21 giugno 2023: “…una Festa in famiglia”

Una Basilica straripante di persone venute da varie località per stare vicino in un momento così importante ai loro sacerdoti. Una occasione per rivedersi, sorridersi, salutarsi ritrovando e ricordando tanti percorsi di fede. Una Festa in famiglia.

La corale-orchestrale Santa Cecilia di Grado ha eseguito la “Missa Prima Pontificalis” di mons.L. Perosi e il Tu es sacerdos in aeternum durante il solenne ingresso in Basilica tra la gioia e la commozione suscitate nei paesani, coetanei e parrocchiani presenti. Nel loro incedere verso l’altare sono stati accolti dal parroco mons. P. Nutarelli e dagli altri ministri concelebranti. Nel loro cuore il ricordo del 21 giugno 1998 ad Aquileia quando con la parola “eccomi” fecero promessa di obbedienza e amore alla chiamata del Signore. Un amore unito a fraternità umana che in tutti questi anni hanno riversato sulle loro comunità: doti naturali unite ai carismi ricevuti dallo Spirito Santo. Don Alessio Geretti, loro compagno di classe, del clero udinese, ha rivolto ai festeggiati toccanti parole di amico e confratello speciale: “benedite il Signore per le persone che vi hanno fatto crescere e voluto bene, gente semplice ma che in determinate circostanze è stata grandiosa. Nel vostro cammino dalla piccolezza all’immensità, loro rimarranno sempre una presenza cardinale, una grande grazia che Dio vi ha dato. Molti sono presenti al vostro cuore in questo momento, anzitutto mons.Silvano Fain, che con la sua dedizione ed eleganza serviva la sua amata Grado, riconosceva la dignità della sua gente e lasciava trasparire anche nel portamento quella del sacerdozio, il mistero speciale e reale di una presenza di Cristo che passa attraverso gli uomini, un po’ dotati un po’ sgangherati, che Lui colloca in quella missione. Vi accorgete d’aver appreso da diversi pastori buoni e santi e forti e chiari la migliore passione per il Signore vivente e per la sua incantevole sposa, la Chiesa. Alcuni li abbiamo incontrati e conosciuti anche nel percorso della formazione alla vita sacerdotale, in sei anni di seminario che abbiamo condiviso tra studi avvincenti e avventure indimenticabili, tra momenti che ci hanno fatto ridere fin alle lacrime nell’amicizia più schietta ed allegra e altri che ci hanno fatto insieme faticare o patire.

A volte, quando ci si sta accanto in certi periodi della vita, ci si rende conto fino a un certo punto del valore segreto di ciascuno. Poi, col tempo, un chiarimento progressivo lungo la via ci fa rileggere tante cose e tante anime, e di alcune serbiamo con riconoscenza e commozione l’insegnamento e l’affetto, per la loro umanità pulita e credente e la testimonianza sacerdotale che ci han dato, come è stato, ad esempio, il caro don Claudio Cidin, ora già in cielo. Insieme a costoro, molti, moltissimi altri sono stati la mano tesa del Signore per voi. Dai maestri di vita e di scuola, agli amici che ti intendono al volo anche dopo cinquant’anni che non li vedi, a tante anime meravigliose trovate nelle diverse comunità che avete potuto servire in questi 25 anni. Non penso soltanto alle opere che avete fatto, alle iniziative organizzate, a liturgie e incontri: mi riferisco proprio alle persone, alle case che in questi anni sono diventate anche casa vostra, alle storie e alle anime che vi hanno aperto la porta, a chi avete visto nascere e crescere e fiorire, a chi avete visto innamorarsi e sposarsi e diventare papà e mamma, a chi ha operato con passione a servire Gesù insieme con voi nei modi più diversi, a chi avete visto procedere negli anni trasformando l’invecchiamento in chiarimento, a chi avete visto piangere, a chi aspetta di rivedere qualcuno partito per il cielo; a chi, soprattutto, vi ha commosso per la sua fede, la sua carità e per la speranza luminosa con cui ha affrontato tutto. Più di qualche volta, noi sacerdoti, araldi della fede, abbiamo visto figure esemplari e nascoste, o abbiamo guardato con ammirazione e tenerezza quelle che conservavano i posti di preghiera sui loro banchi come combattenti in trincea, immersi in rosari instancabili ed esperti in canti di Vespri antichi. Tante volte noi sacerdoti abbiamo potuto dire: Signore, aiutami ad avere anch’io la fede che ho visto in quelle persone! Cari don Gilberto, don Giorgio e don Michele, insieme a tutti noi, ringraziate il Signore Gesù Cristo, per il bene immenso della fede, per chi ve l’ha trasmessa e testimoniata, per tanti amici splendidi e fidati. Ringraziatelo con commozione per l’audacia dolcissima e misteriosa con cui Egli, in venticinque anni di sacerdozio, ha preso possesso di voi, in modo che a quanti avete avvicinato sul cammino Lui potesse parlare, Lui potesse tendere la mano. Ringraziatelo specialmente per tanti ragazzi che avete a cuore e che ricordate, tutti. E anche per tante anime speciali, delicate: avete visto la loro gloria, non potrete mai dimenticarla. Ringraziatelo perché ogni giorno avete sperimentato che Cristo è vivo, conoscendo sempre più chiaramente la Sua bellezza, il Suo disegno, la Sua necessità. Ringraziatelo per lo splendore profondo e la vitalità instancabile della Chiesa: per quanto fatta dalle nostre polveri messe assieme, il pennello dello Spirito, con l’olio della grazia sulla tela della storia, la dipinge come un capolavoro.

Ringraziatelo per avervi collocato in questo tempo, perché tanto il bene che vi fiorisce quanto la nebbia che lo affligge esigono la vostra intelligenza e santità e non vi danno tregua. Mai, mai, da venticinque anni a questa parte, nemmeno per un istante solamente -vi conosco e ne sono sicuro- vi siete pentiti di aver detto “eccomi” al Signore Gesù. Semmai, ci si pente un po’ per i momenti in cui non Gliel’abbiamo detto abbastanza. Vi è stata data una sorte speciale. Dice il Vangelo che il Signore Gesù, dopo una notte intensa interamente passata in preghiera, chiamò e scelse gli apostoli, quelli che egli volle, perché stessero con Lui e per mandarli. Il mistero glorioso e strano del sacerdozio è condensato in quell’espressione semplice e travolgente. Stare con Lui. Un prete sta con Cristo. Tutti sono chiamati ad accoglierlo, a riconoscerlo, a seguirlo, a lasciarsi infiammare il cuore dalle sue parole di vita eterna e lasciarsi aprire gli occhi dal suo sacrificio d’amore, l’Eucaristia, per noi spezzata. Ma quando si chiudono le porte, a sera, e le folle congedate e i lettucci degli infermi attendono nuove luci e nuova speranza, noi stiamo con Lui. E quando le porte si riaprono e le folle ti circondano chiassose o i lettucci degli infermi ti assalgono di nuovo e attendono un tocco e magari un miracolo, noi stiamo ancora con Lui. Quando gli diamo la voce e ripetiamo i suoi stessi gesti, o quando il mondo alza la voce e ripete i suoi soliti gesti, noi stiamo sempre con Lui. Mentre tutti sono chiamati a guardare a Lui la missione specifica che ci è affidata è di mostrare in modo evidente lo stato di chi è con Lui. Quando studi e quando giochi, quando lavori e quando festeggi, quando hai il cuore pieno di un affetto umano e quando lo hai pieno di un umano dolore, quando ti pervade la gioia o quando ti ricolma l’amarezza, in noi, nel nostro agire, nel nostro celibato e anche nel nostro sguardo si deve vedere che stiamo con Lui, e che la cosa più necessaria e più meravigliosa che ci sia nella vita è poter stare con Lui. Il mondo è l’intreccio di coloro che lo sanno, di coloro che lo ignorano e di coloro che lo negano. Tanto gli uni quanto gli altri han bisogno di vedere qualcuno che sta davvero con Lui e che lo porta dappertutto con sé, in gesti, segni, sacramenti e parole e abbracci, perché Lui arrivi a chiunque gli apre le porte. Un prete gioisce e patisce per portare Lui alle persone e per portare le persone a Lui.

Ecco, dunque: per questo, voi tre, amici, nei prossimi anni che avete davanti continuate a pregare, celebrare sacramenti in modo meraviglioso e appassionato, predicare con intensità toccante, giocare con i bambini, addestrare i giovani alla vera grandezza, studiare sempre il più possibile, inventare cose eleganti e piene di significato, condividere la vita della gente, stare con chi soffre, ricordare a tutti decisamente l’eternità davanti a noi e la strada che vi conduce, dire la verità portandone il peso e pagando di persona, perdonare sempre. E tutto questo con lo scopo fondamentale che per mezzo vostro Gesù, vivo e splendido, possa arrivare alle persone, e le persone a Gesù. È sempre stupendo poter fare questo. Non sempre facilissimo, d’accordo. Talvolta ci stupiamo e rattristiamo per le grandi difficoltà che incontra in questo mondo l’adesione a Cristo e al suo annuncio di liberazione e di vita. Talvolta ci pare d’avere di fronte grandi masse di indifferenza o di incredulità e ostilità all’avvenimento cristiano. Ma badate che il Signore Gesù, anche tra voi tre “graisani” abituati al mare e inviati ad affrontare alture impegnative, non ha mai assicurato che le montagne sarebbero state basse e valicabili; ci ha garantito, però, al di là di ogni nostra impressione e paura, che in fondo l’impresa non è difficile: basta avere un granello di fede! Difficile non è rimuovere le montagne, caso mai difficile è trovare uomini di fede: preghiamo di esserlo, noi tutti insieme. Gesù è il Signore e sta alla porta e bussa, alle porte di ciascuno. Voi tre dovete essere una banda di scassinatori! Apritegli tutte le porte. E voi, fratelli e sorelle, amate Gesù e trovatelo nella sua Chiesa, dove Lui ha deciso di stare, dove operano pazientemente i suoi sacerdoti. Tutto il resto, anche i loro difetti, passi in secondo piano. Accogliere il Signore dove i sacerdoti lo fanno trovare sarà la scelta più bella che avrete fatto nella vita.

Maria: Gilberto, Giorgio e Michele ti appartengono. Prenditi cura di loro, di tutti i sacerdoti, di ciascuno di questi tuoi figli amatissimi. Insegnaci a stare sempre, come te, dove Dio comanda: in preghiera a chiedere luce e forza dal cielo, in cammino per servire chi ha bisogno, in piedi presso ogni crocifisso, disponibili a ricevere doni e affetto dai Magi, disponibili a ricevere spade e durezze da altri, ma sempre, sempre con Gesù”.

Prima della conclusione mons. Belletti ha letto il messaggio augurale dell’Arcivescovo per i tre giubilati, a seguire l’Arciprete Nutarelli dopo l’affettuoso e riconoscente saluto per il dono della chiamata al sacerdozio e l’invito a pregare sempre per le vocazioni ha consegnato un dono raffigurante l’Arcangelo San Michele che da sempre protegge Grado dall’alto del campanile.

Poi, a nome di tutti e tre, don Giorgio Longo ha rivolto un breve messaggio a tutti i presenti: “di cuore uno speciale saluto a tutti voi che oggi avete voluto partecipare a questa solenne celebrazione a ricordo dei 25 anni di sacerdozio che proprio come oggi prendeva il suo avvio dopo la preghiera consacratoria e l’unzione crismale dell’Arcivescovo padre Bommarco. Abbiamo inteso innanzitutto rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio ministeriale svolto in questi 25 anni nelle varie parrocchie assegnateci dagli Arcivescovi proprio ritornando in questa patriarcale Basilica da dove già in tenerissima età cominciavano a svilupparsi i germi della vocazione, servendo su questo altare come chierichetti i vari cappellani di allora ma soprattutto l’unico parroco che dalla nascita ci ha poi accompagnato fino a salire anche l’ultimo gradino dell’altare: l’indimenticabile e sempre amato mons. Silvano Fain, che l’altro ieri avrebbe compiuto 102 anni, esattamente il doppio di noi 51enni. Un ricordo e una preghiera per lui e il tanto bene operato non mancheranno mai. Con gli anni ci siamo sempre di più immersi anche noi nel grande mistero dell’Eucaristia, mistero di morte e risurrezione, impegno quotidiano che contemplando il sacrificio di Cristo sul Calvario ci ricorda la centralità della Messa, l’impegno della missione, il mandato come parroci in cura d’anime da assolvere a immagine di Cristo sommo sacerdote e buon Pastore. Fino a 25 siamo arrivati e da qui avanti per tutto il tempo che il Signore ancora vorrà donarci. Sull’immaginetta che riceverete all’uscita due semplici frasi: un devoto rendimento di grazie alla SS.Trinità per questo traguardo, un ricordo speciale di cuore agli amici, parenti e parrocchiani vivi e defunti che hanno favorito il nostro cammino verso la comprensione dell’amore straordinario che quel cuore divino squarciato per l’intera umanità ancora ci indica, un amore generoso, grande e gioioso che ci sprona ad andare avanti e a donarci sempre nonostante i nostri limiti e miserie umane. Tutti noi qui presenti vi portiamo nel cuore, grazie carissimo confratello don Alessio, nostro compagno di classe e anche tu arrivato a quota 25, la tua presenza e amicizia, le tue sagge parole ci confortano e illuminano sempre. Grazie alla Parrocchia di Grado che con il suo parroco che si son fatti promotori di questa bella occasione per vederci e pregare e festeggiare assieme con noi, i sacerdoti presenti, i consigli pastorali, la Corale-orchestrale santa Cecilia, la Caritas, i portatori della Madonna e tutte le associazioni sempre presenti e operanti per il bene di questa comunità gradese. Prima della benedizione noi 3 sacerdoti ci recheremo innanzi al trono della Madonna degli Angeli per un omaggio floreale, perché Maria Santissima è stata sempre presente nella vita di noi sacerdoti, come Madre che ascolta, consola, rincuora, rinfranca, intercede. Grassie de cuor a duti i mamuli e le mamole de ogni età, grassie graisani, furlani, bisiachi, zente dele varie parti dela diocesi perché semo rivai fin qua anche grassie a tante persone e famegie che le ne ha giutào e sostignuo in duti sti ani. Grassie Signor, perché incuo podemo cantà al nostro Te Deum, al nostro ringrassiamento co duta la vose che vemo in fiao, co duto l’ardor dela nostra ànema senpre rivolta a quel gran Pare del sielo al qual i domandemo per duti noltri e le vostre famegie, i malai, le vostre intension che portè intel cuor, la più forte e granda Benedission”.

Mentre il coro, l’orchestra e tutto il popolo intonavano la Madonnina del Mare da parte dei tre sacerdoti, da figli devoti, è seguito il dono dei fiori alla Madonna degli Angeli in un’atmosfera di forte emozione e intensa commozione. Dopo la benedizione impartita dai 3 sacerdoti la festa è continuata negli spazi del giardino parrocchiale dove fra canti, brindisi e strette di mano è stato bellissimo stringersi vicino a questi sacerdoti circondati da tanti gradesi e diversi fedeli provenienti dalle varie comunità di servizio.

Proprio una speciale Festa in famiglia.

(foto: ©Laura Marocco)