Un’esperienza che porta sempre buoni frutti

È arrivato il momento della “Festa del Volontario”: un appuntamento promosso da Caritas diocesana insieme ad Acli provinciali, A.N.A. Sezione di Gorizia, ANFOR, CRI – Comitato di Gorizia, Unitalsi, con la partecipazione del Centro Missionario diocesano e del settimanale Voce Isontina e il patrocinio del Comune di Gorizia.Un appuntamento che vuole essere sì un momento di approfondimento e confronto sul tema del volontariato, che esce da due anni decisamente impegnativi e di rimodulazione, ma anche un momento di festa per dire “grazie” ai tanti che, senza chiedere nulla in cambio, hanno instancabilmente offerto le loro mani tese.Ne parliamo con Sandro Marega, docente presso l’Istituto “Brignoli” di Gradisca d’Isonzo, nonché volontario e presidente della Sottosezione di Gorizia dell’Unitalsi.

Sabato 17 settembre i volontari delle associazioni che operano nel sociale si troveranno alla “Festa del Volontario”. Un momento per ri-trovarsi ma anche confrontarsi dopo due anni che hanno segnato profondamente l’operatività delle realtà associative. Alla luce di questo, come vedi lo “stato di salute” delle associazioni di volontariato? Che stimoli speri nascano da questo momento di incontro?Se pensiamo alla partecipazione attiva e al numero delle persone coinvolte, probabilmente lo stato di salute delle associazioni di volontariato non è tanto buono; è difficile trovare un ricambio, in tanti ambiti. Se non consideriamo i numeri, l’esperienza del volontariato è sempre un qualcosa che arricchisce e che porta buoni frutti nelle vite dei volontari.Sono contento dell’iniziativa della “Festa del Volontario”, spero che non resti isolata: può essere l’inizio di un cammino di collaborazione in vari ambiti. Dalla semplice conoscenza reciproca e dal confronto possono nascere idee nuove.

Ti facciamo una “provocazione”: che mondo sarebbe senza il volontariato?Visto che l’amore per il prossimo è ciò che tiene insieme una comunità, avremmo una società disgregata. Per molti aspetti purtroppo lo è già: la società attuale ci spinge all’individualismo, e spesso prevale la logica del do ut des. Tutti noi invece abbiamo la possibilità di essere un aiuto per il prossimo. In realtà, più che una possibilità, questa dovrebbe essere un’esigenza, visto che tutti noi abbiamo anche bisogno di essere ascoltati e amati, e chi aiuta gli altri fa anche del bene a sé stesso.

Una delle difficoltà che incontrano spesso le realtà associative è quella di riuscire ad essere “attraenti” per i giovani. Tu hai modo di incontrare i ragazzi anche attraverso il tuo lavoro come docente: da quanto vedi, dove potrebbe risiedere secondo te questa difficoltà ad essere “interessanti” per i ragazzi? Quali modifiche o novità le associazioni dovrebbero apportare al loro interno per riuscire ad essere appunto “attraenti”?Nella realtà in cui viviamo ci tante distrazioni e tanti stimoli, non tutti buoni, che spesso portano i giovani a disperdere energie e tempo preziosi. Ci sono anche dei pericoli che non vengono avvertiti come tali, soprattutto quando mancano delle guide valide.Per coinvolgere i ragazzi, in ambito scolastico si cerca di stimolarli con altre modalità oltre alla classica lezione frontale: per esempio attraverso lavori di gruppo o attraverso l’apprendimento dall’esperienza, proponendo delle attività di laboratorio, nelle discipline che lo consentono. Così gli studenti si trovano a dover agire in prima persona e si impegnano maggiormente, aiutandosi vicendevolmente. Se adeguatamente stimolati, i ragazzi possono sorprenderci. Nelle realtà associative i giovani vanno valorizzati, dando loro fiducia e considerandoli delle risorse preziose, anche affidando loro delle responsabilità.Si può pensare a iniziative e progetti a loro dedicati, perché non si sentano solo sfruttati per il servizio che possono svolgere.

Qualcuno dei tuoi studenti si occupa di volontariato, te ne hanno mai parlato? Se sì, che esperienza ti hanno riportato?Purtroppo è capitato raramente. Innanzitutto insegno principalmente nei primi due anni delle scuole superiori, e a quell’età è più difficile trovare ragazzi che fanno del volontariato. Mentre nelle classi del triennio qualche studente mi ha riportato esperienze di questo tipo: alcuni negli scout, altri impegnati come animatori. L’anno scorso una studentessa, volontaria per la Croce Rossa, mi ha raccontato che con il Covid e le conseguenti limitazioni aveva momentaneamente interrotto il suo servizio.Di recente, durante un’assemblea d’istituto, nel giardino della scuola la Protezione Civile ha illustrato le attività che svolge, portando anche numerosi volontari e delle attrezzature. Ho visto gli studenti interessati, e alcuni si sono anche detti disponibili a intraprendere un’esperienza del genere in futuro.

Quale futuro per il volontariato secondo te? Cosa attende questo settore nei prossimi anni e come ci si prepara?Il timore è che fra qualche anno, quando molte persone ora anziane non potranno più impegnarsi come prima, si finisca per sparire. Questa problematica è strettamente collegata alla necessità di coinvolgere i giovani. Bisogna riscoprire un atteggiamento missionario. Facile a dirsi a parole, ma un po’ meno facile da mettere in pratica. Chiediamoci quanto abbiamo ricevuto dall’esperienza del volontariato e quanto abbiamo saputo dare agli altri in modo concreto, attivo.Seguiamo l’esempio di Santa Bernardetta, che ha saputo trasmettere ai sacerdoti il messaggio dell’Immacolata Concezione: da lì è nata l’esperienza dei pellegrinaggi a Lourdes.

Infine, cosa significa per te essere un volontario? Che apporto o cambiamento ha portato nella tua vita?Faccio parte dell’Unitalsi sin da quando avevo 16 anni e lo considero un dono. L’esperienza di Lourdes mi ha segnato profondamente fin dai primi anni, partecipare al pellegrinaggio è un qualcosa che mi rende felice. L’Unitalsi per me è diventata una seconda famiglia, ho potuto conoscere tante persone che mi hanno aiutato e mi aiutano costantemente, con il loro esempio. Mi ha permesso di crescere umanamente e anche dal punto di vista spirituale, perché l’Unitalsi è all’interno di un percorso di Chiesa.