L’arte sacra in opposizione ai regimi dittatoriali

Nell’arte di Tone Kralj, l’artista transfrontaliero di cui ho parlato nell’articolo pubblicato su Voce Isontina del 4 febbraio, nato nel 1900 e morto nel 1970, si rispecchiano tutti gli eventi e le guerre dell’ultimo secolo, con altrettanti regimi totalitari che si sono susseguiti.Tone Kralj è nato a Zagorica nella Cargniola inferiore in una famiglia di contadini, ma si sentì sempre vicino alle genti del Litorale ed è qui che ha realizzato la maggior parte delle sue opere. Appena diciasettenne partecipò al primo conflitto mondiale sul fronte del Piave e, come gran parte dei giovani di allora, l’esperienza terrificante della guerra lo fece maturare in fretta.Conclusi gli studi presso Ljubljana e poi presso l’Accademia di Praga, si perfezionò a Venezia, a Parigi, a Vienna, a Roma. Le sue opere variano in tanti generi, ma la sua opera più monumentale è di aver dipinto circa cinquanta chiese.Ricordiamo qui quelle più vicine a noi, in Italia: a Gorizia la chiesa di Piuma, di Sant’Andrea, la cappella delle suore in via don Bosco, al cimitero di Gorizia ha ideato alcuni monumenti di alcune tombe come quella di Lojze Bratuž, compositore, morto a Piedimonte (martire, morto per le atroci sofferenze inflittegli dai fascisti).A Trieste ricordiamo la chiesa di Cattinara, quella di Pese, la cappella delle suore scolastiche. Molte delle chiese della valle dell’Isonzo, della Val Vipacco e delle chiese del Carso goriziano e del Carso triestino sono decorate dall’artista. Kralj fu costretto a lavorare spesso in fretta, quasi di nascosto, nel continuo terrore delle ronde di polizia, perché non desiderato dai regimi dittatoriali sia di qua che di là del confine.Bisogna anche dire che l’attività che meglio di altre è riuscita a sfuggire al controllo dei regimi è l’arte figurativa, nel caso di Kralj l’arte sacra nelle chiese. Le chiese pitturate da Kralj erano dislocate in villaggi distanti da grandi centri e lontano da strade principali e affollate.Risultano particolarmente importanti i legami che l’artista ebbe con i vertici ecclesiastici sloveni e la sua collaborazione con le istituzioni culturali.Kralj ha messo le radici nell’area culturale slovena, dove scoprì il pensiero sociale cristiano. Questa corrente di pensiero all’inizio del Novecento offrì un’alternativa molto valida non solo politica allo spazio sloveno, ma anche culturale ed economica sia al fascismo, che al liberalismo e al comunismo.   I rappresentanti di questo pensiero, che spesso venivano anche a Gorizia, erano intellettuali di fama come Janez Evangelist Krek, teologo che si dedicò alla formazione di sindacati operai di matrice cristiana un po’ ovunque in Slovenia, per poter aiutare la gente.Fu anche parlamentare a Vienna prima della guerra mondiale.Un altro intellettuale cristiano era Virgil Š?ek, studente del seminario teologico di Gorizia, diventato parroco, fu eletto nel 1921 consigliere nel parlamento a Roma. Alla luce di quanto detto sarebbe interessante esaminare le chiese affrescate dall’artista. Per esempio nella chiesa di san Giuseppe a So?a presso Bovec nella valle dell’Isonzo Kralj raffigurò nel 1943 il serpente schiacciato dalla Vergine Santissima con il volto di Mussolini.A fianco troviamo l’aquila nazista e la lupa fascista, morenti e agonizzanti, due simboli dittatoriali. Simili dipinti troviamo nella chiesa di San Nicola ad Avber del 1928, a Mengore del 1930, a Šentviška gora del 1941, a Lokev sul Carso triestino.Nella chiesa del Sacro Cuore di Vrtojba, a qualche metro dal confine, non lontano da San Pietro (Šempeter) troviamo il dipinto di Kralj che raffigura la crocifissione e il giudizio universale.Tra i condannati troviamo Hitler, Stalin e Karl Marx, che tiene in mano il Capitale e alla sua destra Jovanka e Tito.È possibile identificarli anche grazie all’anello che Tito porta al dito, omaggio personale donatogli da Stalin nel 1947.Nel 1980 il dittatore fu seppellito con quest’anello al dito, che tuttavia venne successivamente rubato e sottratto dalla tomba. Il dipinto è del 1955.È inutile dire che se all’epoca questi lavori fossero stati scoperti dalla polizia del regime, l’artista avrebbe fatto una brutta fine.