La verità e la giustizia fanno sempre parte dell’amore e della bontà

Nella grande piazza di Fiumicello centinaia di candele diffondono la luce gialla nel silenzio delle persone che le alzano verso il cielo. Ricordano il 25 gennaio 2016, ore 19.41, il momento dell’ultimo contatto con Giulio Regeni. Poi, nella sala Bison, una serata di testimonianze, ricordi, impegni di questi sette anni ’senza Giulio’ che, anche per chi non lo aveva conosciuto, sono stati sette anni ’per Giulio’, a sostegno della ricerca della verità e della giustizia. Sabato 4 febbraio, il giorno dopo la ricorrenza del ritrovamento del corpo di Giulio, nella chiesa di San Valentino a Fiumicello, il vescovo Carlo ha presieduto la celebrazione eucaristica alla quale hanno partecipato, assieme ai genitori di Giulio, molti ragazzi e giovani con le loro famiglie. Memoria di Giulio, Giornata per la Vita, incontri delle famiglie sono confluiti in una celebrazione nella quale il vescovo ha sottolineato che il Vangelo chiama i credenti a rispondere con l’amore e la bontà all’odio che avvelena la vita dell’umanità anche ai nostri giorni. La verità e la giustizia, ha notato, fanno parte dell’amore e della bontà. Nella preghiera dei fedeli è stata espressa ai genitori di Giulio la solidarietà nella ricerca della verità e la gratitudine per aver fatto del loro dolore un motivo di crescita per tante coscienze. Intanto restano aperte le domande che dal febbraio 2016 attendono una risposta. Perché quel massacro del suo corpo? Perché l’estrema offesa alla sua dignità? Chi l’ha voluta e chi l’ha eseguita? A quanti in Egitto e nel mondo è toccata e tocca una simile sorte? In questi sette anni, Paola Deffendi e Claudio Regeni hanno fatto in modo che il dolore superasse i confini della famiglia per diventare motore di un impegno civico alla ricerca della verità per Giulio e far maturare la consapevolezza di quanti Giulio e Giulia sono vittime di soprusi e violenze. Una scelta difficile e dolorosa, una strada piena di incognite che hanno percorso assieme all’avvocato Alessandra Ballerini. Una strada sulla quale hanno trovato il sostegno di tante persone, quel ’popolo giallo’ che continua a crescere. Hanno visto la Procura della Repubblica di Roma condurre indagini che hanno portato ad individuare quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani quali imputati per le torture e la morte del loro figlio. Il processo però non ha ancora potuto svolgersi perché dall’Egitto non si trasmettono gli indirizzi degli imputati cui mandare la notifica dell’imputazione. Capi del governo italiano, ministri, delegazioni politiche ed economiche in questi sette anni hanno stretto la mano al presidente egiziano Al Sisi, che ha sempre espresso volontà di collaborazione per raggiungere la verità su quanto avvenuto nel suo Paese al cittadino italiano Giulio Regeni. Fino ad oggi, solo parole, ma nessun fatto conseguente. Il 13 febbraio, ci sarà una nuova udienza al Tribunale di Roma dalla quale ci si attende di sapere se il processo potrà iniziare o meno. Le ultime visite in Egitto del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri avranno ottenuto davvero la collaborazione promessa? Lo sapremo presto.