“Casa tra le case”
2 Giugno 2022
“Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore, e questo tempio risuoni per le acclamazioni del popolo in festa”.(Preconio Pasquale)La Comunità Cristiana di San Marco in Fossalon gioisce per la Dedicazione della Sua Chiesa e dell’altare nel suo nuovo assetto liturgico. Se originariamente una chiesa riceveva la sua “consacrazione” con la semplice celebrazione della Messa, verso l’VIII secolo si instaura la prassi di compiere alcuni riti con il segno dell’acqua e dell’olio (gli stessi segni del Battesimo e della Cresima!).È uno dei riti liturgici più suggestivi e coinvolgenti, si celebra raramente: inaugura un nuovo edificio di culto e per questo si celebra una volta sola per ciascuna chiesa.In realtà un edificio non nuovo, ma aveva bisogno di risistemare il pavimento del presbiterio che da anni presentava un serio cedimento e la realizzazione dei poli liturgici stabili quali altare, ambone, sede e tabernacolo.La dedicazione è più che una semplice inaugurazione come invece accade per qualsiasi altro edificio. La Chiesa-edificio infatti non è semplicemente un luogo per la preghiera, ma è l’immagine della Chiesa che è Corpo di Cristo, della comunità che lì si riunisce per pregare, della Chiesa terrena e di quella che è in cielo.Per questo il cuore dell’edificio di culto cristiano è l’altare, immagine di Cristo, luogo in cui si rinnova il sacrificio della croce e mensa del banchetto del Corpo e Sangue del Signore.Il rito della dedicazione comincia con la processione verso l’edificio da dedicare. Una volta entrati, l’Arcivescovo asperge il popolo e le pareti del nuovo edificio in memoria del Battesimo.La liturgia della parola si svolge come al solito durante la messa. Il centro di questi riti è l’ambone, luogo specifico della proclamazione parola di Dio, che il vescovo inaugura quando prima delle letture mostra il lezionario e annuncia solennemente: “Risuoni sempre in questo luogo la parola di Dio” (Dal Pontificale Romano).Segue un insieme di riti propri della dedicazione. Dopo il canto delle litanie dei santi sono deposte sotto l’altare le reliquie di martiri o di altri santi, poiché dal sacrificio di Cristo sgorga ogni martirio e santità. Quindi l’Arcivescovo declama la solenne preghiera di dedicazione che esalta il mistero della Chiesa con le immagini della sposa vergine e madre, della vigna, del tempio e della città.Seguono altri tre riti: l’unzione dell’altare e delle pareti, a ricordare che, come Cristo, anche i cristiani sono un popolo consacrato a Dio, l’incensazione dell’altare, del popolo e delle pareti, perché la chiesa è luogo della preghiera che sale al Padre come l’incenso profumato, e perché l’assemblea liturgica è il tempio santo di Dio e quindi è avvolta dalla nuvola d’incenso in segno di onore, l’illuminazione a festa dell’altare e della chiesa, perché Cristo è la luce che risplende sul suo popolo e sul mondo intero.L’ultima parte della dedicazione è costituita dalla liturgia eucaristica.È questo il culmine dell’intera celebrazione, perché è l’Eucaristia che propriamente dedica la nuova chiesa, così come è l’Eucaristia che di domenica in domenica edifica e fa crescere il popolo cristiano. Infine dopo la comunione è inaugurata la cappella del Santissimo Sacramento con la reposizione dell’Eucaristia nel tabernacolo.Sono tanti e suggestivi i riti che si compiono sull’edificio, ma al centro della dedicazione sta la Chiesa in quanto popolo di Dio e il Cristo suo Signore. Dedicando la chiesa di mattoni si ha una viva manifestazione della Chiesa di pietre vive e di Cristo pietra angolare, nel quale “tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore” (Ef 2,21).Ho iniziato questo articolo citando la bellissima espressione che apre la meravigliosa sinfonia del Preconio Pasquale: “Gioisca la madre Chiesa splendente della gloria del suo Signore”. È tutta la Chiesa che come madre gioisce perché splende della gloria di Cristo Risorto. Ma quale Chiesa gioisce e splende? Quella fatta di “pietre vive”; la Chiesa vera è quella fondata sulla fede nel Signore Gesù. Ci ha detto che la Chiesa è costruita sulla pietra e la pietra è la fede di Pietro.Allora la Chiesa è una comunità di credenti, che professano il Dio vivo ed attestano – proprio come Pietro – che Cristo è il Figlio di Dio, il Redentore del mondo. E la Comunità di Fossalon è una piccola parte di questa grande comunità della Chiesa edificata sulla fede di Pietro.Un momento importante come quello che stiamo vivendo, il cammino sinodale, ci ricorda che il mistero della Chiesa è esattamente l’essere pietre vive, non isolate, preziose, ma non indipendenti, pietre congiunte a Cristo e congiunte tra loro.È questa la verità e la forza del nostro essere Chiesa.Una tentazione ricorrente è quella di voler essere “singolari” rispetto agli altri, in qualche modo indipendenti. Ma comprendiamo bene che una pietra, per quanto preziosa e singolare, non sarà mai una Chiesa, un edificio spirituale. È e rimane solo una pietra isolata. Se vuole vincere questo isolamento deve stringersi innanzitutto alla Pietra fondamentale che è Cristo, e poi alle altre pietre. È la sinergia delle singolarità che costruisce la comunione, così come è la sinfonia delle note che compongono la melodia. Siamo stati costituiti Chiesa-comunione e dobbiamo porre ogni sforzo per vivere ciò che siamo. La Chiesa che viene dedicata con il suo altare a Dio, costituisce, al tempo stesso, ciò che siamo e ciò che dobbiamo continuamente realizzare.Ogni volta che vi passiamo dinanzi, guardando la sua imponenza, dobbiamo ricordare la forza che scaturisce dalla comunione. Tutte le volte che entriamo tra le sue mura, dobbiamo umilmente chiedere a Dio di farci crescere nell’unità, non solo con i cristiani della parrocchia o della diocesi, ma del mondo intero. E quando usciamo da questo tempio, dobbiamo portarci la volontà, l’impegno e l’entusiasmo di porre sempre semi di comunione.La bellezza e l’armonia di questo luogo, i suoi spazi magistralmente elaborati, devono richiamarci la necessità che ciascuno contribuisca perché la Chiesa viva sia bella e armonica.Casa tra le case … sempre.don Michele Centomo Amministratore Parrocchiale di Fossalon
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Noi, i tasselli della comunità cristiana
Bonifica. È su di essa che insiste Fossalon e ne trae origine. La bonifica ha creato un luogo rigoroso e regolare ove prima l’ordinario era la sinuosità delle forme proprie della laguna e delle paludi. Ora proviamo ad ingrandire con le dita sullo schermo del nostro telefono la mappa tra la foce dell’Isonzo e Grado e avremmo coscienza dell’ampia estensione del luogo. Si può forse chiamare paese una vastità piana di ettari con grappoli di case rurali equidistanti tra loro? La natura qui pare non seguire le leggi proprie ma s’intravede il tentativo dell’uomo di regolare il tutto con l’intento di plasmare un mondo nuovo.Come nuovi furono gli abitanti che già negli anni Cinquanta non rinunciarono all’importanza delle relazioni di comunità proprio dove le distanze paiono separare più che unire.Fu così che la comunità cristiana ebbe la nuova chiesa. “A.D. 1958” riporta quella che ambisce essere la prima pietra in facciata e l’edificio rispecchia nella semplicità la scarsezza di mezzi e di risorse tali da lasciarlo (volutamente?) incompiuto nelle opere di finitura, tuttavia dal punto di vista formale e compositivo si può notare una certa ricercatezza che eleva, almeno negli intenti, la qualità architettonica dell’edificio: seppur sia piuttosto semplice ed essenziale, il risultato d’insieme è coerente.A valorizzarlo il ricorso a soluzioni architettoniche tipiche della ricerca contemporanea – come finestre a nastro e pilastri fuori-spessore, questi ultimi resi possibili dall’impiego del calcestruzzo armato per la formazione di una struttura a telaio come tecnica costruttiva.L’interno della chiesa è concepito in modo tale da convogliare lo sguardo verso lo spazio presbiterale; questo effetto è ottenuto mediante il ricorso ad una forma trapezoidale del presbiterio, tinteggiata di colore marrone, a cui contrasta l’abside retrostante di colore bianco, enfatizzata dalla luce naturale che penetra dalle finestre disposte lateralmente, nascoste dalla piega dei fianchi del presbiterio.Solo dopo pochi decenni il pavimento della chiesa presentò vistosi cedimenti quasi a ricordare l’origine del luogo e tali dissesti avevano minato l’utilizzo del presbiterio tanto da indurre un intervento di ripristino radicale. Grazie ai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, su progetto dello Studio Techne di Grado si è demolito, scavato, rinforzato e ricostruita la base per un nuovo pavimento.Tutto ciò ha comportato la chiusura temporanea della chiesa e la demolizione dell’altar maggiore. Il parroco mons. Michele Centomo, coadiuvato dal cappellano don Nadir Pigato, si è reso conto che così facendo il problema strutturale sarebbe stato risolto, ma la chiesa sarebbe stata privata degli essenziali elementi liturgici. In breve, con l’approvazione dei camerari, i fondi della parrocchia, l’aiuto della chiesa matrice di Grado e col supporto dello Studio Tecnico Pantanali di Aiello, si è intrapresa la strada per realizzare un nuovo altare, un ambone e una custodia eucaristica.Il prezioso tabernacolo è stato recuperato e si sono raccolte le lastre spezzate del vecchio pavimento per ricomporle attorno alla mensa e all’ambone con tasselli che compongono forme geometriche che richiamano la terra che ci circonda. Tutto questo fortemente voluto da don Michele e don Nadir che nulla degli “scarti” fosse gettato, ma valorizzato per le nuove generazioni. Ecco siamo noi i tasselli della comunità cristiana che ora ritrova lo spazio fisico ove “bonificare” la propria anima.Tutto ciò è stato reso possibile con l’aiuto dei fedeli, dei volontari, le mani degli artigiani, il lavoro delle imprese e la sensibilità dell’arcivescovo che ha intravisto l’importanza dell’opera. Sarà proprio il Pastore della nostra Chiesa a dedicare con solenne Rito, alle ore 17.00 di domenica 5 giugno – Solennità di Pentecoste – la Chiesa parrocchiale di Fossalon e l’altare.G.P.
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