All’ombra della Parola

In perfetta linea con le raccomandazioni del cammino sinodale di favorire momenti di ritiro spirituale, l’Unità Pastorale di Romans ha promosso un pomeriggio di spiritualità presso l’abbazia di Rosazzo. La proposta è piaciuta a molti che hanno dato la propria adesione e hanno deciso di trascorrere del prezioso tempo insieme. La location scelta ha senz’altro agevolato l’immediata immersione nella bellezza del creato che circonda l’abbazia e dell’arte che parla in tutta la sua struttura.L’atmosfera è stata subito riscaldata da attività rompighiaccio che hanno permesso ai partecipanti di entrare in reciproca sintonia e di confrontarsi sul proprio vivere il servizio all’interno della comunità. In piccoli gruppi hanno messo a confronto impressioni, difficoltà, soddisfazioni e frustrazioni, cercando di metterne a fuoco le cause per poter migliorare e continuare a camminare insieme nella gioia. Dono è la parola simbolo della giornata che ha accompagnato la lettura proposta per la riflessione, tratta dalla lettera degli Efesini “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini…Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo”.  E proprio su questa lettura si è incentrata la bellissima riflessione di don Nadir Pigato che si è soffermato sul concetto di unità della fede, sul significato di uomo perfetto e cosa significhi raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Come operatori pastorali siamo chiamati nel nostro cammino a cooperare con il parroco per edificare una Chiesa di uomini e donne che agiscano secondo verità nella carità per tendere verso Cristo.Nel momento di riflessione personale ciascuno è stato invitato a scrivere in forma anonima le proprie risonanze che alla fine sono state condivise a voce alta in gruppo. “Ognuno di noi è giuntura e membro della Chiesa, chiamato a cooperare con la propria energia nella corresponsabilità in modo da far crescere la Chiesa nel progetto d’amore di Dio. Questo è un grande dono di cui gioire”. “Immettersi nella strada che guida alla pienezza significa vigilare sulla propria adesione intima alla vita da cui ne scaturisce la comprensione, non solo di essere corpo unico nella condivisione dello scopo fondamentale, ma pure di aver assunto una funzione nell’assicurare l’eternità della vita stessa. Non è più la mia vita che conta ma lo svolgersi nel tempo e nello spazio della costruzione dell’amore assoluto e universale per il quale siamo stati creati”. “Signore grazie del dono della vita, grazie di tutti i doni che ci fai ogni giorno. Molto spesso siamo talmente offuscati che non li riconosciamo. Aiutaci Signore a far luce nel nostro cammino”. “La grazia particolare che ciascuno possiede è per la conoscenza di Cristo, una vita più vera e il bene dei fratelli”…Risonanze che hanno toccato il cuore dei partecipanti e li hanno fatti sentire membra di un unico corpo.Entrato in sordina nell’abbazia durante la meditazione personale, don Michele ha descritto la scena dei suoi parrocchiani oranti come i “discepoli ai piedi del Maestro, tutti disposti alla base dell’altare assorti in preghiera”. Un bel quadretto che descrive bene il vissuto della giornata. I vespri conclusivi hanno espresso all’unisono la gioia del sentirsi insieme figli di un unico Padre e fratelli in cammino. Tornare a casa col cuore riscaldato dal calore della Parola e dalla condivisione con i propri parrocchiani rilancia il desiderio di impegno e di adesione alla propria vocazione, nella consapevolezza che siamo servi inutili, ma comunque chiamati a cooperare per l’edificazione del regno di Dio e riconoscenti di poter sperimentare cosa significhi farne parte.