Il pensiero dell’Unitalsi per il popolo Ucraino

L’orazione che accompagnava e sosteneva la nostra preghiera lunedì scorso, così si esprimeva: “O Dio, che hai ordinato la penitenza del corpo come medicina dell’anima, fa’ che ci asteniamo da ogni peccato per aver la forza di osservare i comandamenti del tuo amore.”Si nota subito che vengono posti in evidenza tre temi: la penitenza, il peccato, il comandamento dell’amore. Non solo i tre temi sono uniti in modo progressivo, ma si comprendono, si compenetrano, si intrinsecano, si completano. Le opere di penitenza non sono definite debito o pena del nostro peccato, ma prima di tutto rimedio e difesa dal peccato. Solo l’assenza dello stato peccaminoso può produrre la necessaria e giusta libertà per fare il bene, per amare il prossimo, per porre in atto il comandamento dell’amore.Due anni fa, proprio in questo periodo, la nostra Quaresima è stata segnata prevalentemente dall’esercizio della penitenza: impossibilità di riunirci, divieto di rapporti personali-fisici, chiusura dentro le quattro mura domestiche, alienazione da qualsiasi contatto tattico, ad esclusione del telefonico o visuale, ma da lontano. Il Tempo Quaresimale 2022 si è aperto con la forte speranza, anzi, direi certezza, che stiamo ormai chiudendo il capitolo della fase critica ed emergenziale della “penitenza COVID”, ma ecco che si è aperta una nuova pagina a dare forte impronta al nostro cammino quaresimale: il comandamento dell’amore, la mano allungata al prossimo, l’accoglienza del bisognoso, l’ospitalità del profugo, il sostegno del trafitto, l’aiuto a chi grida di dolore per il cuore lacerato dalla guerra.Sono molte, moltissime le iniziative nate per attenuare la tribolazione del Popolo Ucraino errante nel “deserto europeo”. Forse non sarà superfluo e inutile se noi unitalsiani concentrassimo la nostra attenzione verso quella parte dei profughi che sono nello stato di invalidità, di malattia, di anzianità, di bisogno di cura interiore, più che esteriore. Un cammino, il nostro, diverso dal solito. Ma oramai, cosa ci stupisce o imbarazza? Ci siamo tanto abituati che ogni giorno ci accoglie con nuove provocazioni che non abbiamo contemplato, che non facevano parte della nostra tranquillità, che non avremmo mai osato pensare o immaginare. Dire buona Quaresima è troppo generico, dire buon lavoro, questa volta, è più contingente.