Il “peso” delle armi: un’ escalation politica
15 Febbraio 2023
Il prossimo invio di armi all’Ucraina da parte di Stati Uniti e di alcuni Stati europei è uno dei punti di maggiore dibattito nell’ultimo periodo e che certamente ci pone davanti a nuove questioni che, oltre agli aspetti politici e sociali, toccano anche l’etica e la morale.Tra i pro e i contro, cosa comporta questa scelta sul panorama europeo? Sullo “scacchiere” mondiale, quali equilibri rischiano di alterarsi? Ne abbiamo parlato con il professor Nicola Strizzolo, attualmente docente di Sociologia delle relazioni internazionali e Sociologia del rischio alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo.Ad un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina assistiamo proprio in questi giorni ad un “escalation” per quanto riguarda la fornitura dall’estero di armi al Paese colpito. Di fronte a quale situazione ci troviamo in questo momento a livello di armamento e che rischi entrano in gioco con questa implementazione?L’escalation per ora è politica: è vero che, attraverso la stampa, ci è giunta l’affermazione che Germania, Stati Uniti e altre nazioni occidentali, inclusa la Gran Bretagna, invieranno carri armati di quarta generazione in Ucraina, ma pare anche che ci vorranno almeno due mesi prima che arrivino.Gli USA, infatti, non avrebbero una scorta di carri armati M1 Abrams e il ministro tedesco Boris Pistorius ha dichiarato che i Leopard 2 non saranno pronti entro la fine di marzo o addirittura inizio aprile – si aggiungono, inoltre, questioni legate all’addestramento e alla manutenzione – .L’Ucraina parla di una “massima escalation” nell’anniversario della guerra, il 24 febbraio.Putin stesso ha risposto che nuovamente i panzer tedeschi avanzano verso la Russia, ha evocato anche la croce di ferro simbolo delle forze armate della Germania, aggiungendo che questa volta la tecnologia in campo e la risposta saranno diverse.Ragionando sulle informazioni che abbiamo, sembrerebbe logico pensare che Mosca colpisca prima – non è detto però vi siano condizioni climatiche favorevoli, infatti, alcune fonti dicono proprio che i mezzi servirebbero ad una controffensiva ucraina primaverile -. Ma dobbiamo anche pensare che la guerra vera è quella sul campo e non quella dei comunicati stampa e su Twitter, di questa però solamente pochissimi soggetti hanno notizie dirette e complete.Queste comunicazioni hanno l’effetto ovviamente di aumentare la distanza tra gli schieramenti e rinforzare questi al loro interno. Ecco alcuni effetti in tal senso:- per l’attacco missilistico agli ospedali di Lugansk e Kherson, nel quale cui gli ucraini avrebbero ucciso diverse persone, attraverso un sistema di lancio di razzi a lancio multiplo HIMARS fornito dagli americani, non solo la Russia ha accusato l’esercito ucraino di crimini di guerra nel silenzio della Nato, ma anche che questa sarebbe direttamente coinvolta anche per le indicazioni fornite attraverso immagini satellitari;- analisti dicono che se cresce questo coinvolgimento della Nato si farà sempre più concreto il pericolo di una terza guerra mondiale in Europa;- alla quale la NATO sarebbe già pronta, secondo il Presidente del Comitato militare della Nato, ammiraglio Rob Bauer, ma anche che non sarà coinvolta finché la Russia manterrà la sua “operazione militare” in Ucraina – dettando così delle regole, o meglio i limiti del campo -.- la SEFOR, una società russa con sede negli Urali, ha promesso ricche ricompense per chi abbatterà o riuscirà prendere le armi che i paesi NATO invieranno in UcrainaCosa certa è che attualmente non vi sono le condizioni possibili per un nuovo trattato sul controllo delle armi nucleari dopo il 2026. Speriamo di arrivarci.
Che tipi di materiali si stanno inviando in Ucraina? Sono tecnologicamente avanzati ed efficaci o si tratta di altro tipo di forniture?La stampa vicina al Cremlino assicura che i carri armati russi, come il T-72B3 e il T-90, avranno gioco facile su quelli che verranno inviati.Quella in occidente maggiormente diffusa afferma, invece, che i Leopard e i Challenger, tra quelli promessi, siano ampiamenti superiori ai primi e che i proiettili perforanti russi standard non sono in grado di penetrare l’armatura frontale del Challenger. Inoltre, hanno mirini e ottiche più avanzate che ne aumentano la precisione: decisivo, infatti, è il primo colpo a segno.La fornitura USA, da 2,2 miliardi di dollari, include anche le bombe razzo GLSDM – GroundLlaunched Small Diameter Bombs – in grado di colpire a circa 150 km di distanza: raddoppiano il raggio di azione che gli ucraini avevano precedentemente.Seppure sia orami lapalissiano che non sono più armi da difesa, ma da attacco, vi sono ancora resistenze alle richieste di Zelensky di caccia F-16 e missili che possano colpire a 300 km. In questo modo si riduce la possibilità di attacchi ucraini all’interno della Russia, che causerebbero escalation definitivi.
Questo invio fa pensare a uno “svuotamento” o comunque indebolimento degli arsenali dei Paesi che scelgono di inviare armi. È lecito presumere una “corsa agli armamenti” per riempire quei “buchi” che si sono venuti a creare?Da alcune fonti parrebbe proprio così e la Russia manterrebbe ancora un ragguardevole vantaggio, non solamente rispetto all’Ucraina, ma anche rispetto alla NATO.Per questo è percepita da diversi governi la necessità di armarsi: non è un buon segno, né per pregressi storici, né se pensiamo alle criticità emerse nella sanità o alle tante che dobbiamo affrontare, tra le quali debito pubblico e disoccupazione.
Alla luce di quanto visto finora, c’è il pericolo che il conflitto si allarghi?Diciamo che per ora non sono stati rilevati segnali che il conflitto si spenga.Se si allargasse, per i Paesi limitrofi e i diversi soggetti in gioco vorrebbe dire una cosa sola: mi ricordo ancora lo sguardo del giornalista Biloslavo nella diretta televisiva serale durante la quale passò la notizia di missili russi che avevano colpito la Polonia, vi ho letto paura e rassegnazione, “ci siamo”.Notizia tra l’altro falsa e manipolata…che, se vera, avrebbe significato, molto probabilmente, l’inizio della Terza Guerra Mondiale.
Per noi “osservatori esterni” e ovviamente inesperti di dinamiche e strategie militari, a volte è complicato comprendere le posizioni sul campo. Di fronte a quale situazione, quali assetti ci troviamo?Tra gli “osservatori esterni” e ovviamente inesperti di “dinamiche e strategie militari” metta pure anche a me – mi sono documentato appositamente per rispondervi e svolgere, così, un servizio alla comunità di Gorizia -: L’Europa ne esce tremendamente indebolita, sia economicamente che politicamente (il consenso bellico non è unanime e tanto meno sull’invio di armi all’Ucraina); l’America, appare – vedremo però sul lungo periodo le ricadute – politicamente rafforzata e la Cina sta surfando alla grande, come partner economico della Russia e facendo sentire la sua presenza, anche militarmente, su Taiwan.
Guardando poi alla Russia, il proseguire questo conflitto, chiamando alle armi anche personale non militare e non formato, può metterla a rischio di un’implosione?Da sociologo le posso rispondere che più si attacca un gruppo, una comunità, una nazione, più questa rafforza l’unità ed il consenso al suo interno.La domanda, invece, da farsi agli economisti sarebbe: le sanzioni funzionano, oppure stanno solamente isolando il mondo occidentale e si sta rafforzando un sistema economico tra Paesi non troppo attenti ai diritti della persona con i quali avremo sempre meno possibilità di trattare e dunque di esercitare influenza verso il rispetto di principi per noi irrinunciabili?
Osserviamo poi gli storici “sostenitori” della Russia: la Cina finora è rimasta a guardare. Anche alla luce dell’invio di armamenti in forza all’Ucraina, crede che questo cambierà le sue posizioni?Mi risulta, invece, che qualche giorno fa il ministro degli esteri cinesi abbia attribuito la responsabilità della crisi ucraina agli Stati Uniti, per averla alimentata e aver continuato a vendere armi all’Ucraina, prolungato e intensificato così il conflitto e che Stoltenberg, il segretario generale NATO, abbia concordato con il primo ministro giapponese che il Giappone e la Nato devono “rimane uniti e fermi” contro le minacce alla sicurezza poste da Cina, da Corea del Nord e dalla guerra russa in Ucraina. Evidenziando forti preoccupazioni per la cooperazione militare tra Russia e Cina anche in esercitazioni vicino al Giappone.
Allo stato attuale delle cose, che ruolo riveste l’Italia e come potrà porsi nel lungo periodo?Dalle parole del presidente belga del Consiglio europeo, Charles Michel, in visita a Palazzo Chigi, almeno a livello simbolico, pare che il Governo guidato da Giorgia Meloni abbia ricevuto il plauso dell’Unione europea. Michel ha, infatti, elogiato la “cooperazione molto franca e sincera” e dichiarato la comunanza di interessi dell’Unione europea con l’Italia: il benessere di entrambe corrisponderebbero.Se l’Italia da sola possa fare una strategia ed esercitare un ruolo autonomo nei confronti della situazione in Ucraina, davvero non saprei. Bisognerebbe piuttosto chiedersi fino dove arriverà l’appoggio Europeo a Kiev e fino a dove l’Italia sarà pronta a seguirla. Invece, sotto il profilo energetico, immagino l’Italia possa giocare un ruolo nei rapporti con paesi africani, così come per l’immigrazione. Fattori non secondari negli attuali scenari di crisi.
Tirando le somme, siamo davvero di fronte, come dice papa Francesco, ad una III Guerra Mondiale non dichiarata?Sicuramente è una guerra morale mondiale, dove ai cristiani vengono poste importanti questioni sui principi: non solo sulla giustizia o meno di armare un Paese, invaso, e prolungare così lo scontro, ma la legittima attenzione mondiale su un unico evento in corso, umanamente tragico e devastante, porta inevitabilmente a far passare in secondo piano un mondo attraversato da ingiustizie, violenze e terribili discriminazioni.Lavorare seriamente e programmaticamente per la Pace in Ucraina vuol dire lavorare per poter dare maggiore spazio e risorse al bene anche altrove: finora purtroppo non mi sembra che abbiamo assistito a testimonianze credibilmente concrete di un possibile negoziato. Forse, non sarebbe da trascurare il fatto che ora gli scienziati ci hanno collocato a novanta secondi dalla Fine.a cura di Selina Trevisan
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