L’esperienza “amianto” ci interpella tutti

Che cosa stiamo imparando dall’esperienza triste e tragica dell’utilizzo dell’amianto nei nostri cantieri navali e nelle opere edili? Il ’discorso’ sull’amianto è come un fiume carsico, compare in alcune occasioni come processi, ricorrenze, elezioni amministrative e poi scompare, in attesa di nuove occasioni. Che cosa lascia nella consapevolezza di lavoratori, cittadinanza, pubbliche amministrazioni? La domanda ha un suo perché: in che modo ci si sta occupando dei riflessi sulla salute di lavoratori e cittadini in generale per quanto riguarda le sostanze che hanno sostituito l’amianto nelle lavorazioni nelle aziende e nell’edilizia? Chiara Paternoster, dell’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone, sostiene, con una certa preoccupazione, che bisogna maturare un’esperienza diversa rispetto a quanto avvenuto con l’amianto. Non bisogna sottovalutare i rischi delle fibre artificiali vetrose che lo hanno sostituito e soprattutto occorre prevenire più che prepararsi al dopo, quando gli eventuali effetti dannosi sulla salute si manifesteranno. La consapevolezza di ciò che Monfalcone ha vissuto e sta vivendo deve maturare in azioni di prevenzione che comprendono un controllo attento dei materiali che si utilizzano nelle produzioni e nelle costruzioni. Occorre mettere in pratica il principio di ’precauzione’. Luigino Francovig, che ha introdotto l’incontro promosso lo scorso 21 gennaio su questo argomento dal Rione Centro di Monfalcone, lo sostiene da anni, proprio guardando alle inabilità e alle morti prodotte dall’amianto e alle risposte dell’organizzazione sociale e sanitaria delle istituzioni pubbliche. Passato e futuro chiedono una diversa consapevolezza diffusa su questi argomenti. E’ evidente, come ha richiamato Chiara Paternoster, che non si possono lasciare i lavoratori da soli ad affrontare questi problemi. La loro prima preoccupazione è portare a casa il necessario per vivere e i materiali che utilizza nel lavoro sono certo un aspetto importante, ma rischiano di restare in secondo piano. La consapevolezza deve essere un fatto culturale che permea l’intera società locale, ma anche oltre. La salute sul posto di lavoro e in tutto il territorio, perché l’aria si muove e in suoi confini non sono quelli delle fabbriche, è un bene primario di ogni persona e la programmazione sociale deve improntarsi alla prevenzione dei danni più che all’inevitabile risposta negli ospedali o sul territorio quando i rischi sono diventati realtà. Dunque c’è l’inevitabile risposta da dare oggi a chi porta le conseguenze dell’esposizione all’amianto e c’è contemporaneamente un lavoro da fare perché non ci si trovi a dover affrontare in futuro lo stesso percorso del passato, costato vite umane e non poco impiego di persone e risorse delle pubbliche amministrazioni. All’incontro promosso dal Rione Centro, hanno partecipato ed espresso attenzione a questi temi anche rappresentanti dei partiti politici presenti in Consiglio comunale e dell’Amministrazione comunale di Monfalcone.A loro è stata affidata la proposta di indire ad una seduta aperta del Consiglio comunale sui temi della salute e della prevenzione dei rischi.