Fare la storia
4 Maggio 2022
Domenica 8 maggio, IV^ di Pasqua, chiamata anche “del Buon Pastore” per il tradizionale riferimento all’immagine pastorale del Vangelo secondo Giovanni, celebriamo la 59^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. La Chiesa ci richiama in modo particolare a contemplare la vita come una chiamata di Dio, una risposta grata al suo amore che sempre ci precede.Quest’anno l’Ufficio della CEI per la pastorale delle vocazioni ci rivolge un appello a “Fare la storia” (FT 116), come ad assecondare quella misteriosa azione dello Spirito che tesse le fila della vicenda comunitaria e personale. Siamo chiamati a costruire e disegnare l’esistenza docili allo Spirito ma non da soli, bensì in una fraterna e umana connessione che pandemia e guerra non possono spezzare.Papa Francesco nella esortazione post-sinodale Christus Vivit a più riprese ha incoraggiato i giovani: “Lasciate sbocciare i vostri sogni, prendete decisioni”.In continuità con i temi scelti negli ultimi due anni, il tema della giornata di quest’anno si propone di mettere a fuoco l’orizzonte della vocazione come responsabilità. Se la vocazione nasce dall’incontro personale con il Signore e la sua Parola riconosciuta come una promessa – “Datevi al meglio della vita” (2021) – che non è mai solo “la mia” ma si compie sempre insieme agli altri – “La santificazione è un cammino comunitario da fare a due a due” (2022) – c’è ora da riscoprire che la vocazione non è mai soltanto “per me” ma sempre “per qualcun altro” a servizio: è la vita spesa per amore di qualcuno, è appunto “Fare la storia”.Ogni comunità è invitata alla preghiera per le vocazioni. In questo dobbiamo essere grati al gruppo delle Zelatrici, che con costanza si impegna a tenere viva lungo tutto l’anno questa “presenza orante” in varie parti della diocesi. A tutti ricorda che “vocazione” include i diversi i modi attraverso i quali è possibile servire il Signore e la Chiesa: la via del matrimonio coinvolge ad essere segno dell’amore fedele e fecondo di Cristo; la via della speciale consacrazione fa camminare uomini e donne in un legame di totale ed intima appartenenza al Signore; la via dell’Ordinazione presbiterale per portare ai fratelli la Parola e i Sacramenti.Non possiamo non riferirci, anche per il tema vocazionale, all’omelia della Messa del Crisma, nella quale il Vescovo Carlo ha invitato il Presbiterio a riscoprirsi famiglia: “Un presbiterio in cui i rapporti dovrebbero essere quelli che normalmente si istituiscono in ogni comunità umana, a cominciare dalla famiglia, dove si esercita la paternità e la fraternità nella condivisione di un unico obiettivo che è l’annuncio del Regno”. Questo è il primo passo, la prima testimonianza da offrire per suscitare vocazioni alla vita sacerdotale; la bellezza della vita nel Presbiterio come realizzazione pacificata della chiamata a seguire Cristo nella Chiesa; “Il contrario è una grande contro-testimonianza e non favorisce certo la crescita di vocazioni al presbiterato”. La vocazione è una missione da compiere (EG 273), un’impresa da portare a termine (Gdt 8,32): c’è una storia da fare, insieme al Signore, insieme agli altri, spendendo la vita nell’amore. La storia, la vita, la vocazione si fa nel concreto di un presbiterio, di una comunità di vita consacrata, di una determinata missione, di una comunità monastica, di una consacrazione a servizio di una precisa Chiesa locale nella quale si è colto l’invito a darsi la vita, reciprocamente.Oltre alla preghiera nelle singole comunità, sono due gli appuntamenti per domenica 8 maggio. Alle ore 17.30 in Cattedrale a Gorizia ci sarà il tradizionale incontro di fine anno delle Zelatrici, con la consegna delle offerte per il Seminario nelle mani del Vescovo e un momento di preghiera.Alle ore 19.00 la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo con il conferimento dei Ministeri.La vocazione non è mai solo un cammino individuale, né una carriera da intraprendere nemmeno una posizione da conquistare, ma viene maturata e vissuta nella Chiesa e per la Chiesa: “Nessuno può dire di avere Dio per Padre se non ha la Chiesa come Madre” (S. Cipriano).
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