L’apicoltura diventa urbana con il “Progetto Bee Box”

Il nostro ambiente ci sta lanciando un grido d’aiuto. Temperature in costante aumento, ghiacci che si sciolgono, cambiamenti climatici improvvisi e devastanti sono ormai più che un campanello d’allarme. A fare le spese di tutto questo non siamo soltanto noi, ma l’intero ecosistema. Un uso indiscriminato delle risorse e l’impiego massivo di prodotti chimici sulle coltivazioni hanno inoltre aggravato la problematica. In tutto questo ognuno di voi avrà, almeno una volta, sentito parlare della “salvaguardia e tutela delle api”; ma perché questi insetti, così piccoli, sono così importanti da dover essere “salvaguardati”? Lo abbiamo chiesto agli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Brignoli” di Gradisca d’Isonzo.Da tempo infatti presso l’istituto, diretto dal dottor Marco Fragiacomo, viene dato ampio spazio anche allo studio dell’apicoltura, attraverso la metodologia tradizionale, ma dallo scorso anno scolastico trova spazio anche una nuova metodologia, quella dell’”apicoltura urbana”. Grazie all’installazione di sei arnie urbane, chiamate Bee Box, un gruppo di ben 45 studenti ha potuto “testare” questo innovativo sistema, replicabile in sicurezza e tranquillità anche dai non esperti.Il progetto, che vede come coordinatrici le professoresse Elisabetta Sdrigotti, Annamaria Falcone e Laura Cettolo (presente alla nostra intervista), ci è stato spiegato da Martina Pala e Giuseppe Barone della 4GA e da Lorenzo Totaro della 3PT, che ci hanno anche spiegato perché le api sono così rilevanti per tutto l’ecosistema.

Ragazzi, sentiamo spesso parlare di api, della loro rilevanza e della necessità della loro tutela. Tuttavia molte persone non sanno nemmeno distinguere un’ape da una vespa, quindi c’è molta strada da fare… Ma perché è così necessario salvaguardare questi piccoli insetti?Giuseppe: Dal punto di vista della biodiversità le api, insieme ad altri insetti detti pronubi, hanno la peculiarità di andare di pianta in pianta, di fiore in fiore, prelevando il polline e trasportandolo su altre piante di quella specie, consentendone così la riproduzione.La sopravvivenza delle api, insieme alla sopravvivenza di queste specie, è ovviamente legata, sono realmente in simbiosi. Per fare un esempio: alcune orchidee si sono evolute in maniera tale da avere la forma del bombo femmina; se dovesse ipoteticamente estinguersi il bombo, questa pianta si estinguerebbe a sua volta.Le api e questi insetti permettono quindi la biodiversità delle piante, cui è legata la biodiversità degli animali: per esempio gli erbivori si cibano di piante, hanno bisogno dei loro alimenti, i carnivori si cibano degli erbivori… è tutto un effetto a catena alla cui origine sostanzialmente ci sono proprio questi piccoli insetti; si sono evoluti in maniera coordinata.

Che scenario ci troveremmo davanti, nella malaugurata e ipotetica possibilità che le api si estinguano?Giuseppe: Innanzitutto non sarebbe una cosa immediata, rassicuriamo tutti, in quanto comunque si deve calcolare anche il ciclo biologico. Però ci sarebbero ripercussioni molto gravi, in quanto noi umani non siamo capaci di impollinare le piante come fanno questi insetti.Alcune di esse sopravviverebbero per il semplice fatto che magari sono primitive, pertanto hanno un metodo di sviluppo e di propaganda del polline completamente separato rispetto all’evoluzione di altri tipi di piante; un esempio sono le felci, che si riproducono per via anemofila (tramite vento o comunque agenti esterni) e non hanno bisogno delle api.Ci sarebbe quindi un grande impatto ambientale, morirebbero ecosistemi interi – e bisogna anche considerare che alcuni animali si cibano degli stessi imenotteri in generale -.Lorenzo: Stime confermano che il 70% di quello che siamo abituati a trovare sulle nostre tavole, non lo troveremmo più. Ciò che ci rimarrebbe sarebbero pane, pasta e i derivati dei cereali, che vengono impollinati attraverso il vento. Tutto ciò che è frutta, verdura, verrebbe a mancare, la produzione stessa di latticini accuserebbe un duro colpo: tutto ciò che è erba medica e foraggio per bovini e ovini infatti sarebbe molto ridotto.

In tutto questo si inserisce il progetto Bee Box che dallo scorso anno scolastico state portando avanti…Prof. Cettolo: Esatto, con questo progetto si parla di “apicoltura urbana”, nel senso che anche i non apicoltori esperti possono, sul proprio terrazzo di casa o nel giardino, produrre in autonomia il proprio miele grazie a queste arnie, ideate e realizzate da una start up italiana composta da giovani.Lo scopo è quello di diffondere nelle città, o comunque in luoghi solitamente non votati all’agricoltura, la possibilità di fare il miele, aumentando anche la presenza di api.

Com’è strutturata una Bee Box? È difficile da allestire e poi da mantenere?Martina: La struttura ha bisogno soltanto di un terrazzo o di un angolino in un giardino, è molto compatta e non necessita di grandi spazi.È costituita sostanzialmente da 3 parti principali: il camino, che consente la fuoriuscita delle api e permette a chi vuole usufruire della Bee Box di lavorare senza disturbarle – non è necessaria infatti alcun tipo di attrezzatura -. C’è poi un “nucleo”, dove sono collocate le arnie e dove le api depongono e nutrono le larve e dove immagazzinano il miele che servirà loro – ricordiamo infatti che il miele è anche il cibo delle api -; queste arnie sono autoregolate, perciò è possibile prelevare soltanto il miele che le api producono in eccesso -. La terza struttura è quella dov’è possibile appunto prelevare questo miele in eccesso, grazie ad un sistema di leve che “fermano” momentaneamente le api nelle arnie e consentono di prelevare in tutta sicurezza i telaini.Lorenzo: L’installazione noi l’abbiamo effettuata proprio qui a scuola, all’interno dell’aula magna, e sono bastati soltanto un po’ di pazienza e seguire le istruzioni che vengono fornite. Noi abbiamo seguito anche dei video – tutorial, che sono facilmente reperibili anche online, su YouTube.In ogni caso, con un avvitatore e un paio di cacciaviti si monta tutto, con molta semplicità.Per la gestione poi si tratta di contattare un apicoltore, che venga a inserire per te la “famiglia”, la colonia delle api, operazione che va fatta solo una volta, poi si spera non serva più (a volte può avvenire la cosiddetta “sciamatura”, ovvero lo sciame che, per diversi motivi “interni” può abbandonare l’arnia).Giuseppe: Ogni Bee Box contiene circa otto – dieci telaini da cui poter estrarre il miele; sono piuttosto piccoli, pertanto una di queste arnie è considerata per una produzione ad utilizzo personale, autonoma appunto, sicuramente non per la produzione su grande scala.Il bello di tutto ciò però è proprio la possibilità di “curare” da soli il proprio miele.

Come si effettua quindi la smielatura?Martina: La cera è commestibile, pertanto basta soltanto estrarre il telaino e togliere la prima parte superficiale, chiamata “opercoli” di cera. In laboratorio di smielatura, sulle arnie tradizionali, lo si fa con una macchina o a mano tramite raschiatura, in questo caso invece basta semplicemente raschiare anche con un normalissimo coltello da cucina la parte degli opercoli, facendo poi scendere il miele. Poi basta aspettare.Giuseppe: Per avere una massima resa di miele, basta avere delle semplicissime nozioni tecniche. Ad esempio è utile sapere che l’ape crea questi opercoli quando il miele raggiunge la giusta quantità di umidità. Ad ogni modo non servono grandi conoscenze, anche per l’estrazione stessa del miele non c’è bisogno di fare filtrazioni particolari, è tutto molto semplice.Lorenzo: Chiunque abbia un po’ di passione e si informi, può tranquillamente “adottare” una B-Box.

La colonia all’interno della Bee Box ha bisogno di qualcosa in particolare una volta inserita?Giuseppe: No, le api non hanno bisogno di nulla perché è una colonia che “vive”, non dobbiamo indirizzarla noi in nulla, sono completamente autonome.Martina: Come accennavamo, l’unico “pericolo” potrebbe essere la sciamatura. Questo dipende però molto dall’ape regina…Lorenzo: Se ne nasce una nuova, le due regine tendono ad andarsene entrambe se una non prevale sull’altra. Se invece una prevale sull’altra, la regina che si trova più in difficoltà, con un certo numero di api operaie sciamerà. C’è la possibilità però di effettuare dei controlli per evitare queste problematiche, pertanto basta chiamare un apicoltore per effettuare una volta ogni tanto una visita generale all’arnia e non dovrebbero poi esserci problemi.Lasciamo un ulteriore suggerimento “gestionale”: per l’inverno è bene aiutare le api inserendo dei pannelli di polistirolo nell’intercapedine tra il pannello di plexiglass e quello di legno che formano la Bee Box, per aiutare le api a mantenere un po’ il calore che esse stesse sviluppano.

Chi possiede una Bee Box, può coltivare qualche specie in particolare di cui le api sono “ghiotte”?Giuseppe: Possiamo aiutarle sia con piante spontanee come il tarassaco, che cresce abbondantemente nelle nostre campagne ed è una pianta tanto apprezzata dalle api (ed è anche un indice naturale, indica che quel terreno è abbastanza sano, con una percentuale buona di sostanza organica). Sul prodotto finale influisce poi la percentuale di miele derivante da ogni pianta. Ci sono ovviamente anche delle tecniche particolari per favorire una pianta rispetto ad un’altra, come l’ubicazione dell’arnia in una particolare zona, particolarmente coperta dal tipo di pianta che si vuol far prevalere, e anche il periodo dell’anno: ad esempio, se voglio del miele di acacia non andrò a mettere adesso l’arnia vicino alle acacie, dal momento che questa pianta fiorisce in tutt’altro periodo.Lorenzo: Come piante da balcone si possono piantare salvia, rosmarino e lavanda, utilizzabili poi non solo per le api ma anche in cucina e in casa. Quando vanno a fiore queste sono molto gradite dalle api.

Le api, lo abbiamo capito, sono fondamentali per il benessere e la continuazione dei tutto l’ecosistema. Come possiamo noi tutti, cittadini, aiutarle?Giuseppe: Sicuramente coltivando più piante mellifere, ossia quelle che le api utilizzano poi per produrre miele; sono caratterizzate da un buon odore – proprio la lavanda per esempio è pianta mellifera -. Queste piccole accortezze aiutano le api. Altro spunto, quello di cercare di rispettare l’ambiente: tutto ciò che ha a che fare con la sostenibilità ambientale può aiutare anche indirettamente le api alla loro sopravvivenza e alla loro salvaguardia. In agricoltura infine si può intervenire con un utilizzo minore di fitofarmaci.Lorenzo: Infine un suggerimento: spesso se trovano qualche ape smarrita, sfinita o in difficoltà, le persone offrono una goccia di miele. In realtà è la cosa più sbagliata da fare: la cosa più giusta è creare una soluzione di acqua e zucchero e offrirgliene una goccia.

Il progetto Bee Box ha certamente anche una forte valenza didattica. Lo avete già presentato in qualche appuntamento?Prof. Cettolo: Il progetto consente proprio anche alle scuole di insegnare la vita delle api e la loro importanza, di sensibilizzare su questa tematica rilevante e attuale.Nel corso di alcune visite di scolaresche al nostro Istituto e durante alcuni festival come Scienza Under 18, che si svolge a Monfalcone, e in occasione della Giornata della Terra – un progetto organizzato dalla rete Globe Italia che riunisce diverse scuole – con la presenza dei nostri stand informativi abbiamo avuto modo di presentare il progetto e di sensibilizzare quindi molte persone su questa rilevante tematica. Recentemente poi siamo stati ospiti della Festa del Volontario, dove proprio Martina, Lorenzo e Giuseppe hanno coinvolto i presenti sull’argomentoProssimamente si terranno poi gli appuntamenti di “Scuole Aperte” e anche in quel contesto, tra i vari progetti attivi nell’Istituto, presenteremo Bee Box.Il progetto poi, avviato l’anno scorso, dovrebbe continuare quest’anno ma non tutte le arnie rimarranno qui: alcune sono state acquistate da una persona esterna per essere collocate all’interno del parco della Fondazione Brovedani di Gradisca d’isonzo, dove si trova la Casa albergo per anziani. L’intento è quello di arricchire l’area del giardino, molto grande e verde, e creare un’attività che possa in qualche modo suscitare l’interesse, la curiosità ma anche essere uno svago per gli ospiti. Il desiderio poi è quello di continuare coinvolgendo i ragazzi del nostro Istituto nel realizzare, durante l’anno, un monitoraggio sulle Bee Box, andando così anche a creare un bel contatto tra i giovani e gli anziani ospiti della residenza.