“C’era una volta… Ruda”

Studiare il passato è doveroso per evitare di commettere gli stessi errori dei padri o dei nonni; coltivare la memoria è necessario per costruire un futuro migliore. E quando di mezzo ci sono la vita di un piccolo paese e le pulsioni di una comunità semplice che rischia l’annientamento a causa dell’odierno sviluppo tecnologico, scriteriato e a volte non controllabile, ecco che capire il passato e coltivarne la memoria diventano quasi un imperativo categorico, un obbligo morale, prima che politico, immanente. E’ ciò che ha fatto Luigi Gratton con il suo ’C’era una volta…Ruda’, volume di ben 358 pagine, edito dal comune di Ruda, presentato sabato scorso a casa Toppani alla presenza del sindaco, Franco Lenarduzzi, e del professor Ferruccio Tassin. Il libro, con centinaia di foto, con storie, aneddoti, vita vissuta, raccolte di carte geografiche, modi di dire e ritratti di uomini e donne della comunità, ha portato all’attenzione dei rudesi di oggi quello che era il paese di ieri, le proprie radici insomma, con una abbondanza di citazioni da far invidia agli storici più navigati.E si tratta del primo volume, vale a dire di una sorta di introduzione, di un lavoro che proseguirà nei prossimi anni con un focus dedicato al paese tra le due Guerre e poi al paese nella contemporaneità, con i cambiamenti strutturali intervenuti negli anni, nel quale tutti potranno riconoscersi. Insomma un lavoro certosino, completo, ampio, profondo, documentatissimo, che proietta l’autore tra l’olimpo degli studiosi di storia locale che in Friuli, come altrove, stanno proliferando in questi decenni per farci conoscere quella storia minore che poi, per chi l’ha percorsa, tanto minore non è.Va detto subito che il lavoro di Luigi Gratton ha davvero dello straordinario.Ad esempio le numerosissime fotografie. “Ho cominciato a raccoglierle decine e decine di anni fa, favorito anche dal fatto che mio zio Fioravante Gratton era forse il primo fotografo di Ruda”. Il volume ci riporta così, attraverso quelle belle immagini, al paese com’era negli anni Dieci del secolo scorso; poi testimonia l’arrivo dei militari austriaci e poi italiani durante la prima Guerra mondiale, per arrivare al periodo fascista con straordinarie foto dei ragazzi ai ’bagni terapici’ sul Torre. Altre belle immagini poi ci regalano i giochi di quei ragazzi, oggi non più proponibili se non in qualche rievocazione storica. Ma il volume – suddiviso in Territorio e ambiente, Cartografia e toponomastica, Architettura, Poesie, Miti e leggende, Cognomi e soprannomi, Famiglie e personaggi famosi e Ruda nelle cartoline – è anche una sorta d’archivio portatile per quanti volessero capire e comprendere da dove arrivano i propri antenati, stabilire perché alcune zone del paese hanno certe denominazioni, insomma per stabilire il ’portato’ di ciascun rudese.Non è possibile in poche righe dare conto dell’immane contenuto del volume. Converrà soffermarsi su due capitoli che nel libro trovano ampi spazi: quello dedicato alle poesie e quello ai personaggi famosi. Per il primo basterà ricordare il Pier Paolo Pasolini de ’Le ceneri di Gramsci’ e del racconto delle ’sere passate a Ruda, con quel darsi a un gioco di pura passione, misura della nostra cruda gioventù’.Ma ampio spazio, nel settore, è stato riservato anche al poeta dialettale Carlo Portelli che ha immortalato con genuina semplicità aspetti di vita del piccolo paese sul Torre.Per i personaggi famosi invece non poteva mancare il ’grande’ Tarcisio Burgnich, la roccia dell’ Inter di Helenio Herrera, scomparso pochi mesi fa, ma che quando ritornava in paese non mancava mai di andare a trovare i suoi genitori e di fermarsi qualche ora con i vecchi amici. Ma nel settore dei ’Personaggi famosi’ meritano una citazione anche Domenico Donda (1833-1914), cattolico, grande protagonista del riscatto dei lavoratori della Bassa nei decenni del finis Austriae, per diversi mandati podestà di larghe vedute; e Giuseppe Burgnich (1930-2005), uno dei primi missionari laici in terra d’Africa, vincitore di tantissimi premi in Friuli e in Italia per il suo lavoro in Burkina Faso.Un libro, insomma, quello di Luigi Gratton, che non solo colma un vuoto, ma che rilancia il paese di Ruda tra quelli che possono ora vantarsi di avere non solo fatto i conti con il proprio passato, ma anche di aver posto le basi per un futuro migliore, a partire dal consolidamento della propria memoria storica. C’è solo da augurarsi che le giovani generazioni, indigene e non, lo leggano e ne facciano buon uso.