Pino Zago: il ministero dell’accoglienza

È ritornato nella Casa del Padre lo scorso fine settimana Giuseppe (Pino) Zago: per più quarant’anni è stato una delle figure di riferimento nella vita della comunità di San Rocco esercitando nella sua lunga esistenza innanzitutto il ministero dell’accoglienza. Una diakonia che ha avuto nella casa della parrocchia intitolata a Malborghetto a monsignor Pietro Cocolin il luogo primo del proprio esercizio.Le centinaia di gruppi e le migliaia di persone che vi hanno soggiornato trovavano ad accoglierle al loro arrivo nel centro della Val Canale sempre lui insieme alla moglie Fede.E Pino, con la sua disponibilità, la sua attenzione, la sua capacità di risolvere ogni problema e di stemperare ogni tensione permetteva a tutti di sentirsi “a casa” pur trovandosi magari a centinaia di chilometri dalla propria abitazione.Insieme a tanti altri volontari all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso si era impegnato perchè il sogno dei sanroccari di avere una casa in montagna divenisse realtà e da allora e sino a pochi anni or sono ne ha avuto cura, settimana dopo settimana, mese dopo mese.Durante il giorno lo si trovava sempre impegnato a smontare e rimontare, pitturare e aggiustare oppure lo si poteva osservare intento a curare quell’orto da cui provenivano le verdure fresche che in cucina non mancavano mai. E se c’era da impostare una camminata o prevedere un’escursione più impegnativa veniva naturale rivolgersi a lui (che i sentieri della Val Saisera e del Tarvisiano aveva percorso tante volte) per scegliere l’itinerario migliore e più adatto alla preparazione ed all’età dei partecipanti.L’unico momento in cui non lo si vedeva indaffarato (perché la colazione la faceva in piedi ed i pasti spesso erano consumati velocemente) era alla fine della giornata: quando quello che c’era da fare era stato fatto ed il lavoro per il giorno dopo programmato, arrivava magari il tempo per una briscola ed un tressette in compagnia o per due chiacchiere attorno al tavolo della cucina.La sua gestione della Casa è stata quella del buon Padre di famiglia e questo ha permesso alla parrocchia di mettere sempre a disposizione la struttura a condizioni che garantissero la miglior risposta possibile a quanti, da tutta la regione e non solo, ne facevano richiesta.C’è una foto che può descriverne bene la figura per chi non l’ha conosciuto. È stata scattata il giorno in cui venne inaugurato l’ottagono realizzato accanto alla casa per mettere una spazio più idoneo a disposizione delle attività dei gruppi ospiti. Pino è ritratto di lato, sorridente mentre guarda compiaciuto il momento del taglio del nastro immaginando come presto quella struttura si sarebbe riempita delle voci e dell’allegra confusione di tanti ragazzi. L’Arcivescovo Bommarco aveva chiesto ed ottenuto per lui nel 1997 da papa San Giovanni Paolo II la decorazione di Cavaliere di San Silvestro Papa. Non era stato semplice fargli accettare quel riconoscimento, ennesima testimonianza del suo essere in prima linea quando si trattava di rimboccarsi le maniche ma del voler rimanere defilato quando “si accendevano i riflettori”. Il suo posto, alla messa prefestiva del sabato sera, era quasi in fondo alla chiesa di San Rocco, sulle sedie accanto al muro, poco prima della statua di Sant’Antonio: una zona di penombra, doveva poter vivere con ancora maggiore raccoglimento ed intensità quella fede da cui nasceva il proprio mettersi a servizio del prossimo.La disponibilità di Pino non conosceva latitudine. Ed accanto all’impegno in parrocchia (con la presenza ultradecennale nel Consiglio per gli Affari economici e nel gruppo cui fa riferimento la realizzazione del presepe natalizio) era sempre stato pronto per tanto tempo a rispondere alla richiesta di aiuto che giungeva, ad esempio, dalle Suore della Provvidenza del Convitto di via Vittorio Veneto o magari dalla stessa Casa arcivescovile. Lui arrivava con la sua inseparabile borsa porta attrezzi in pelle e senza perdersi in troppe parole trovava la soluzione ad ogni problema.  Anche quando il passare degli anni lo aveva costretto a lasciare ad altri la gestione diretta della casa a Malborghetto non era certo rimasto con le mani in mano: fino ai suoi ultimi giorni ha rappresentato un riferimento nella vita di quella Sala Incontro alla cui realizzazione aveva dato un non secondario contributo.Ora lo sappiamo nella Casa del Padre. Li magari non c’è bisogno di tante manutenzioni ma qualche consiglio tecnico Pino glielo potrà certamente dare.