Il “grazie” della città a padre Antonio Vitale

Gorizia ha dedicato a padre Antonio Vitale Bommarco, a 100 anni dalla sua nascita, la piazzola antistante la chiesa del Sacro Cuore.Un omaggio, da parte della città che l’arcivescovo amò tanto, ricco di significati: l’isola lui dedicata infatti si trova – come spiegato dal sindaco della città, Rodolfo Ziberna, innanzitutto accanto a due luoghi che da sempre hanno riunito, intrattenuto ed educato molti giovani – ai quali lui si è dedicato molto e per i quali ha fatto tanto – e che continuano a farlo: la Stella Matutina, oggi sede dello IAL, e la sua palestra. Non da ultimo, come sottolineato da don Maurizio Qualizza, l’isola si trova proprio su un incrocio, metafora dell’incrocio di strade, persone, tradizioni culture e delle vie di riconciliazione e pace per le quali padre Bommarco si spese tanto lungo tutto il suo cammino spirituale.La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta da un momento di incontro, preghiera e condivisione, ospitato all’interno della chiesa del Sacro Cuore.A guidare la preghiera don Francesco Fragiacomo e l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli il quale, introducendo poi gli ospiti della mattinata, chiamati a ricordare la figura di padre Bommarco, ha ringraziato l’arcivescovo padre Gianfranco Agostino Gardin – vescovo emerito di Treviso e ministro provinciale e generale dei Conventuali – e il direttore della Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, Andrea Bellavite, per aver accolto l’invito a ricordare il religioso nel suo percorso non solo come arcivescovo di Gorizia ma lungo tutta la sua vita consacrata.La parola è passata quindi all’arcivescovo Gardin, il quale ha portato un ricordo, anche molto personale, di padre Bommarco, “figura con la quale sono venuto in contatto e con la quale ho anche molti punti in contatto”, ha espresso il religioso.Lungo il suo discorso ha sottolineato il fortissimo legame di padre Antonio Vitale con la sua città natale, Cherso, amatissima e mai dimenticata e che, appena ne aveva occasione, tornava a visitare. Attraverso le sue parole l’arcivescovo Gardin ha ricordato padre Bommarco come “un uomo che pensava poco a sé stesso e tanto agli altri, un uomo che, nonostante le fatiche della malattia che lo colpì nel 1942 – la tubercolosi – e che lasciò profondi segni sul suo fisico, non si tirò mai indietro: accettò compiti di grande responsabilità, amava lavorare e assumeva ogni incarico con grande consapevolezza e senso di servizio; amava darsi da fare per gli altri e desiderava disporre di “strumenti di bene”, attraverso i quali poter dare risposte”.”Pensando a padre Antonio Vitale, sono tante le iniziative, tante le cose che ha creato e che meriterebbero essere ricordate, prima tra tutte penso alla grande spinta che è stato capace di dare all’Ordine Francescano dei Conventuali nell’accrescere l’impegno missionario. Sotto il suo priorato furono avviati numerosi insediamenti, creando un impegno che continua tutt’ora”, ha aggiunto l’arcivescovo emerito di Treviso.Infine ha ricordato come “è sempre stato fermo e determinato nel suo impegno; padre Antonio Vitale lasciava intendere che i valori che aveva scelto e che aveva voluto fare suoi, li aveva presi sul serio e ne accettava la fatica. Oggi gli diciamo nuovamente “grazie”, per quello che è stato per me e per tutti quelli che lo hanno conosciuto”.Successivamente anche Andrea Bellavite ha portato un ricordo di padre Bommarco: “la mattina del 6 febbraio 1983 Gorizia si era svegliata sotto una leggera coltre di neve, che si sarebbe dissolta in poche ore – così ha iniziato il suo personale racconto -. Si respirava un clima di forte trepidazione e attesa; già dal primo pomeriggio la Chiesa Metropolitana era affollata. Si attendeva da un momento all’altro l’arrivo del nuovo Arcivescovo, che era entrato nei confini territoriali e aveva voluto precedere la sua entrata ufficiale visitando la Basilica Madre di Aquileia”.Ha proseguito quindi soffermandosi su alcuni tratti della sua “prorompente umanità”, come li ha desiderati definire il direttore della So.Co.Ba.: il bellissimo e strettissimo rapporto con i famigliari, che spesso ha rappresentato occasione per condividere con i conoscenti i suoi ricordi, “mai tuttavia con accenti di nostalgia, quanto di conoscenza delle situazioni e delle esigenze del presente”, ancora i riferimenti alla sua amata Cherso dove, nelle pause estive in cui vi tornava, traeva la forza e l’ispirazione per il suo mandato episcopale. L’impegno e la vicinanza agli esuli, persone costrette a ricostruire la propria vita in luoghi sconosciuti, e lo sprone a Gorizia, che in quegli anni si trovava in una posizione delicata, per superare antichi rancori e creare buone relazioni tra le diverse componenti linguistiche e culturali. Lui stesso cercò di imparare la Lingua Slovena, almeno le basi, cosa che venne da subito molto apprezzata e contribuì a rafforzare le unioni e rasserenare i rapporti fra le diverse componenti del clero e del mondo sloveno, friulano e italiano del territorio.Nel suo ricordo Bellavite ha poi sottolineato l’impegno verso le nuove generazioni, con la destinazione del vecchio Seminario Minore di Via Alviano, diventato sede dell’Università di Trieste a Gorizia, “la realtà universitaria è stata decisiva e continua a esserlo, una ventata di gioventù, di scienza e sapienza nel cuore di una città che a quel tempo doveva assolutamente riscoprire la sua dimensione internazionale”, e l’istituzione del Liceo Linguistico “Paolino d’Aquileia”, che ha donato al mondo numerosi studenti oggi impegnati “in diversi gangli vitali dell’Unione Europea e degli altri continenti, portando la loro conoscenza delle lingue e delle culture in diversi punti dove si decidono le sorti del globo”.Non sono mancati poi i riferimenti all’impegno di Bommarco nei confronti dell’accoglienza alle persone in difficoltà provenienti dai Balcani, l’impegno missionario, l’attenzione ai sacerdoti diocesani, la creazione della Casa del Clero per offrire assistenza infermieristica ai sacerdoti più anziani, la promozione al diaconato permanente con l’ordinazione dei primi 5 diaconi sposati. Ancora le occasioni di incontro e dialogo tra tutte le componenti della comunità ecclesiale e l’attenzione alla comunicazione, attraverso Radio Voce, Voce Isontina e Novi Glas.”Credo in conclusione che in questo giorno – ha ultimato Bellavite – ognuno di noi, a livello personale, ecclesiale e sociale, possa ricordare padre Antonio Vitale con un’unica parola: Grazie, Hvala, Graciis!”.