Dall’odore al profumo: il senso ritrovato

La ricerca costante del bene, della cura migliore, della salvezza di tutti sono al centro di ogni azione pastorale nel mondo della salute. L’obiettivo di prendersi cura di ogni persona si scontra tuttavia con la reale situazione di malati, sofferenti, poveri ed emarginati che non sempre suscitano immediatamente il desiderio di avvicinarsi e sostare accanto a loro.Se vince la paura, o peggio ancora l’indifferenza, si genera quello scarto che rende diseguale la società. Il superamento di questo limite viene dal miglioramento delle capacità e competenze umane, relazionali e professionali e ancor di più è garantita dalla grazia e dalla forza che vengono dallo Spirito.Il 23esimo convegno nazionale di Pastorale della Salute, svoltosi a Cagliari dal 9 al 12 maggio, – tutte le conferenze si possono trovare sul sito dell’ ufficio nazionale di Pastorale della Salute- ha messo proprio a tema la necessità del superamento dello scarto e lo ha fatto utilizzando l’immagine dell’olfatto, il quarto dei sensi presi in considerazione negli ultimi anni, nella prospettiva di generare quel passaggio dall’odore sgradevole della malattia al profumo che emanano le buone azioni di cura.In questo percorso ci hanno aiutato numerosi relatori con i loro interventi puntuali , a partire dal nostro Arcivescovo Carlo come presidente della commissione carità e salute della Conferenza episcopale italiana, dal direttore generale don Massimo Angelelli che ha fortemente desiderato il ritrovarsi insieme in presenza dopo due anni di blocco a causa della pandemia.Un terreno che ha visto accomunati i relatori nelle loro diverse esposizioni  è stato proprio il fatto di riannodare le relazioni.La pandemia ha proprio congelato le relazioni aumentando il disagio dell’animo, producendo ferite psicologiche e non aiutando certamente chi era già provato fisicamente. Ripensando al messaggio di papa Francesco dello scorso anno, si piò davvero affermare che la cura è un problema di relazioni umane.Cos’è tante volte che blocca l’aiuto al bisognoso se non la fretta, la paura, la ricerca di alibi?La malattia e perfino la morte ci chiedono di ” fisicizzare” l’amore.Questo fissa la vita, ti aiuta a sopportare e perfino, alla luce della fede, trovare un senso.La cultura della cura è tipica di chi non ha paura di guardare la realtà… e lo fa concretamente, attraverso i sensi.E’ emerso, inoltre, il grande rischio di oggi: diventare insensibili al dolore, abituarci a vedere la sofferenza delle persone.A questo proposito, molto forte è stata la testimonianza in videodiretta dell’Arcivescovo Maggiore di Kiev, il quale, profondamente turbato, ci ha messo davanti la dura e disumana realtà della guerra che con le sue bombe ha privato decine e decine di uomini, donne e bambini di braccia e gambe.Ha chiesto alla Chiesa italiana la prossimità della preghiera e l’aiuto clinico possibile perché la vita di questi fratelli e sorelle possa ritrovare speranza.E credo che le parole del Cardinal Bassetti, nel suo videointervento a conclusione del Convegno, che ha visto circa 150 partecipanti da tutta Italia, indichino chiaramente a tutti noi il nostro mandato: “Dio ha dato al mondo il Figlio e la Chiesa è quella parte che lo ha accolto e lo porta”, porta la fragranza del profumo di Cristo, che copre il cattivo odore dello scarto.