Capitale europea

Fiato alle trombe, è stato recentemente svelato il programma degli eventi per Nova Gorica Gorizia, Capitale Europea della Cultura 2025. Un evento dalla portata unica, inattesa, irripetibile, che nasce sulle orme di un BidBook che chiarisce tutto: chi festeggerà, quando e dove.Solo un dettaglio sembra però ancora mancare alla generale consapevolezza: la ragione del festeggiamento, quella cioè che anche i turisti che verranno, avidamente curiosi, chiederanno per comprendere la preferenza europea in mezzo a tante altre candidature e quella che, nella caotica frenesia del fare, rischia di scolorire.Eppure è tutto sotto gli occhi di tutti: per la prima volta l’Unione Europea ha riconosciuto l’unicità culturale di due città diverse ma unite dallo stesso confine, sembra quasi un ossimoro l’essere “uniti da un confine” lì dove, solitamente, un confine divide, ma in questo angolo di mitteleuropa il confine non è uno qualunque e Bruxelles l’ha ben sancito: la capitale è una unica con in grembo due municipalità adiacenti con patrimoni culturali differenti.Un caso rarissimo quello di Nova Gorica e Gorizia di città unica in due Paesi (in Europa ce ne sono poco più di una decina) che le fa ben differire da qualunque altra realtà confinaria: non sono infatti separate da una strada, da un fiume o da piccole frazioni di paese così come accade solitamente in altri confini (cosa che aiuta a preservare le identità distinte alla chiara presenza di un “noi” e un “voi”), Nova Gorica e Gorizia sono parti della stessa circonferenza.   Questa straordinarietà non è banale e né di ovvia comprensione. Sicuramente anche chi crede di intenderla sbaglia perché vivere quotidianamente un crocevia di culture, lingue e storie non è cosa banale dove pare che tutti siano estranei gli uni agli altri, con mescolanze figlie della stessa terra del pari alle tante ataviche ancora vivide divisioni. In poche migliaia di chilometri quadrati convivono storie di vita differenti sol perché separate da un muro o una rete che hanno moltiplicato le narrazioni degli eventi e le preferenze nella vita pubblica. Una storia sofferta scritta col sangue delle grandi guerre sulla pelle delle genti di questo confine che è stata premiata e considerata, agli occhi di Bruxelles, in vetta alle ragioni culturali da raccontare e diffondere anche come esempio di integrazione del futuro.Un caso eccezionale dove tutti i cittadini, seppur culturalmente differenti, rivendicano la paternità e l’origine della stessa terra.Nel marasma dei preparativi locali, c’è chi queste ragioni le ha comprese benissimo: è il Presidente del Gect, Paolo Petiziol che, con la sua Associazione Mitteleuropa, ha inaugurato il 23 giugno scorso a Gorizia, il primo incontro delle città europee transfrontaliere uguali alla straordinarietà di Nova Gorica e Gorizia (presenti Valta e Valga – Lettonia e Estonia, Frankfurt an der Oder e Slubice – Germania e Polonia, Komarno e Gradiska (Bosnia Erzegovina), Gornia Radgona e Bad Radkersburg (Slovenia e Austria) intuendo la potenzialità di tale caratterizzazione.Un esempio?Le città Lettoni ed Estoni di Valta e Valga, nate dalla scissione di Walk, hanno per lungo tempo rivendicato e sviluppato le ragioni delle proprie separazioni arrivando addirittura ad introdurre, un Paese a scapito dell’altro, l’ora legale così che chi andava a scuola o a lavorare oltre confine (la maggior parte) doveva ricordarsi di cambiare sempre l’ora per non arrivare troppo in anticipo o in ritardo. Solo con gli accordi di Shengen il confine divenne una formalità e i cittadini compresero l’importanza (e l’opportunità) di essere considerati parti di “una città in due paesi” arrivando, una volta al mese, a riunire i due centri amministrativi per prendere decisioni comuni. Anche per questo, dal 2007, ricevono fondi europei per finanziare progetti congiunti di cooperazione nell’interesse di una stessa  Comunità, divisa ancora nella memoria delle generazioni passate ma proiettata ad essere una città di un’Europa 2.0, segno di speranza e di sviluppo.Forse allora anche Nova Gorica e Gorizia possono e devono affrettarsi a sviluppare una nuova concezione di sé strutturando collaborazioni stabili, reciproci interessi e scambi di mutuo supporto anche e soprattutto culturali. Una risposta autentica e fattiva da mostrare con orgoglio a tutti i turisti che accorreranno e all’Europa tutta.Una maturità collettiva che non può essere calata dall’alto e neppure trascinata da chi conserva ancora intime ragioni di separazione, ma nascente dal basso, dalle nuove generazioni goriziane e dal tessuto culturale associativo certi che unirsi, soprattutto in contesti di così delicata memoria, sia lo sforzo più innovativo, rivoluzionario e produttivo che questo angolo di nordest italiano, o ovest sloveno, possa regalare a sé e ai propri futuri cittadini europei.