte le attività all’esterno.Le difficoltà ci sono, vanno fatte molte sanificazioni – la palestra viene sanificata almeno due volte al giorno – e le spese in più ci sono. Però le attività, oggi, sono riprese quanto più possibile, si seguono tutte le normative e le richieste per quanto riguarda spazi e distanze, reagendo a tutte le difficoltà del caso.
In 60 anni com’è cambiato e cresciuto il Centro Culturale e, parallelamente, com’è cambiata la stessa Gorizia? Ci stiamo avviando a grandi passi alla “sfida” del 2025: quali passi, dal vostro punto di vista di operatori della Cultura, sono assolutamente necessari?Dal ’62 al ’96 il Katoliski dom ha svolto la propria attività dando spazio alle associazioni slovene, che qui avevano un luogo dove poter svolgere la propria attività ed era aperto anche a tutti quanti richiedevano l’uso della sala.Dopo la ristrutturazione l’attività del KCLB si è arricchita in modo esponenziale, iniziando una progettualità ricca su tutti i quattro campi – teatro, musica, esposizioni, incontri -.La città nel frattempo è cambiata molto. Fino agli anni ’90/2000, era una città ricca, piena di attività, con molte presenze. Con la disgregazione della Jugoslavia e l’indipendenza della Slovenia, pian piano le cose sono cambiate: buona parte della città ha iniziato a perdere il ruolo che aveva prima nell’ambito di “città di confine” che provvedeva a tutto quello che in Jugoslavia non si trovava. Purtroppo la visione non è piacevole, oggi Gorizia si è molto svuotata.Bisognerebbe avere una visione nuova su come rinnovare e riattivare la città. Si va verso la Capitale Europea della Cultura 2025. Gorizia non ha, purtroppo, tutto quello che dovrebbe avere, soprattutto per quanto riguarda l’ospitalità. Si dovrebbe riattivare quanto necessario per accogliere il turismo, che sarà presente in quantità, a partire da alberghi, ristoranti…La sensazione è che, a livello amministrativo, manchi una visione anche nell’ambito dell’attività culturale – ricordiamo che si parla di Capitale Europea della Cultura -. Siamo stati invitati dal Comune a collaborare, abbiamo dato le nostre proposte e le nostre idee ma non abbiamo poi avuto una risposta. Manca, da parte dell’Assessorato alla Cultura, un ufficio, un centro, un responsabile che sia a conoscenza di tutto quanto avviene nella città, che coordini e dia delle indicazioni su quest’attività che si pone davanti a noi.Come associazioni abbiamo un po’ l’impressione che si stia forse perdendo un po’ il senso centrale della Città capitale della Cultura, poiché si sta allargando sempre di più anche ad altre città. Certo, città come Udine e Trieste hanno a disposizione anche strutture per poter ricevere visitatori ma il fulcro dovrebbe rimanere Gorizia, con la sua ricchezza storica, culturale, naturalistica che andrebbe veramente valorizzata, al di là degli eventi 2025. Questo però dovrebbe partire dall’amministrazione: i tempi sono corti, manca poco.
Il Centro Culturale rappresenta anche l’importante parte linguistica e culturale slovena della città, una ricchezza, soprattutto in un’ottica che ci porta verso la Capitale europea della Cultura…La comunità slovena è ricca di attività culturali, è presente anche al Comune e nelle varie istituzioni e associazioni. In ogni occasione e in ogni ambito può contribuire e lo fa sempre con entusiasmo. Noi siamo aperti in una visione verso il 2025, abbiamo già fatto delle proposte e un nostro progetto è già stato accolto dalla Regione. Dovrà essere completato entro quest’anno ma porta un titolo e un contenuto che potrà essere ripetuto anche negli anni a venire: “Da Nizza austriaca a Gorizia”, un percorso storico ma sviluppato in una forma accattivante, utilizzando la metodologia dello storytelling; uno spettacolo scenico – musicale bilingue ma con accenni anche al friulano e al tedesco. Consentirà di vedere la nostra città attraverso il tempo, sotto l’impero austroungarico, poi il passaggio all’Italia, poi la presenza slovena, andando verso l’Europa e alla Capitale europea della Cultura.Le collaborazioni inoltre si stanno aprendo sempre di più, per mettere insieme quante più forze possibili, sempre in visione del 2025 e oltre – che è un po’ anche lo spirito alla base del progetto Nova Gorica e Gorizia Capitali della Cultura -.
Per concludere, se dovesse racchiudere Gorizia in un’immagine, una fotografia, quale sarebbe?La fotografia di una città sicuramente accogliente, con tante ricchezze, che ha però bisogno di valorizzare la propria storia, la propria comunità, in attesa del grande evento che l’aspetta. Spero che questo sia un’iniezione importante, che possa dare una spinta a tutte le attività che sono caratteristiche per la nostra città, verso una sua totale ripresa. Spero che tutto quello che è necessario per il 2025 arricchisca in tal senso e diventi un valore aggiunto a ciò che già possediamo.
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