Quale futuro per i nostri giovani nel mondo del lavoro?

Ottima riuscita per l’incontro “Giovani e Lavoro tra fatiche e speranze”, promosso negli scorsi giorni dalla Pastorale diocesana Sociale e del Lavoro. Ospitato presso gli spazi dell’azienda agricola Lis Neris di San Lorenzo Isontino, ha visto una grande partecipazione di pubblico, composto da imprenditori, sindaci e assessori, esponenti e membri di vari enti e associazioni provenienti da tutto il territorio diocesano e non solo.Si è parlato di giovani, del loro futuro, delle prospettive per il loro domani e delle possibilità che, come imprenditori e datori di lavoro, è possibile offrire loro per una crescita professionale e occupazionale.Ospiti della serata padre Luciano Larivera s.j., teologo e direttore del Centro Culturale “Veritas” di Trieste, il dottor Vittorio Gradenigo, presidente dell’UCID – Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti della Provincia di Gorizia, Francesco Augrusa, vicepresidente nazionale del Movimento Giovani dell’UCID e l’ingegner Cristiano Bazzara, Shipyard director presso la Fincantieri di Monfalcone, moderati nel dibattito dalla giornalista Luisa Pozzar, componente della Giunta nazionale dell’UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana.Ad aprire l’incontro, il saluto di fra Roberto Benvenuto, direttore della Pastorale diocesana Sociale e del Lavoro, che ha sottolineato come, per venire incontro alle attuali necessità lavorative in particolare per la fascia giovanile, ci sia bisogno “non di vie parallele ma convergenti; di visioni ampie, coraggiose e alternative”. Ha poi concluso il suo saluto con le parole di don Tonino Bello: “Non ci si deve limitare a sperare, ma bisogna organizzare la speranza”.Un saluto (da remoto a causa di alcuni impegni concomitanti) è stato portato ai presenti anche da monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, il quale si è soffermato sul senso di precarietà vissuto dalle nuove generazioni: “il mondo del lavoro è cambiato e i giovani oggi hanno speranze e attese diverse rispetto a qualche tempo fa. Nutrono però anche una forte incertezza nei confronti della vita: la precarietà infatti non è dovuta a loro ma è causata dai tempi che oggi viviamo”.La parola quindi è passata a padre Luciano Larivera s.j., che ha centrato il suo intervento sul “Messaggio dei vescovi “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”, 1 maggio 2023: l’alleanza che ci serve”, partendo dalle parole del profeta Gioele, citato dallo stesso papa Francesco nel messaggio: “Diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”; ai giovani compete la profezia – ha spiegato il teologo – , agli adulti la progettualità. Oggi i giovani sono sopraffatti da tanti cambiamenti e preoccupazioni che coinvolgono il loro domani: sostenibilità ambientale, contrasto alla corruzione, creazione di una famiglia… agli adulti spetta il ruolo di organizzare la realtà in modo da coinvolgere anche i più giovani”. Si è poi soffermato sull’essenza del lavoro “che non può essere una guerra; i giovani vogliono giustamente lavorare ma conciliando i tempi della vita con quelli lavorativi. Si devono creare germogli e alleanze” e ha quindi concluso con un interrogativo: “che sfida comporta la speranza?”A seguire, l’intervento del dottor Gradenigo, che si è soffermato su un’accurata analisi della situazione socioeconomica sul territorio della provincia di Gorizia, sottolineando come, a fare di più le spese dopo la caduta del confine con la vicina Slovenia, sia stata proprio la città di Gorizia: “la provincia è piccola ma ha al suo interno realtà molto importanti: il goriziano, il monfalconese, il cormonese e il gradese. Gorizia ha pagato una mancata capacità di reinventarsi dopo la caduta del confine e oggi perde i suoi giovani che, dopo aver frequentato l’università, non rimangono sul territorio nel reinvestire tutte le conoscenze acquisite. La popolazione inoltre non è giovane, mentre nella vicina Nova Gorica l’età media è molto più bassa”. Informazioni queste che certamente devono portare a una riflessione e a un proficuo confronto.Si è passati quindi alla testimonianza di Francesco Augrusa, che ha sottolineato l’importanza di “agire qui e ora”. Ha riferito di una fruttuosa esperienza, un progetto pilota realizzato guardando alla mobilità nazionale, promosso da UCID e altre associazioni e realtà pastorali, che ha portato alla costruzione di un “hub” dove ragazzi da tutta Italia trascorrono alcune settimane di formazione totale su quelle che sono le richieste del mondo del lavoro, in particolare quello legato alla meccanica e meccatronica. “L’obiettivo finale è dare la possibilità ad ogni partecipante di trovare lavoro sul territorio nazionale e di riacquistare dignità”.A chiudere gli interventi, Cristiano Bazzara, che ha riportato la necessità, anche per Fincantieri, di “farsi conoscere”: “abbiamo così aperto l’azienda ai giovani, per far capire come dietro, certamente, alla fatica e al lavoro, ci stia la bellezza. Il cantiere navale è un’azienda con processi moderni e offre numerose prospettive ai giovani, con un’ampia varietà di profili lavorativi”.Ha riportato quindi la bella esperienza, iniziata tre anni fa, insieme all’ISIS “Pertini” di Monfalcone con un corso di formazione in navalmeccanica e, più recentemente, la collaborazione avviata a supporto dell’Accademia del Mare di Trieste, che offre formazione specifica post diploma, e con l’Università nella formazione manageriale. “Non ci si deve fermare ma aprirsi sempre più alle collaborazioni; il cantiere ha bisogno di giovani che desiderino mettersi in gioco”.Interessanti infine alcune proposte e riflessioni emerse dalle domande del pubblico, che hanno sottolineato la necessità di domandarsi cosa si offra, come imprenditori, a questi giovani, tanto in termini di paga che di rispetto degli orari di lavoro, ponendo un forte “no” allo sfruttamento. Tra le proposte, anche quella di organizzare una “formazione continua post – assunzione”, tanto per far permanere le nuove professionalità in azienda, quanto per fornire un aggiornamento costante sulle più recenti novità.