Tre dilatazioni dell’unica verità della divina incarnazione

Riprendiamo a breve, l’anno liturgico con l’Avvento, poi la Novena, la Notte Santa, il giorno di Natale fino ad arrivare all’Epifania che, come recita il proverbio popolare “tutte le feste si porta via…”. Con l’Immacolata si aprono gli scatoloni con gli addobbi natalizi e con le statuine del presepio….- Tutto si ripete e tutto si ricicla, uno dirà. Nulla di nuovo! Suggerirà un altro! Ma la ripetizione in sè delle cose non è, di per se stessa, portatrice di novità esistenziale. Se l’Avvento ed il Natale non portano novità nella nostra vita, ripetiamo semplicemente uno sterile rito invernale.Ogni anno nel celebrare il Tempo dell’Avvento mi propongo di riflettere su tre dimensioni che questo Tempo liturgico porta con sé: la dimensione del cuore, la dimensione esistenziale e la dimensione cosmica. Tre dilatazioni di un’unica verità che è la verità della divina incarnazione.Nella prima dimensione, che è quella del cuore densa di ricordi e di nostalgie, riesco a ritrovare quegli elementi intimi e familiari che mi legano ad un passato, ma anche ad un presente dove volti e voci si intrecciano. Riesco a ritrovare brani unici ed irripetibili di un vissuto che scaldano il cuore.  E’ l’Avvento del “calendario” con le sue caselle, con i numeri crescenti fino al 24.., della corona al centro della tavola che scandisce le quattro domeniche. Una preparazione che fa crescere in te il senso di una “attesa” di un fatto grande e misterioso, dolce ed intimo al cuore, dove importante, anzi necessaria è la famiglia.Nella seconda dimensione, quella che potremmo definire “esistenziale”, ecco presentarsi le eterne domande che inquietano l’uomo: chi sono, da dove vengo, dove sto andando? Ti domandi perché esistono il male e la sofferenza, la violenza e financo la morte! Ti ritrovi a sentirti parte di un “cammino umano” condiviso dall’intera umanità della quale fai parte, cammino al quale devi necessariamente dare un significato a patto che non accetti di lasciati vivere dalla vita, anzi divorare da lei. Dare risposta alle domande fondamentali  significa respirare a pieni polmoni, significa vedere a 360° non solo con gli occhi, ma anche con cuore e con la ragione unite dalla fede. Tutto si illumina e prende il colore della vita che comprende il senso del vivere e del morire, del gioire e del soffrire. L’Avvento diviene espressione dell’attendere quella novità che dà senso pieno al nostro “agitarci”su questa terra in una prospettiva di trascendenza.Nella terza dimensione l’esistenziale si fa cosmico! Nella lettera ai Romani, l’autore affronta il senso della vita umana sotto l’azione dello Spirito Santo e ricorda il fine ultimo dell’uomo destinato alla gloria; al capitolo 8, 18-27, si dilata la portata della redenzione e dell’azione dello Spirito anche  alla creazione tutta che “… attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; … e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà e nella gloria dei figli di Dio … tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; …”. La creazione è uscita dalla Parola creatrice di Dio Padre, e proprio per questo non può essere condannata alla distruzione finale. Se la redenzione ha un valore universale, lo deve avere necessariamente anche per la Creazione: anch’essa “attende”, anch’essa è “in cammino”. Anch’essa vive un tempo di Avvento che la porta alla gloria della piena “ricapitolazione in Cristo!”. E noi  stessi partecipiamo di questa attesa e di questo cammino.Ecco i motivi per i quali ripeto ogni anno questo  cammino come il cammino che porta alla “conoscenza” intima e profonda del “mistero dell’incarnazione del Verbo” nel seno di Maria Vergine e il tempo storico dell’Avvento si stempera, si dissolve e si abbandona nella dimensione dell’eterno che è propria di Dio.