Iniziano i passi di Andrea verso il sacerdozio

Una festa di comunità, della comunità e per la comunità. Così è stato per l’Ammissione agli ordini sacri del seminarista Andrea Nicolausig che, nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Straccis di Gorizia, è stato ammesso ufficialmente al percorso in vista dell’ordinazione sacerdotale. Una festa “di” comunità, si diceva, per la partecipazione dell’Unità Pastorale don Bosco ma anche di varie realtà vicine, da San Rocco a Lucinico fino a Capriva e Gradisca d’Isonzo; “della” in quanto numerosi parrocchiani e parrocchiane, laici e sacerdoti, si sono stretti attorno al giovane classe 1987 che ha intrapreso l’importante percorso; “per”, infine, in quanto si tratta di un futuro lavoratore, anche se di ore nella messe si può dire ne abbia già segnate un buon numero, nella Vigna del Signore. Nicolausig, classe 1987, della parrocchia del Santissimo Salvatore di Gradisca d’Isonzo, è impegnato da anni in vari sodalizi diocesani e non solo. Dopo gli studi teologici la richiesta di proseguire la propria vocazione con l’ingresso in seminario e l’avvio del percorso al sacerdozio.Una chiesa gremita, una comunità che si raduna, canta e prega, chiede, come ribadito dal Vangelo di ieri, 18 giugno, undicesima Domenica del Tempo Ordinario, “che il padrone della messe mandi nuovi operai nella sua messe”, perché “la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”. Non è un gregge di pecore che si muove senza pastore ma che ha trovato le proprie guide, le riconosce, le stima e ne chiede un percorso di discernimento, di studio, di preparazione e di lavoro. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, e concelebrata da numerosi sacerdoti diocesani e salesiani, con il servizio liturgico dei seminaristi del seminario interdiocesano di Castellerio e l’animazione dell’assemblea a cura del maestro della Cappella Metropolitana, Fulvio Madotto, con l’accompagnamento all’organo di Vanni Feresin. “Vivremo un rito particolare, quello dell’ammissione agli ordini sacri. Un rito che avviene a poco meno di un mese da un’ordinazione presbiterale e una diaconale ad Aquileia”, ha esordito il presule. “Qualche giorno fa due giovani hanno espresso la volontà di iniziare questo particolare percorso entrando nell’anno di formazione propedeutica”, ha ammesso Redaelli. “Gesù prova compassione, che è il sentimento che lega la mamma ai propri figli, verso la folla. Dice che la messe è abbondante, quindi un messaggio positivo, ma mancano gli operai. Gesù, nel cuore delle folle stanche e sfinite, vede una ricchezza, una ricerca del senso, un’unità: basta che un pastore ci sia affinché un gregge disordinato e smarrito diventi gioioso e ordinato, composto da persone che possano esprimersi ciascuna secondo le proprie capacità”, così ancora Redaelli. “Di fronte alla scarsità di operai, invece di mandarne altri, Gesù dice di pregare il padrone: perché non li manda lui? Perché opera in terreni fertili che vanno preparati e chiedendo e pregando si compartecipa all’azione di Dio”, ha concluso Redaelli prima di procedere al rito.È il candidato a essere chiamato di fronte all’ordinario ed è l’arcivescovo a porre specifiche domande dopo la prima risposta del candidato, quell’”eccomi” che sarà ripetuto altre volte durante il percorso così come gli è richiesto di ribadire durante l’intera esistenza e nell’operato pastorale e umano.La preghiera dei fedeli, invocazioni lette in ben tre lingue, ha sottolineato con decisione l’umanità della scelta e invocato il sostegno divino e dei fratelli e delle sorelle. Conclusa la celebrazione, un momento conviviale ha riunito ancora una volta l’intera comunità che, dalla mistica alla mastica, ha potuto fisicamente abbracciare un figlio di questa terra che si avvia, guidato dall’affetto, dalla vicinanza e dal sostegno spirituale, terminata una fase del percorso, a guidare lui stesso da pastore.