Il futuro racchiuso in piccole mani che possono essere quelle di tutti

Il progetto “Basilica per tutti” desidera proporre una visita sempre più completa e composita ad ogni visitatore. Come abbiamo osservato, numerose sono le implementazioni per rendere migliore l’esperienza anche per le persone con disabilità fisica, così come le persone cieche, ipovedenti, sorde e ipoudenti. Ma dietro a questo grande lavoro ci sono molte persone e tutto il personale che, quotidianamente, accoglie i visitatori e i turisti, apre loro le porte della Basilica e li accompagna nell’intero percorso. Personale che è stato coinvolto passo per passo e in maniera molto approfondita nell’intera progettualità, per renderlo davvero protagonista e non solo esecutore.Abbiamo avuto modo di parlare di questo con Anna Maria Viganò, coordinatrice del progetto per la Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia.

Dottoressa Viganò, la Basilica in questo progetto non ha scelto di investire solo in migliorie strumentali ma anche nella formazione del personale. Com’è sorta quest’importante scelta?La formazione del personale e la scelta di investire prima su di loro e poi sugli utenti che verranno in Basilica è nata perché io stessa, confrontandomi con le professionalità che ci hanno seguiti in questo percorso e al contempo avendo svolto tanti anni di custodia in Basilica, mi sono trovata molto spesso in situazioni per le quali ero impreparata. Ci mettevo la buona volontà ma non avevo gli strumenti per poter mettere in atto il comportamento più giusto – che non significa diverso ma semplicemente tarato, misurato sulla persona e sulle sue esigenze -.Se realizziamo una programmazione, o formiamo le guide turistiche, ma non formiamo i nostri colleghi del personale, che tutti i giorni si confrontano con i turisti, non possiamo essere veramente accoglienti e per tutti. Loro sono la nostra “faccia”, sono coloro che, per primi, accolgono coloro che varcano la soglia della Basilica. Se dobbiamo fare squadra ed essere tutti assieme, non possiamo non pensare a loro, gli operatori.Questo tipo di formazione ti arricchisce tecnicamente, ma ti arricchisce anche umanamente. Poi ogni persona coglierà gli aspetti che più sono consoni alla propria personalità ma l’importante è che arrivi questo messaggio e che ogni custode, ogni bigliettaio, tutti, si sentano partecipi del gruppo, di questo percorso e di questo obiettivo a cui insieme vogliamo arrivare, non semplicemente dei meri esecutori.

Com’è stata accolta questa proposta, questa novità formativa, dai vostri operatori?Ad oggi direi che il personale ha recepito la proposta in maniera molto positiva ed entusiastica, anche perché le persone con cui si sono relazionati, dal punto di vista umano, sono riuscite a rapportarsi molto bene, non sono rimaste su un “piedistallo”, non hanno semplicemente dato delle nozioni ma li hanno presi per mano e accompagnati.Assieme a loro abbiamo simulato delle situazioni di visita in Basilica, sia di turisti sordi che ciechi, soffermandoci su tutte le varie peculiarità e difficoltà che potrebbero essere riscontrate, dalla biglietteria all’ingresso in basilica e alla visita, interfacciandoci con queste persone con cartellonistica e un minimo di LIS – Lingua dei Segni Italiana.Grazie poi a Deborah Tramentozzi, tiflologa che ci ha accompagnati nel percorso di “Basilica per tutti”, il personale ha anche potuto “sperimentare” la lettura del pannello tattile “Nodo di Salomone”, approfondendone il significato e la valenza.

Oggi vediamo il “risultato” – o un primo risultato – di questo percorso, riportato nella tavola tattile, ma quando è partito questo cammino?Il percorso è partito due anni fa, inizialmente interpellando il professor Aldo Grassini, presidente del Museo tattile statale “Omero” di Ancona, e facendo con lui degli incontri formativi con tutto il personale; ha anche voluto vedere come effettuassimo una visita guidata per persone cieche e ci ha dato alcuni preziosi spunti su come aggiustare e migliorare l’esperienza.Successivamente abbiamo contattato l’architetto monsignor Gianmatteo Caputo del Patriarcato di Venezia, il quale a sua volta ci ha fornito delle correzioni su come accogliere qualsiasi tipo di pellegrino, turista, visitatore che varca la soglia della chiesa e ha rimarcato molto il senso di “chiesa”, ossia del far capire alle persone che siamo in un luogo sacro, indipendentemente dal credo.Da lì ci siamo mossi contattando suor Veronica Donatello, le realtà locali che si occupano e riuniscono persone cieche e sorde, l’Istituto Rittmeyer e l’Ens – Ente Nazionale Sordi di Trieste e Pordenone. Proprio grazie all’ENS abbiamo realizzato una giornata di formazione, dove al personale sono state fornite alcune nozioni base di LIS ed è stato spiegato il modo in cui approcciarsi a una persona sorda o ipoudente; a settembre ci sarà un ulteriore incontro. Sempre a settembre sono previste due giornate con l’Istituto Rittmeyer, dove il suo personale farà un sopralluogo formativo e successivamente, con i nostri operatori, faremo delle simulazioni di visita con occhi bendati e il bastone, simulando la cecità; loro ci insegneranno anche la base comportamentale con la quale confrontarci con le persone cieche.

Questo progetto presenta una fitta rete di collaborazioni, e rappresenta anche un esempio di “buone prassi”. Cosa vi ha lasciato, cosa portate da voi da quest’esperienza, anche guardando a GO!2025 che non si “esaurirà” solo tra Gorizia e Nova Gorica ma toccherà anche il territorio circostante?La rete che è stata creata è davvero un punto di forza di questo progetto. Nel corso della presentazione di “Basilica per tutti” il direttore Bellavite ha citato sia le realtà locali, aquileiesi, che quelle un po’ più distanti di Gorizia, Nova Gorica e tutte le realtà che ruotano attorno a GO!2025.Per quanto riguarda Aquileia, cerchiamo quotidianamente di fare rete con le realtà del Museo Archeologico Nazionale, la Fondazione Aquileia e il Comune di Aquileia. Per quanto riguarda il percorso GO!2025, i supervisori presenti per la parte slovena sono rimasti molto entusiasti del progetto e hanno già preannunciato che ci contatteranno, così come contatteranno i realizzatori della tavola musiva tattile – il Gruppo Mosaicisti di Ravenna, guidato dal dottor Marco Santi – con l’obiettivo di essere interconnessi; non a caso erano presenti anche i dirigenti dell’Associazione intercomunale ciechi e ipovedenti di Nova Gorica.L’obiettivo è quindi quello, un po’ per volta, ognuno con le proprie peculiarità, di distinguersi e al tempo stesso unirci in questo cammino, che è sicuramente molto difficile, lento – non può essere veloce – e deve essere amalgamato, ragionato passo a passo.

Qual è stata la sua emozione, il suo pensiero, nel momento in cui il “Nodo di Salomone” è stato svelato a tutti?In tutta sincerità, ho pensato di non riuscire a trattenere le lacrime! Perché non mi sembrava vero, questo progetto è un po’ come un bambino che viene presentato per la prima volta alla comunità. Ecco, per me è stato questo, la presentazione del “Nodo” a tutta la comunità.Una cosa poi molto significativa e che credo ben riassuma il significato di questo percorso, è rappresentata dalla visita, avvenuta qualche giorno fa, di un gruppo di bimbi che aveva appena realizzato un laboratorio di mosaico: dopo aver varcato la soglia della Basilica e invitati a guardare il “Nodo di Salomone”, la prima cosa che mi hanno chiesto è stata “Possiamo toccarlo?”. Potergli dire di sì è stato bellissimo e vedere come, in maniera completamente istintiva, hanno appoggiato le manine e lo hanno “esplorato” curiosi è stato molto emozionante.Secondo me questo è un po’ il sunto di questo percorso: il futuro è per tutti; quelle mani possono essere quelle di tutti. La mia emozione è racchiusa in quell’immagine.

(Foto: Mattia Vecchi)