San Lorenzo ha festeggiato i suoi nonni e anziani

Nella letteratura tanti poeti hanno utilizzato il loro acume e tutta la loro ars scrittoria per descrivere, scovando nella loro memoria di bimbi e di fanciulli, l’affetto profondo e tenace per quelle persone, i nonni appunto, che hanno accompagnato la loro crescita, a volte mista al rammarico e al dolore per non aver potuto goderli più a lungo: “Oh, come piansi nel suo morire! Quella bell’anima al ciel salio, lieta d’andarne presso il suo Dio” (cfr. editrice Claudiana).Il lessico che arricchiva i versi e vi si addiceva, ora sarebbe desueto: “cuffietta con i nastri bianchi, facevi la calzetta accanto al lume…”.Se il modo di vestirsi e di esprimersi potrebbe non corrispondere al “ritratto” di un nonno, oggi, rimane però l’elegia dei sentimenti sottesi, che sono perenni, immutabili, non corrosi dal tempo che fugge e cambia la forma delle cose ma non certo il loro valore.La figura dei nonni del passato è diversa da quella di oggi.Una nonna può rimanere tale, senza avere il “capo d’argento” (Pascoli) o indossare un fazzoletto annodato in testa per preservarsi dal calore cocente del sole nelle campagne, come le nonne d’inizio secolo riprodotte nelle antiche fotografie in bianco e nero o color seppia.Nel nostro friulano locale i nipotini non pronunciano la doppia “n” e nonna e nonno diventano “nona” e “nono” una forma più breve e meno sonora, ma più affettuosa che fa riflettere, perché il “nono” non dice mai no-no, ma sempre sì-sì, “solo sì, sempre”.Anche papa Francesco ricorda la fede che gli è stata trasmessa dalla propria nonna! Ed è proprio lui che ha voluto istituire quest’anno, proprio in questa domenica del 23 luglio, la festa dei nonni e degli anziani, data più vicina ai santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù, che vengono commemorati il 26 luglio.Un tempo venivano ricordati separatamente, solo con papa Paolo VI furono unificati e festeggiati assieme nella data attuale, con la riforma del calendario liturgico: Anna era già presente in tale data, mentre Gioacchino veniva festeggiato il 16 agosto. Nei Vangeli non si parla di queste due figure, bisogna risalire al Protovangelo apocrifo di Giacomo, per conoscere per la prima volta il loro vissuto.Anna è la protettrice di diverse arti e mestieri (tessitori, sarti, orafi…), ma è proprio per il suo ruolo di madre e guida educante di Maria, che è diventata protettrice delle mamme di famiglia. Nell’arte pittorica di Giotto, ritroviamo l’incontro di questi due santi con le aureole, alla Porta d’Oro di Gerusalemme e rappresentati in un affresco della Cappella degli Scrovegni a Padova. Dall’arte sacra doverosa per  collocare nel tempo figure e accadimenti, ritorniamo al nostro oggi e alla ritualità della festa di domenica 23 luglio, con la messa delle 10.30, celebrata da don Bruno Sandrin.La chiesa, che sembrava inizialmente scarna di presenze si è pian, piano riempita di fedeli: bimbi, genitori, nonni e, in particolare, dei bimbi che formavano il coro In Ciant, diretto da Cristina Del Negro, con all’organo Davide Moro.I piccoli, seduti nei primi banchi, attenti al gesto di avvio della maestra, hanno iniziato con il canto “Camminerò”, seguito dal sempre toccante “Alleluia” al Vangelo.Don Sandrin all’omelia ha definito i nonni come coloro che riversano un affetto più libero e puro perché scevro dalla responsabilità educativa, possono offrire tempo per i giochi e ascolto delle confidenze dei nipoti e trasmettere la fede, vissuta e comunicata come custodi di vera saggezza. Come chiosa la lettura della preghiera del papa per la terza giornata mondiale dei nonni e anziani, ricca di richieste alla Vergine.