“Tutti siamo chiamati ad essere artigiani della pace”

Si è conclusa con successo la XI^ Summer School promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, svolta quest’anno tra Gorizia e Lignano Sabbiadoro.”Mobilità Umana e Giustizia Globale”, questo il tema scelto per quest’edizione, ha trattato di confini visibili e invisibili, di migrazioni “vecchie e nuove”, di accoglienza e cura.A prendere parte alla Summer School sono stati una quarantina tra studenti e ricercatori universitari, ai quali è stata proposta una reale occasione di crescita culturale, professionale e umana.Il programma proposto è stato molto ricco, e ha visto alternarsi lezioni frontali e tavole rotonde, tenute da studiosi ed esperti del settore, accanto alla presentazione di iniziative e testimonianze, nonché la realizzazione di laboratori interattivi.I partecipanti hanno inoltre potuto visitare e vedere con i propri occhi importanti luoghi di rilevanza storica, proprio su quei confini oggi “invisibili” ma che per lungo tempo hanno rappresentato la linea di separazione tra le diverse facce del continente europeo.Non sono mancati poi gli incontri con le istituzioni e le numerose persone attive nell’ambito dell’accoglienza, dell’impegno civile, culturale e pastorale.A chiudere gli eventi della “quattro giorni” di approfondimento, la tavola rotonda “Pace in terra agli uomini e alle donne che Dio ama”, proposta in occasione del 60° anniversario della “Pacem in Terris”. L’appuntamento, ospitato al Kulturni dom di Gorizia, ha visto come relatori padre Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara – Comacchio e presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes, e monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo metropolita di Gorizia e presidente di Caritas Italiana.A moderare l’incontro la professoressa Laura Zanfrini, professore ordinario presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore scientifico della Summer school “Mobilità umana e giustizia globale”.”Siamo qui per conoscere una componente della mobilità umana importante e per conoscere gli sforzi per l’accoglienza e la protezione – ha introdotto la professoressa Zanfrini – ma anche le tante lacune del processo internazionale delle migrazioni”.La parola è passata quindi a monsignor Redaelli, che ha proposto ai presenti alcune riflessioni sul territorio confinario, lette alla luce della “Pacem in terris”. “Quella isontina è una realtà che, suo malgrado, ha vissuto due guerre mondiali estremamente da vicino, molto più che altre zone d’Italia e paga le conseguenze di queste due guerre: dopo 70 anni ci sono ancora alcune ferite”.L’arcivescovo ha quindi ricordato come “la presenza slovena su questi territori risalga ad un’epoca lontana e rappresenta un modello di integrazione in cui si è insieme ma con la propria identità linguistica”. Monsignor Carlo si è soffermato quindi su alcuni aspetti legati ai nuovi assetti geopolitici (“viviamo un momento di riposizionamento del mondo, non più bipolare ma pluripolare; un conto però è se esso è omogeneo, un altro se esso spacca tutto”) e sulla necessità di un controllo democratico delle armi e degli eserciti, che conduca ad un progressivo disarmo. Ha quindi portato un conclusivo richiamo sulla necessità di non strumentalizzare le emozioni: “bisogna stare attenti alle emozioni, a non giocare con esse: le ferite ci sono; se non si compie un vero cammino di riconciliazione e non si rispettano le emozioni, gli equilibri possono degenerare”.Il testimone è passato così a padre Fabio Baggio, che ha desiderato soffermarsi su alcuni punti salienti della “Pacem in terris”. “la pace è una vocazione mondiale e universale e tutti siamo chiamati ad essere artigiani della pace; essere operatori di pace è un tratto distintivo dei Figli di Dio”. Ha parlato poi di Sviluppo Umano Integrale, orizzonte ultimo del bene comune, ricordando come esso inizi “con le condizioni minime di sussistenza”. Nel suo intervento ha quindi ricordato la necessità del rispetto e la valorizzazione delle differenze, il diritto a non dover emigrare, a trovare pace e dignità nella propria casa ma al contempo il bisogno di creare un avvenire migliore e a favorire un ingresso sicuro e legale in Paesi diversi.A concludere gli interventi della Tavola Rotonda, monsignor Gian Carlo Perego, che ha offerto ai presenti un “sommario” della “Pacem in terris”, scritta nel 1963, in un periodo di grandi cambiamenti sociopolitici ma ancora oggi dalla forte attualità.Numerosi infatti i punti su cui monsignor Perego si è soffermato, ricordando come “l’enciclica sia la prima a rivolgersi a tutti gli uomini, e non solo ai cristiani, per l’universalità dei suoi contenuti, con uno sguardo rivolto a tutti e di condivisione, uno sguardo rivolto alla comunità mondiale, con al centro la persona”.La Summer School “Mobilità Umana e Giustizia Globale” è terminata quindi con la celebrazione della Santa Messa presso la chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia, presieduta da monsignor Redaelli.