Max Fabiani, l’anima della cultura mitteleuropea a Gorizia

Il sessantesimo anniversario della morte di Max Fabiani, avvenuta a Gorizia nel 1962, è stato celebrato al Trgovski dom con la presentazione di un catalogo delle sue opere, anche se è difficile trovare e censire tutti i suoi progetti.L’evento è stato organizzato dal Comune di Monfalcone nell’ambito del progetto Prospettive transfrontaliere e al dibattito sono intervenuti Patrizia Ugrin, Luisa Codellia, Diego Kuzmin e Nataša Kolenc dell’associazione Max Fabiani di Štanjel (Slo).  Patrizia Ugrin ha parlato della personalità del famoso goriziano.Nel XX secolo, Max Fabiani è stato sicuramente la figura principale e più importante nel campo dell’architettura e dell’urbanistica dell’intero territorio del Litorale, su entrambi i lati del confine. Si potrebbe dire che sia stato lui a porre i fondamenti dell’urbanistica moderna, di cui tutti gli architetti successivi hanno tenuto conto. Gli intellettuali goriziani lo celebravano già alla fine dell’Ottocento, ancor prima era ugualmente rispettato a Lubiana e a Vienna, mentre subito dopo la guerra i vincitori lo denigravano e lo calunniavano, da un lato, perché ’’troppo amico degli sloveni’’, e dall’altra di aver preso la tessera del partito fascista (senza la quale fra l’altro non poteva esercitare la sua professione).Fabiani è nato a Kobdilj nel 1865 presso Štanjel (SLO) si laurea in architettura a Graz. Ben presto entra nel circolo dei collaboratori di Otto Wagner, il famoso architetto austriaco, attivo nella secessione viennese, movimento antiaccademico sorto in contrapposizione ai tradizionalisti.La permanenza a Vienna influisce molto sulla sua visione artistica e contamina la sua architettura negli anni a cavallo tra i due secoli. Tra l’altro lavora alla costruzione della stazione ferroviaria di Vienna e al restauro di alcuni famosi palazzi viennesi.Dal 1896 al 1912 diviene professore associato di storia dell’arte all’università di Vienna. Ben presto riceve incarichi importanti insieme all’amico e architetto Jože Ple?nik, per esempio l’elaborazione del piano regolatore generale per la ricostruzione della città di Lubiana che ancora oggi definisce la struttura della città, distrutta dal terremoto del 1895.Nel 1917 viene nominato professore ordinario al Politecnico di Vienna, ma dopo la fine della prima guerra mondiale si trasferisce in patria, a Gorizia, dove gestisce la ricostruzione della città.Il suo è stato anche il primo esempio di pianificazione integrata di circa cento piani territoriali con la ricostruzione di Gorizia, Gradisca, Monfalcone e altri insediamenti nel Goriziano.Ha progettato molti edifici e palazzi pubblici e privati a Vienna, Brioni, Bled, Salzburg, Bolzano, Montreaux, Lubiana, Trieste, Gorizia e altrove. Ha fatto molti sforzi per restaurare il castello di Štanjel, ma sfortunatamente l’edificio ha subito un grave attacco aereo nel 1944.Il castello è stato danneggiato e la casa di Fabiani bruciata, insieme all’intero archivio.Gorizia conobbe un grande sviluppo economico e culturale verso la fine dell’Ottocento, quando Trieste e Vienna furono finalmente collegate dalla ferrovia meridionale e la famiglia Ritter diede vita alla prima rivoluzione industriale con stabilimenti a Straccis e Salcano.La città si espanse, furono costruiti nuovi edifici, la borghesia italiana e slovena si arricchì. La popolazione aumenta in maniera straordinaria, da diecimila abitanti nel 1850 a più di trentamila nel 1910.Gli sloveni affidarono a Max Fabiani il progetto del nuovo centro, che doveva essere un edificio di rappresentanza e che fu chiamato Trgovski dom.Fabiani è riuscito a suddividere con grande maestria i locali di soli 900 mq in uno spazio polivalente che comprendeva teatro, palestra, biblioteca, banca, ristorante, sede aziendale, uffici commerciali, negozi e appartamenti, come era evidente nelle planimetrie che Diego Kuzmin ha ben illustrato.A Gorizia progetta anche la Camera di Commercio, la Chiesa del Sacro Cuore, che poi monitora dando consigli utili alle ditte dal 1920 al 1956, gratis fra l’altro. Contribuì agli interventi di restauro di moltissime chiese: Duomo, Piazzutta,  Lucinico,  Sant’Andrea, Šempeter, ecc.A Trieste progetta il Narodni dom, purtroppo bruciato dai fascisti nel 1920, Casa Bartoli, e prepara il progetto del porto di Trieste.Dopo la seconda guerra mondiale, già ottantenne, deve combattere e difendere i suoi progetti con articoli sui giornali, nell’ambito della commissione edilizia della città. Per esempio deve faticare perché i suoi piani vengano accolti: la sistemazione del Borgo Castello e della via Rastello, l’ordinamento della parte nord della città, la costruzione di aree verdi, la sistemazione di Piazzutta, ecc.Tra i suoi piani c’è anche il progetto che prevede un porto a Gorizia sulla via navigabile Danubio – Mare Adriatico.A Piuma, dopo la prima guerra mondiale ricostruisce a nuovo la chiesa e l’interno viene affrescato dal noto pittore amico Tone Kralj.Molte delle sue proposte furono ignorate a livello nazionale, gli rimproveravano di avere una cultura urbana mitteleuropea che purtroppo l’Italia scoprì solo dopo la sua morte.Morì nel 1962 a Gorizia, e le sue ultime frasi, che scrisse nel suo diario, sono: “Non solo conosciamo male il mondo che ci circonda, ma non abbiamo fatto un solo passo per avvicinarci ad esso”.