San Rocco in festa con mons. Ruggero

Festa a San Rocco a Gorizia per i 65 anni di sacerdozio di monsignor Ruggero Dipiazza, da 56 anni presente nella parrocchia del borgo – ora vicario parrocchiale all’interno della più ampia unità pastorale che raggruppa anche Sant’Anna, la Cattedrale e Sant’Ignazio – e che domenica scorsa ha anche festeggiato gli 89 anni d’età.Un momento di festa che ha visto intere generazioni stringersi attorno la figura del sacerdote dalla Santa Messa delle 10.30 fino al pranzo comunitario con oltre duecento persone a far festa insieme. Alle 17.30 l’”Omaggio musicale a don Ruggero” a cura degli allievi del CSEM Emil Komel, in sala Incontro. Alla celebrazione eucaristica la corale Santa Lucia, diretta da Giada Piani e all’organo Vanni Feresin, ha eseguito brani di Orlando Dipiazza, fratello di don Ruggero, e la Missa Aquilejensis composta nel 1913 Cesare Augusto Seghizzi. “Il Vangelo di oggi ci ricorda la centralità del nostro essere uomini ed esseri umani”, ha sottolineato don Ruggero all’omelia. “Se penso ai numerosi anni di vita e di sacerdozio, mi sono sempre portato a domandarmi cosa è stato centrale per la mia Vita, cosa ha qualificato la mia vita nel dono che ho cercato di esprimere e credo di essere vero se dico che mi sono donato nel servizio della vita e del sacerdozio. Donato vuol dire che sei a disposizione, nonostante questo spesso diventi pesante, spesso al limite della sostenibilità. L’idea di andare a letto ugualmente da 56 anni a questa parte con il cancello aperto o non chiudere la porta di casa, come a dire che la porta è aperta ed è disponibile, ha portato anche l’intera parrocchia a essere accogliente verso le persone bisognose”.”Che cosa ha caratterizzato il servizio? Credo che alla base ci sia sempre stata la passione che Nostro Signore ha sempre avuto verso di noi. Pensiamo alla verità cui noi crediamo, essa è già sconvolgente. Un Dio che vuole farsi parte della nostra storia. Gesù si fa presenza costante. Mettere al centro la persona non poteva non essere il primo obiettivo per uno che voleva mettersi in servizio, sempre nello spirito della libertà. Il prete – così ancora don Dipiazza – non fa l’agitatore politico, non deve chiudere il rapporto reciproco in forme predefinite. Bisogna lasciarsi vivere, senza il culto di alcuni obiettivi che sembrano essere così importanti, senza alcun potere”. “Rimanere parroco di San Rocco per 56 anni vuol dire plasmare la propria vita in base al borgo. Ciascuno, nel proprio percorso, ha delle possibilità, anche di fare carriera, ma perché avrei dovuto scegliere altre strade? Ho pensato che la strada giusta fosse lavorare sempre senza problemi, senza il culto del denaro, e per questo devo ringraziare la mia famiglia, perché sono nato in povertà. L’unico periodo dell’anno in cui bisognava stare attenti a risparmiare era quando bisognava acquistare la legna per l’inverno. La preoccupazione, invece, per chi è in difficoltà, con tutti i limiti perché non nego che certe volte c’è un’esasperazione, che in quest’ultimo periodo è andata peggiorando, e c’è una richiesta ripetuta e costante, degli stessi, ed è la cosa che più mi angoscia”Nell’omelia don Ruggero ha ribadito la necessità di “far riflettere i ragazzi che amarsi significa attingere a prospettive di futuro, non c’è dignità se non si è capaci di sollevarsi dagli stracci. Su questi temi mi sono appassionato e mi sono angosciato. Perché penso bisogni e si possa far uscire il meglio dalle proprie responsabilità. In questi anni c’è stato l’aiuto di tante persone che si sono messe al servizio in modo totalmente gratuito, generoso e libero: chi chiedeva l’aiuto e chi lo prestava: questo è il servizio reciproco. In questo senso ho molti grazie da dire, per quanto avete fatto per me. Abbiamo tutti lavorato perché si costruissero segni evidenti dell’amore di Dio. Ci siamo riusciti, anche se in parte. Per quanto non siamo riusciti a fare chiediamo perdono. Ma per lavorare abbiamo ancora tempo. Quanto ancora mi darà il Signore? Chissà, ogni giorno in più è un pezzetto di speranza che si aggiunge. Se mi darete una mano continueremo a lavorare assieme”, ha concluso don Ruggero scatenando tra i presenti un lungo e scrosciante applauso.In tanti, a fine messa, con le campane suonate a festa dai campanari del borgo, immancabili, hanno voluto portare il proprio saluto al sacerdote fermandosi al termine della celebrazione. Soddisfazione anche da parte del Centro per la Conservazione e Valorizzazione delle Tradizioni Popolari di Borgo San Rocco, con il suo presidente, Vanni Feresin, che ha ricordato il “traguardo importante che abbiamo voluto celebrare e festeggiare tutti assieme. In questo frangente penso sia necessario fare un ringraziamento corale a tutti i volontari e le volontarie del Centro tradizioni, da chi ha predisposto il tutto a chi ha cucinato e ha organizzato la festa”. Va detto, infine, che il Centro, che quest’anno compie il mezzo secolo di attività, ha predisposto per la giornata una serie di cartoline celebrative per l’occasione.