Un secolo dalla nascita dell’arcivescovo Bommarco

Dopo averlo fatto otto anni fa (4 settembre 2015) per mons. Cocolin ai giardini pubblici (intitolazione di uno dei controviali), Gorizia inserisce anche il successore, l’arcivescovo Antonio Vitale Bommarco, nella toponomastica cittadina. Porterà il suo nome l’ampia isola di traffico prospiciente alla chiesa del Sacro Cuore, alla confluenza delle vie Brigata Casale, Nizza e IX Agosto. E ciò avverrà con cerimonia istituzionale, premessa nella stessa chiesa da un momento di fede e storico religioso, alle ore 11 di giovedì 21 settembre, giorno nel quale ricorre il centenario della nascita di una persona che ha anzitutto tanto amato Gorizia negli oltre vent’anni della sua presenza: amore incarnato, il suo, come da indole caratteriale di padre Bommarco, dunque attenzione e partecipazione fattiva e lungimirante alle vicende della città e del territorio, interessato negli anni suoi episcopali (dal 1983 al 1999) dalla svolta dettata dalla caduta del muro di Berlino e poi del confine tranciante la città. Monsignor Bommarco ha creduto che da qui doveva iniziare una nuova, ricca pagina della plurisecolare vocazione di Gorizia all’incontro fra popoli, nell’ambito politico dell’Unione Europea e sul solco della Chiesa Madre di Aquileia, chiesa transnazionale, chiesa latina aperta ai disparati apporti culturali dell’area danubiana del continente, chiesa missionaria verso l’est e il nord dell’Europa, della quale era diventata erede con l’istituzione dell’arcidiocesi in questa città.  A padre Bommarco si doveva dunque questo atto civico, del quale si è fatto sostenitore convinto e interprete il sindaco Rodolfo Ziberna dopo la richiesta avanzata formalmente dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che non ha dimenticato che padre Antonio Vitale Bommarco nacque cento anni esatti fa nella città di Cherso, capoluogo dell’isola del Quarnero allora appartenente all’Italia, e a Cherso rivolse costante il pensiero, sino alla fine, tanto più intenso più furono le sofferenze patite: ai suoi familiari fu negato ripetutamente dal regime titoista il diritto all’opzione per l’Italia dopo il 1947, mentre pure a lui, già frate nei conventi del Veneto, venne impedito per ventidue anni di rimettervi piede. E proprio in ragione del fatto che per tanto tempo non aveva potuto rivederla, quanto e come padre Bommarco volle ritessere con essa i legami del cuore! Mai omise di trascorrere là ogni estate anche poche settimane, fossero pure impellenti gli impegni che sempre più gravosi vennero nel tempo a pesare sulle sue spalle di ministro provinciale, poi di padre generale dei Conventuali sparsi nel mondo, indi di arcivescovo. A tale ultimo proposito bisogna ribadire, in questa commemorazione centenaria della sua esistenza, ciò che fu più volte affermato (per esempio nell’editare il volume “Diario dell’anima” nel 2006), e cioè che la vita di padre Vitale Bommarco, giunta fino agli ottant’anni, è stata non solo una benedizione per gli altri – ai quali riversò sempre un affetto di padre sulla scia della donazione suprema del Signore Gesù – ma, con stupore, per lui stesso: egli disse non umanamente comprensibile come un giovane frate ammalato gravemente di TBC, e relegato senza speranze per trenta mesi in un sanatorio durante e dopo gli anni delle restrizioni di guerra, avesse potuto non solo guarire ma svolgere un’attività intensissima e di tale e tanta responsabilità. Guardando al tempo passato e cercando di darsi una ragione della piega imprevedibile presa dalla sua vita, padre Bommarco scrisse (nel testamento spirituale dell’11 febbraio 1994): “La mia malattia e la mia guarigione sono il punto centrale della mia esistenza e lì trovo le spiegazioni di tutto ciò che il Signore ha operato attraverso la mia povera persona”.Gorizia è stata l’ultima, estesa fruitrice di questo punto di svolta nella vita di padre Antonio Vitale, che lui classificò come miracolo (crediamo che da esso sia promanata la sua grandissima fiducia nell’intercessione dei santi, sempre francescanamente coltivata con fattive iniziative volte all’incremento del loro culto e alla cura di diverse loro cause). L’intitolazione da parte dell’autorità civica di un luogo all’arcivescovo Bommarco viene a riconoscere ufficialmente l’amore che lui portò a questa città e alle genti della terra isontina (sarebbe lunga la litania dei rapporti e delle cose concrete che rendono ancora tangibile questo suo sentimento), e, diremmo, la “fede” sua nelle potenzialità loro che oggi si incanalano nel progetto GO2025; mentre, celebrando nel centenario l’inizio di un’esistenza che fu un dono raddoppiato (padre Vitale nacque e rinacque più volte – si ricordino le frequenti sue insufficienze respiratorie! – e sempre per fare ancora il bene in posti da lui mai cercati), la comunità cristiana riconosce che tale vita incredibilmente trasformatasi in intensa, impegnata, concreta, capace di realizzare cose buone e aperta al futuro prima dell’Ordine francescano, poi di questa Chiesa Goriziana – i mondi ai quali egli si fece tutto a tutti, superando tanti limiti, alcuni oggettivamente invalicabili – è stato anche un disegno che si può pienamente comprendere solo alla luce del volere di Dio.Grazie padre arcivescovo Antonio Vitale Bommarco, e grazie a Dio per padre Bommarco!

PROGRAMMA

Ore 11, Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e MariaMomento di preghiera e storico-religioso con gli interventi dell’arcivescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, dell’arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, vescovo emerito di Treviso e padre generale dell’Ordine dei Conventuali dopo padre Bommarco, e di Andrea Bellavite, direttore della Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia; animazione in canto di don Francesco Fragiacomo.A seguire – Spazio antistante la chiesaMomento istituzionale con scopertura della tabella indicativa dell’”isola Antonio Vitale Bommarco (21 settembre 1923 – 16 luglio 2004) arcivescovo di Gorizia”, discorso del sindaco Rodolfo Ziberna, benedizione della tabella (don Maurizio Qualizza) e ringraziamento dei promotori dell’intitolazione.